Parole di donne rivolte ad un uomo. Storie di vita raccolte da un uomo. Attraverso il racconto orale, la parola, nuda, come in ogni “INIZIO” che si rispetti. “Tante facce nella memoria” è stato emozionante. Assai emozionante. Si tratta dello spettacolo teatrale diretto da Francesca Comencini ispirato dal lavoro di Alessandro Portelli, che ha raccolto le testimonianze delle donne colpite dall’eccidio delle Fosse Ardeatina, nella Roma occupata dai nazisti nel 1944.
In quella tragedia morirono 335 uomini, uccisi dai tedeschi come rappresaglia dopo l’attentato di via Rasella del 23 marzo 1944 contro un convoglio tedesco, organizzato dai Gap, unità partigiane del Partito comunista. In palcoscenico, il racconto di sei donne. Tre di loro sono partigiane, donne che hanno partecipato all’azione o esponenti della Resistenza romana. Le altre sono donne romane, figlie e mogli di uomini uccisi nelle Fosse.
La Storia, anche quella con la S maiuscola, è di chi la fa. La storia la fanno le vittime, i carnefici e chi resta. E non si tratta semplicemente del punto di vista femminile sulla tragedia. Si tratta di un pezzo di quella storia fatta dalle donne. Le partigiane che hanno agito e che poi hanno difeso la memoria e le ragioni di quella lotta. Le donne romane che hanno combattuto per trovare i loro uomini, per ricomporre i loro resti, per onorare la memoria dei trucidati, per tirare su i figli e continuare a vivere.
Il punto non è recensire uno spettacolo. Va da sé. Ma condividere un’esperienza. Nella quale nessuna parola, davvero, è scontata. Non è scontata la fragilità e la durezza di chi colpisce un nemico. Non è scontata la ferocia di chi uccide in nome della libertà. Non è scontata la pietas di quelle donne che hanno raccolto i loro uomini a pezzi. Non è scontata la rabbia di figlie che non volevano un padre eroe.
Nessuna elaborazione sui racconti, nessuna lettura storica. Solo la verità delle parole, della passione civile, del sentimento della tragedia familiare. La verità di Carla Capponi, medaglia d’oro al valor militare, quando racconta che per lei uccidere non è mai stato facile ma che era necessario difendersi e che forse quell’uccidere l’aveva poi fatta ammalare. La verità di Vera Simoni, che ricostruisce la determinazione di tre donne – lei, sua madre, moglie del generale Simone Simoni, e sua sorella – che bussano alle porte dei “potenti” per cercare il loro caro, e che tornano a bussare anche quando è necessario fare la voce grossa con gli americani e pretendere che da quel buco venissero tirati fuori tutti i corpi, tutti, per riconoscerli e seppellirli. La verità nella disperazione di chi racconta il riconoscimento di un uomo da un paio di scarpe. La verità della tenerezza e dello strazio, insieme, nel gesto di una donna anziana che cerca di ricomporre il corpo di suo figlio, raccontato dalla nipote Gabriella Polli. La verità della commozione nei ricordi dei giochi da bambina sul prato appena fuori dalle Fosse, mentre tutti gli altri andavano ai giardinetti.
Lo spettacolo di Francesca Comencini è in scena da oltre un anno, ma la commozione delle attrici a fine spettacolo è la commozione di donne che raccontano lo strazio di altre donne. E che danno voce a quella capacità di cura, di prendersi cura dei corpi martoriati, dei figli rimasti, della memoria storica. Un compito da donne. Un mestiere che le donne sanno fare.
Un’esperienza da condividere, appunto. “Tante facce nella memoria” sarà ancora a teatro, a Roma e Milano.
“Tante facce nella memoria”
a cura di Mia Benedetta e Francesca Comencini, testi liberamente tratti dalle registrazioni di Alessandro Portelli,
regia FRANCESCA COMENCINI, con Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder, Chiara Tomarelli. Produzione Artisti Riuniti
Torino – Fonderie Limone, dal 17 al 22 gennaio 2017
Roma – Teatro Argentina, 28 gennaio 2017
Monterotondo (RM) – 29 gennaio 2017
Milano – Teatro Franco Parendi, dal 11 al 13 aprile 2017