“Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro nome avrebbe il suo profumo. Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa”.
Shakespeare non sembra però convincere i senatori italiani, che da 36 mesi fanno languire sui loro tavoli una proposta di legge che porterebbe un pezzetto d’Italia nel millennio in cui “papà e mamma pari sono”. Il disegno di legge sul doppio cognome, approvato alla Camera il 31 agosto 2014, stabilisce che ai figli potrà essere assegnato al momento della dichiarazione di nascita presso gli uffici di stato civile alternativamente: il cognome del padre, il cognome della madre o il cognome di entrambi, nell’ordine concordato, o in caso di mancato accordo in ordine alfabetico.
Una legge necessaria e che molto probabilmente non andrà in porto perchè la legislatura finirà prima che succeda. La sua mancanza mette l’Italia in una posizione di incostituzionalità secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, che due anni fa aveva condannato la normativa italiana in quanto “violava il divieto di discriminazione tra uomo e donna”. Già nel 2006, la stessa Corte costituzionale italiana aveva definito la situazione del nostro Paese come “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con il valore costituzionale dell’uguaglianza uomo donna”.
Ciononostante, le reticenze dei nostri senatori sembrano avere vita facile: a prevalere è l’idea che una norma di questo tipo generi complessità o, come disse nel 2014 un deputato alfaniano: “Si stia costruendo una torre di Babele”. D’altronde niente può competere con la linearità che si ottiene, molto più semplicemente, facendo fuori l’identità della madre. Cambiare, poi, costa sempre fatica, soprattutto se si mette in discussione una ius primae noctis dal sapore antico come quella del nome che si trasmette solo di padre in figlio.
Oggi in Italia – grazie a una recente sentenza della Corte Costituzionale che, accogliendo un ricorso della Corte d’Appello di Genova, ha ancora una volta preceduto la norma e ha stabilito che i figli possono avere il cognome materno – i figli possono quindi avere entrambi i cognomi, ma solo se il padre è d’accordo.
Nel resto d’Europa c’è di tutto un po’: la Germania consente solo un cognome, la Svezia e l’Austria danno precedenza a quello della madre, in Portogallo se ne possono scegliere fino a sei… E’ del Regno Unito, forse, la soluzione più bella: inventarne uno nuovo. Ad ogni nuovo figlio un nuovo inizio, deciso insieme dai genitori con allegria, in barba a titoli e dinastie.