Maya Reik la stilista israeliana teenager che produce in Italia

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Maya Reik si è innamorata della moda italiana durante un viaggio a Roma, quando aveva solo sei anni anni. “Ricordo di essere rimasta affascinata dal modo di vestire delle donne, così diverso da ciò a cui ero abituata a vedere in Israele. Mi sembrava di essere dentro un vecchio film, e l’unica cosa che desideravo era continuare a farvi parte” racconta ad Alley Oop. Così, mentre la maggior parte dei bambini non riusciva ancora a distinguere il dritto e il rovescio dei pantaloni, lei decideva di diventare una stilista.

mayaAttenzione: a dispetto della solennità delle parole, Maya Reik non è una vecchia signora impellicciata (per quanto a guardare i suoi profili social si possa notare che le pellicce le piacciono parecchio). Se cercate il suo nome sui motori di ricerca vi comparirà infatti un visino da bambina, qualche lentiggine sul naso e due sopracciglia nere e folte. E non fatevi ingannare dalle foto della nonna (di cui i suoi profili social sono pieni): Maya Reik di anni ne ha solo 19 ma ha già lanciato un suo marchio (Marei1998) e le riviste di moda già ne parlano come di una giovane promessa. Di lei si sa che è israeliana, che non ha studiato moda ma è un’autodidatta, che la sua famiglia l’ha aiutata molto (anche dal punto di vista finanziario) e che ama così tanto l’Italia da aver deciso di produrre la collezione qui.

Perché hai deciso di produrre in Italia?
Nel mondo della moda produrre in Italia è un plus per i brand luxury perché significa avere la più alta qualità e il tutto il valore – reale ed ideale – del Made in Italy. Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare le collezioni di Marei1998 in una nota fabbrica italiana, così da garantire ai nostri clienti la massima qualità e poter distribuire i nostri capi nelle luxury boutique.

Quale influenza ha l’Italia e lo stile italiano sulle tue collezioni?
La cultura italiana, l’architettura, la natura, la vostra ricca storia dell’arte e della moda sono le cose che mi ispirano. 

In alcune interviste hai dichiarato di essere autodidatta. Ma questo nel tuo lavoro rappresenta un vantaggio o uno svantaggio?
Molte persone, in questi anni, mi hanno consigliato strade diverse, insistendo nel dirmi che cosa avrei dovuto fare. Io però sono fatta così: imparo di più e meglio attraverso l’esperienza e il lavoro manuale. Certo, mi rendo conto che in questo modo alcuni aspetti del mio lavoro diventano più difficili. Penso, ad esempio, alle competenze più tecniche e teoriche. Ma mi sono circondata di persone molto brave e molto preparate da cui imparo ogni giorno qualcosa di nuovo.

Non pensi che frequentare un corso universitario di moda potrebbe aiutarti?
Credo che se una persona lo vuole davvero, sia possibile imparare un lavoro anche in altri modi.

I tuoi vestiti sono molto lontani dallo stile e dai gusti dei tuoi coetanei. Da dove nasce la tua l’ispirazione?
Amo molto l’arte. E questa è la mia principale fonte di ispirazione. Trascorro, infatti, il mio tempo libero visitando musei o ascoltando jazz, che è per me un’altra grande fonte di idee. Anche l’interior design ha una notevole influenza su di me. Mi piace, soprattutto, l’art decò e gli anni ’20 in generale. Spesso inoltre a ispirarmi sono i viaggi, le vecchie architetture delle città europee e la natura. Al momento, per esempio, sono ossessionata dai fiori.

Perché hai deciso creare un prodotto di lusso? Chi è la tua cliente tipo?
Ho deciso che il target di Marei1998 sarebbe stato il settore del lusso perché sono attratta da quel mondo. Penso ai vestiti come a delle opere d’arte ed è anche per quello che punto molto sulla qualità. La mia cliente tipo? Una donna che sa dare valore alla qualità, che è sensibile ai dettagli e che ama davvero la moda. Tuttavia non credo che Marei1998 sia un marchio adatto a un’unica fascia di età. Le forme classiche e pulite lo rendono, secondo me, molto versatile.

Essere così giovane ha rappresentato un ostacolo sul lavoro?
Non penso che la mia età abbia un peso – positivo o negativo che sia – sul mio lavoro. Il fatto di essere giovani mi mette sicuramente in una posizione particolare perché ho ancora molto da imparare, ma ho scelto di vivere questa cosa come un vantaggio.

Finora le collezioni di Marei1998 sono state finanziate da tuo padre. Continuerà a farlo o pensi a nuove fonti di finanziamento?
Mio padre ha supportato finanziariamente il mio marchio in questa fase iniziale, ma per il futuro ho intenzione di restituire l’investimento e, naturalmente, spero che il marchio continuerà a crescere e svilupparsi da solo.

In quali altri modi ti ha aiutato la tua famiglia?
La mia famiglia mi supporta molto e mi assiste. Mia madre, per esempio, che è americana mi ha aiutata a migliorare l’inglese così da poter comunicare meglio con i miei partner commerciali. Mentre mia sorella Lauren che è un designer e mi dà ottimi consigli e idee.

Qual è la più grande difficoltà che hai dovuto affrontare finora?
La sfida più importante è stata imparare a non soffermarmi sulle critiche e sui commenti negativi. Inoltre è stato molto difficile riuscire a delegare.

I giovani della tua generazione – almeno in Italia – vengono spesso rimproverati di non aver voglia di lavorare, né di sacrificarsi. Come risponderesti a queste critiche?
Non amo le generalizzazioni legate all’età, al genere o alla nazionalità. Posso dire però che, per quanto mi riguarda, non lavoro per l’obiettivo fare soldi, ma per realizzare il mio sogno. Forse questo atteggiamento riguarda anche altri miei coetanei per i quali seguire i propri desideri è più appagante di un lavoro in cui si guadagna tantissimo. Per quanto riguarda invece l’impegno penso che se si riesce a scoprire la propria passione, la voglia di impegnarsi verrà da sé.

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