Qualche giorno fa le mie figlie erano insieme e stavano giocando un po’ distanti da me con un gruppo di amiche. A un certo punto si avvicina la mamma di una di queste bambine, amica di mia figlia minore, con cui raramente ho avuto occasione di parlare, e iniziamo a chiacchierare del più e del meno. La conversazione prende quota e, tra un commento sulla scuola e una domanda sull’attività sportiva delle nostre bambine, indicando le mie figlie (era forse la prima volta che vedeva mia figlia maggiore) mi chiede: “Ma sono sorelle sorelle?”.
Ho avuto un attimo di esitazione nella risposta. Non che questa fosse una domanda inedita, anzi, è un classico intramontabile della top ten dei quesiti sull’adozione, ma probabilmente in quel contesto quotidiano, fatto di persone che si incontrano tutti i giorni nel proprio ambiente, ha avuto un effetto “estraniante” e poi sono un po’ di anni che non mi viene fatta. Fa parte del corollario del primo periodo dell’adozione. Ammetto di non avere capito subito il senso della domanda, anche se solo per un istante. Forse non è facile da comprendere per tutti, ma questa è una curiosità che, per chi, come me, ha scelto di creare una famiglia attraverso l’adozione, non ha molto senso. La famiglia adottiva è una famiglia che è andata oltre il cosiddetto “legame di sangue” e trova la sua ragion d’essere esclusivamente sulle fondamenta del “legame affettivo”.
Le mie figlie sono sorelle e basta. Sì, sono nate dagli stessi genitori, ma non penso che sarebbero state meno sorelle se fossero diventate sorelle tramite l’adozione, così come per me non sono meno figlie per il fatto di non essere nate dalla mia pancia e di non avere il mio sangue o quello di mio marito. C’è poco da girarci attorno, le parole non sono mai casuali e quella ripetizione “sorelle sorelle” porta con sé un giudizio di valore: solo quelle sono le vere sorelle, un po’ come, nell’immaginario collettivo e nel linguaggio comune, vera è la mamma che ha partorito un figlio.
Se sono figlie mie sono sorelle e se le avessi adottate in momenti separati sarebbero diventate figlie mie in momenti separati e di conseguenza sorelle. Non è che per il fatto che sono sorelle “di sangue” siano una specie di sottofamiglia all’interno della nostra famiglia: siamo una famiglia punto e basta ed è per questo che domande del genere risultano un po’ stonate alle orecchie delle famiglie adottive.
Una volta ripresami dal breve stupore iniziale, la conversazione è andata avanti e ho risposto: “Sì, sono sorelle”. So che le domande sono fatte solitamente in buona fede e quindi ho dato la risposta che questa mamma voleva sentire.
“Oh, che bravi!”, ha ribattuto. E qui, ho tagliato con un sorriso di circostanza: “No, non siamo stati bravi ma fortunati”.