No, non è un problema delle donne. Anche se sono loro le prime a pagare i costi dell’ingiustizia che le discrimina nei percorsi di carriera, non sono loro a subire il danno maggiore. La conseguenza più rilevante è infatti quella che deriva dallo spreco di risorse che danneggia il sistema produttivo, che frena la crescita dell’economia, e che ostacola lo sviluppo di un paese. È questo spreco il principale problema, dal punto di vista economico.
Per gli economisti e le economiste la sottorappresentazione femminile al vertice è la prova che rende evidente l’inefficiente allocazione del talento nel sistema produttivo. Il talento (o abilità innata, o intelligenza) è la più importante risorsa scarsa delle economie moderne. Sprecare questa risorsa significa ottenere un prodotto effettivo minore di quello potenziale, cioè di quello che si potrebbe realizzare con le stesse risorse, usandole meglio.
Il ragionamento è lineare: se si accetta l’ipotesi di uguale distribuzione di intelligenza tra uomini e donne come gruppo (e di solito la si accetta), e se è interesse della società abbinare le menti migliori alle posizioni apicali, ne deriva che il 50 e 50 di intelligenza presente nella popolazione deve tradursi in una presenza del 50 e 50 anche al vertice, come dimostra la teoria dei tornei (in figura).
Le politiche di pari opportunità devono rimediare a questo spreco spingendo più donne al vertice, sia che lo vogliano, cioè rimuovendo gli ostacoli sul loro cammino, sia che non lo vogliano, cioè cambiando la struttura degli incentivi affinché cambi la loro decisione di rinunciare alla carriera.
Il primo punto è ben noto; il secondo richiede una spiegazione, e forse un esempio.
Le scelte che gli individui compiono, comprese quelle per la carriera, dipendono dalla struttura degli incentivi, cioè dai costi e dai benefici, dai premi e dalle punizioni, dai vantaggi e dagli svantaggi che le conseguenze di tali decisioni comportano. Se i benefici sono maggiori dei costi la decisione è positiva, altrimenti è negativa.
Facciamo un esempio.
Immaginiamo che ci sia una signora molto dotata di un talento particolare, supponiamo quello della pacificazione: dove c’è lei, nessuno litiga. Questa signora è una casalinga per scelta: dopo aver ben valutato costi e benefici, ha deciso che lavorare fuori casa non le conviene. Ha sette bambini, sempre pronti alla rissa per i giochi, ma quando c’è mamma che racconta una fiaba tutti stanno quieti. Suo marito ha sette fratelli, sempre in contenzioso per questioni di eredità, ma quando c’è lei che cucina un buon pranzo le ostilità son sospese. Ha sette amiche, sempre pronte a spettegolare le une delle altre, ma quando c’è lei che propone altri argomenti di conversazione tutte sono appagate.
Lei sa di avere questo talento per la pacificazione, ma non sa quanto grande possa essere, perché lo ha visto agire solo nel limitato ambito familiare, ed è felice delle sue scelte perché tutte le persone a lei care sono felici, quindi non desidera cambiare la sua condizione, non ha altre ambizioni.
Anche suo marito è felice, i bimbi felici, i cognati felici, le amiche felici … Dunque chi non è felice, in questa storia? Noi, la società. Tutti potremmo, infatti, stare meglio se questa signora usasse il suo talento su scala più ampia, se fosse in posizione apicale, diciamo la segretaria generale dell’ONU, perché così ci sarebbe la pace nel mondo. Se lei non vuole competere per quella posizione, la società deve cambiare la struttura degli incentivi affinché lei cambi la sua decisione, nell’interesse generale.
Le politiche di pari opportunità saranno dunque necessarie fino a quando le regole che governano i percorsi di carriera non produrranno una rappresentanza femminile nelle posizioni di vertice che rifletta la parità d’intelligenza tra i generi; ogni altro risultato è individualmente ingiusto (dal punto di vista delle donne), ma soprattutto è socialmente inefficiente (dal punto di vista della collettività).
Come dice Woody Allen con poderosa sintesi: “Essere bisessuale raddoppia immediatamente le tue probabilità di uscire il sabato sera”.