Tutti i volti di Angela Merkel

Quante volte ci capita, da molti e molti anni a questa parte, di vedere foto di Angela Merkel? Non accade quasi quotidianamente?

Web e televisioni, giornali e riviste, siti e blog sono affollati dal volto della cancelliera tedesca; l’immagine della donna più potente del mondo è onnipresente, al punto che, se ci pensiamo, ci rendiamo conto di come in realtà noi non guardiamo più le sue foto, le sfioriamo con la coda dell’occhio e, in pochi millesimi di secondo, scatta il riconoscimento: i suoi ritratti non sono oggetto di uno sguardo, qualcosa che si osservi con intenzione e attenzione, ma un’occasione, un pretesto potremmo dire, per un riflesso meccanico, una scarica percettiva rilasciata nel nostro occhio dal contatto con una figura di cui sappiamo già tutto, che riconosciamo a memoria, e che dunque non abbiamo bisogno di osservare.

Bisogna partire da qui per capire il fascino intrigante della composizione fotografica che vedete in testa a questo articolo.

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© Herlinde Koelbl / Agentur Focus / Contact Press Images.

Si tratta di una serie di ritratti realizzati da una celebre fotografa tedesca, Herlinde Koelbl, nell’ambito di un progetto pluriennale, “Traces of Power” (“Spuren der Macht”), dedicato alla raffigurazione anno per anno di alcuni dei maggiori leader politici tedeschi, a partire dal 1989, l’anno della caduta del muro. Il primo ritratto dedicato alla Merkel, allora trentasettenne (essendo nata ad Amburgo nel 1954), è del 1991 quando, da poco eletta in Parlamento, viene nominata ministro per le donne e i giovani dal suo mentore, Helmut Köhl.

Questa serie fotografica, nota da tempo e già presentata in diverse mostre fotografiche in Germania e non solo, nelle ultime settimane sta sollecitando nuovamente l’attenzione dei media, suscitando interesse, analisi e reazioni, rimbalzando da un capo all’altro del web, da un social a un blog, da un profilo instagram a un twit, da un giornale a una rivista, in Europa e fuori. Solo negli ultimi quindici giorni abbiamo avuto: i tweet del fotografo e artista americano Clayton Cubbitt sul suo profilo twitter, gli articoli del quotidiano britannico The Guardian di quello iberico El Español e l’intervista con la Koelbl dell’americano Washington Post.

Perché questo grande interesse? E che cosa ci colpisce in questa sequenza fotografica?

dalemaSe pensiamo ai politici a noi familiari, ci rendiamo conto che un elemento fondamentale della loro immagine pubblica è la sua stabilità: occorre essere sempre riconoscibili, discostarsi il meno possibile dalla usuale rappresentazione di sé. Possiamo immaginarci D’Alema o Erdogan senza baffi? Prodi senza occhiali? Trump con i capelli bianchi? Questa è una caratteristica che accomuna i politici ad altre tipologie di personaggi pubblici come l’intellettuale (Umberto Eco senza barba?) o il giornalista, il presentatore televisivo o il famoso scienziato, mentre ovviamente non si applica ad attori, cantanti e personaggi dello spettacolo, vale a dire celebrities la cui immagine è oggetto di desideri e proiezioni emotive collettive che, per intenderci, rientrano nel fenomeno del divismo.

Nel caso della Merkel ritratta da Herlinde Koelbl accade l’opposto: possiamo cogliere con evidenza immediata il modificarsi della sua immagine nel tempo, non solo nei dati più esteriori come l’abbigliamento o il taglio dei capelli – segnali comunque di non trascurabile importanza –, ma anche in aspetti più intimi e profondi. La scelta stilistica della Koelbl di riprendere i suoi soggetti davanti a un semplice fondale bianco, privo di ogni elemento di ambientazione, utilizzando due sole inquadrature frontali, un primo piano del volto e un taglio a ¾ della figura (piano americano), concentra l’attenzione sulla persona, ci invita a un’osservazione attenta di ogni particolare – sguardo, posizione delle mani, postura, modo di stare di fronte all’occhio meccanico della macchina – e a uno scrutinio dei suoi sentimenti e pensieri. È una strategia di ripresa che ha forti radici nella cultura tedesca, nasce infatti da un approccio di natura concettuale alla fotografia, che risale ai famosi coniugi Becher, i fondatori della Scuola di Düsseldorf, da cui sono uscite alcune delle grandi star internazionali della fotografia contemporanea come Thomas Struth, Andreas Gursky e Candida Höfer.

 Herlinde Koelbl

Herlinde Koelbl

Questa tipologia di fotografia, attraverso il procedimento della serie, vale a dire scatti identici ripetuti nel corso degli anni, scava in profondità, mette a nudo lo scorrere del tempo, spogliando i propri soggetti da ogni elemento accessorio e ininfluente, e ci permette di riconoscere per esempio la timidezza dello sguardo nei primi ritratti di una impacciata Merkel, che, leggermente a disagio, sembra cercare conferma e appoggio nella fotografa di fronte a lei. Se la piega delle labbra, l’inclinazione in avanti della testa e l’impaccio delle mani rivelano una giovane che muove i primi passi nella grande politica, non ancora abituata a essere al centro dell’attenzione, le foto più recenti fanno toccare con mano, al contrario, la matura sicurezza acquisita dalla cancelliera tedesca, grazie alla prestigiosa carriera che ha saputo percorrere. In questo dialogo fra donne, attraverso il mirino della fotocamera, mi colpisce molto, negli ultimi scatti, lo sguardo della Merkel, da cui vedo trasparire una serenità sostenuta dalla consapevolezza di sé, che le consente di offrirsi allo sguardo degli altri, senza alterigia né trepidazione. È lo sguardo di una donna matura e affidabile, padrona di sé e conscia del proprio ruolo quella che ci sta oggi di fronte.

merkel-from-the-sÈ qui per me il segreto del fascino di queste immagini, nell’avere lacerato la scenografia della rappresentazione politica, permettendo di vedere la persona dietro la carica pubblica, attraverso lo sguardo e il punto di vista della fotografa: grazie al racconto visivo che ci viene offerto, ognuno di noi può liberamente leggere e variamente interpretare la sua Angela Merkel.

Vielen Dank Frau Koelbl und Frau Merkel.