Alley Oop arcobaleno: I cinque articoli che avrei voluto scrivere nel 2016

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Sono entrato a far parte della squadra Alley Oop solo da qualche mese. Il feeling inaspettato, nato da un incontro casuale con Monica D’Ascenzo, mi ha permesso di trattare un argomento che mi tocca da vicino e sul quale lavoro ormai da tempo. Quando però mi è stato chiesto di fare un articolo che chiuda e riassuma il mio primo “anno”, ho dovuto pensarci un po’ su. Sarebbe facile parlare di ciò che ha reso memorabile il 2016 in ambito LGBT*. È stato l’anno delle unioni civili, quello in cui, dopo trent’anni di incessante lavoro delle associazioni e grazie alla tenacia di una donna straordinaria come Monica Cirinnà, finalmente l’Italia ha riconosciuto i primi diritti alle coppie omosessuali. È stato anche l’anno in cui i media, ma soprattutto la TV generalista, hanno definitivamente sdoganato un modello di famiglia diverso da quello cosiddetto tradizionale e cattolico: i baci in prima serata, il tanto discusso Trono gay di Maria De Filippi, l’anno di Stato Civile che ha raccontato le storie di coppie che hanno coltivato e conservato il loro amore “nonostante tutto”. Il 2016 è stato anche l’anno dei numeri, prima Svegliati Italia (manifestazione a sostegno delle unioni civili) e poi i Pride hanno portato in piazza, per ben due volte, più di un milione di persone di qualsiasi orientamento sessuale e di genere. Insomma, di certo un anno unico. Ma tutto questo lo sappiamo ed è ormai parte della nostra storia.

Allora ho fatto uno sforzo di immaginazione e ho deciso di scrivere un arricolo su ciò che avrei sperato accadesse nel 2016 ma non è mai accaduto. E lo dico non perché spinto da una malcelata insoddisfazione o da quella terribile ed estremamente umana abitudine di vedere il bicchiere mezzo vuoto. Al contrario credo sia essenziale partire dai risultati già ottenuti così da farne la base per i programmi e i traguardi a venire.

Per questo nel maggio 2016 mi sarebbe piaciuto intitolare un pezzo: ‘Nessuna sorpresa in aula, il DDL Cirinnà passa nel suo testo integrale. Ogni bambino avrà finalmente due genitori”. Niente canguri, niente polemiche ideologiche, nessuna strategia politica. Semplicemente tutela dei diritti e di situazioni già esistenti. E allora avrei parlato delle famiglie arcobaleno, della soddisfazione di vedere il futuro dei loro figli più roseo, senza quell’amarezza che ha contraddistinto l’approvazione della legge, quel ‘buco nel cuore’ per usare le parole della senatrice Cirinnà.

Certo, avrei preferito anche andare oltre e scrivere ‘Accolti gli emendamenti bipartisan, il DDL sulle unioni civili si trasforma in DDL sul matrimonio egualitario’. Fantascienza? Forse. Ma l’emozione e la commozione provate all’approvazione della legge non possono cancellare il fatto che l’Italia sia ancora un Paese in cui l’unione di due persone dello stesso sesso debba essere incardinata sotto l’articolo 2 della costituzione, quello delle formazioni sociali, e non sulla base dell’articolo 3, che garantisce l’eguaglianza di tutti i cittadini. Quell’emozione sarebbe divenuta una festa ancora più dolce, quella commozione si sarebbe trasformata in pianto liberatorio.

Mi sarebbe piaciuto che anche il “Chi sono io per giudicare?”di Papa Bergoglio si trasformasse in “Chi sono io per giudicare? Dove c’è amore lì sta la famiglia” così da poter confezionare un articolo di approfondimento sul rapporto tra religione (Cattolica) e comunità LGBT*. Perché di punti di contatto, di occasioni, ce ne sono state molte quest’anno. Dal coming out di alcuni religiosi, al battesimo di figli di personaggi in vista (vedi il piccolo Tobia, figlio di Nichi Vendola, il cui concepimento ha sollevato tante polemiche), all’annunciata unione civile a Pinerolo di Isabel e Federica, due suore missionarie. Mi sarebbe piaciuto trattare queste tematiche partendo da una posizione ufficiale più aperta e inclusiva, posizione che avrebbe facilitato quel processo di progresso culturale e sociale del nostro paese.

Prendendo le mosse da questi presupposti, il passo per arrivare all’approvazione di una legge seria contro l’omo-bi-transfobia (fobia verso gli omosessuali – siano essi uomini o donne – i bisessuali e i transessuali) sarebbe stato breve e altrettanto scontato un articolo: “Violenza e bullismo al bando: verso una piena tutela dei diritti”.

Se avessi avuto la possibilità di pubblicare questi articoli, il 2016 sarebbe stato un anno memorabile non soltanto per i risultati così faticosamente raggiunti ma, sopratutto, perché avrebbe consentito a ciascuna persona, a prescindere dall’orientamento sessuale o di genere, di essere straordinariamente ordinaria agli occhi di tutti o, almeno, della legge.
Un ultimo articolo manca all’appello per raggiungere quota cinque. Voglio essere provocatorio: “Nel 2016 la comunità LGBT* è ormai punto di riferimento per la lotta contro le discriminazioni, qualsiasi esse siano”. Perché si è più forti quando si lotta per difendere gli altri, proprio come ci ha insegnato il film “Pride”.