- Capire il meccanismo che fa funzionare una macchina o un programma.
- Costruire la prima app.
- Accrescere la voglia di ricerca e sperimentazione.
- Acquisire capacità di problem solving divertendosi.
- Pensare e costruire casette magiche ed intelligenti.
- Guardare alle sfide senza schemi mentali preimpostati.
- Programmare robot.
- Valutare diverse opzioni e punti di vista, decidendo quale seguire.
- Sviluppare il primo sito.
Un gioco da ragazzi…anzi da bambini! Credete sia un’esagerazione? Se il bambino apprende fin da giovane età elementi di coding e programmazione, avrà il vantaggio di sviluppare delle competenze e una forma mentis utili in tutti i campi, compreso il digitale; il tutto divertendosi perché lo farà seguendo le logiche proprie del gioco. Ciò detto, mandare i propri figli a corsi di coding non significa vederli trasformare in tanti Bill Gates, perché il coding va inteso anche e soprattutto come approccio e desiderio (o attitudine) di capire il funzionamento delle cose (che siano oggetti, processi, macchine o programmi), permette loro di alimentare il pensiero computazionale e rappresenta un ottimo modo per familiarizzare anche con le materie scientifiche (S.T.E.M.) in modo meno “ingessato” e capirne il collegamento con la vita reale.
La quarta rivoluzione industriale sta accelerando le innovazioni tecnologiche e ridisegnando competenze, abilità e modelli di business. “Internet mobile e tecnologie cloud, potenza di calcolo e Big Data e nuove forniture di energia e tecnologie” sono alcuni fattori tecnologici chiave che influiranno su questi processi nei prossimi anni. Questo è quanto si legge nel rapporto 2016 del World Economic Forum sul futuro del lavoro. In questo contesto il coding sembra uno dei primi step utili per preparare anche i più piccoli al nuovo scenario. Siamo andati a curiosare tra alcune realtà che offrono questo tipo di corsi.
Bet She Can
Cos’è: una fondazione nata nel 2015 con l’obiettivo di offrire a bambine e ragazze in età preadolescenziale (8 – 12 anni) strumenti per sviluppare la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.
Cosa propone: percorsi per avvicinare e appassionare le bambine al mondo della scienza e della tecnologia, con un particolare focus sulla stampa 3D e sul coding.
Due i percorsi ideati da Bet She Can in collaborazione con l’Istituto Tecnico-Professionale Galilei-Luxemburg di Milano, che si sono da poco conclusi:
· “Zainotronico!” un Laboratorio di meccanica nel quale è stato ideato e costruito un prototipo di carrello porta-zaino automatizzato e intelligente.
· “Magie in casa!” un laboratorio di domotica nel quale sono stati realizzati 12 prototipi di casette “magiche” – animate da impianti domotici quali sensori di allarme e di gestione dell’illuminazione.
A queste prime edizioni, seguiranno, nel prossimo anno scolastico 2017 – 2018, nuovi percorsi con l’Istituto Galilei-Luxemburg di Milano, e con altri Istituti Tecnico Professionali e Scuole Elementari in tutta Italia.
Brick for Kids
Cos’è: una delle realtà più note negli USA per l’insegnamento delle materie STEM, con 750 centri in 44 Paesi, al 1° posto nella classifica di Entrepreneur Magazine 2014 come miglior programma educativo per bambini.
Cosa propone: si tratta di percorsi di gioco educativo, in italiano e inglese, basati sull’uso dei mattoncini Lego e sul Coding. L’offerta propone oltre a lezioni pomeridiane e laboratori con i famosi mattoncini per studiare le leggi del moto, lo spazio, la robotica, le invenzioni, la flora, la fauna, la storia, l’architettura, anche campi estivi pensati per bambini dai 5 ai 13+, dove vengono affrontati ogni settimana temi differenti come controllo remoto, mining e crafting (basato su Lego Minecraft), avventure nello Spazio (ispirato a Star Wars), stop motion e creazione di film. Un’altra interessante iniziativa si chiama “Kids for Night Out”, ovvero la possibilità di avere a disposizione un Brick- sitter che verrà a casa vostra portando l’occorrente per intrattenere ed insegnare giocando ai vostri figli mentre vi concedete una serata fuori.
Anche Brick for Kids è attenta al divario di genere, in una nota si legge infatti “Avviso per mamme e papà: i mattoncini LEGO, il coding e la robotica non sono cose “da maschietti”.
Coderdojo
Cos’è: un movimento no-profit internazionale nato in Irlanda nel 2011 che deve il suo nome alle parole coder, programmatore e dojo, la palestra giapponese in cui si praticano le arti marziali e diffusosi in questi anni in modo piuttosto capillare e locale anche in Italia e nelle diverse regioni, contando dal 2012 oltre 40 dojo diffusi su tutto il territorio nazionale.
Cosa propone: percorsi formativi su linguaggi di programmazione come HTML, Javascript e CSS, laboratori per la creazione di videogiochi con Scratch e di programmazione hardware con Arduino. Il modello prevede che il mentor sostenga il bambino coder nelle sue scelte, senza intervenire al suo posto ma incoraggiandolo a trovare una soluzione personale, o in collaborazione con i suoi giovanissimi colleghi di coding.
H-FARM Education
Cos’è: la divisione di H-FARM che progetta e realizza percorsi di formazione che si svolgono nell’ H-CAMPUS e sono diretti a target diversi: bambini e ragazzi, studenti universitari e neo diplomati e professionisti.
Cosa propone: tra le altre attività sono presenti anche i Digital Summer Camp,corsi estivi dedicati a diversi target tra i 7 e i 14 anni circa con diverse specializzazioni, come:
– Coding: per imparare a programmare in Python, Scratch, iniziare a creare le prime app e i primi siti.
– Digital Making: per creare il primo prodotto robotico usando mBot, o sviluppare circuiti di robotica e programmazione con Arduino, o ancora mettere mano ai primi modelli in stampa 3D.
– Videogame: dove si impara a costruire il proprio videogame, uscendo dalle dinamiche passive di acquisto ed uso, permettendo al bambino di appassionarsi in “leggerezza”.
– Robotics: corso rivolto a piccoli inventori con i LEGOWeDo 2.0, un vero e proprio kit robot per scienziati in erba. Grazie alla costruzione di un robot è possibile, infatti, apprendere le basi della meccanica, della programmazione e della ricerca scientifica. Si parla di tinkering, ovvero un approccio alla realizzazione di oggetti o prodotti, che consiste nell’esplorazione e sperimentazione creativa, ispirata dai materiali e dagli oggetti a disposizione, che vengono riutilizzati in maniera atipica.
– Digital Media: per familiarizzare con primi esperimenti di storytelling, grafica digitale, montaggi video e tutte le discipline utili alla gestione degli spazi e strumenti digitali.
Last but non least: anche Google ha investito sul coding e sui più piccoli, mettendo a disposizione, tra gli altri servizi, una piattaforma gratuita che permette ai bambini e studenti dai 9 ai 14 anni di avvicinarsi alla programmazione attraverso l’attività scolastica. Stiamo parlando di Google Computer Science First, sito in cui è possibile trovare gratuitamente tutti i materiali formativi necessari per aprire e gestire un “Club”. “Per aprire un club di Computer Science First non è richiesta alcuna conoscenza informatica.” si legge sul sito.
Ed ora come organizzerete le vostre e “loro” vacanze estive?