Meglio lasciarsi via sms o in chat? I giovani hanno le idee chiare

La fine di una relazione, la fine di un’esperienza importante, la fine di una fase di vita… fino alla fine della vita stessa. Se per la fine dell’anno ce la possiamo cavare facilmente tirando le somme e magari facendo qualche buon proposito per il 2017 in arrivo (palestra? dieta?…), la gestione delle altre chiusure appare sempre più difficile.

Abituati alla velocità, alla mancanza di tempo, alla pragmaticità, disabituati all’attesa e alla lentezza, spesso non ci diamo il tempo di elaborare le chiusure e l’impressione è che tendiamo ad archiviarle sempre più rapidamente, quasi come fossero un’altra task completata nella nostra to-do-list.

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In questo senso mi ha colpito uno studio di qualche anno fa condotto da Ilana Gershon per l’Università dell’Indiana su una settantina di studenti, “persone che interrompono di frequente delle relazioni e che usano sempre di più una varietà di mezzi tecnologici per chiudere una relazione o per discuterne”. Dallo studio è nato poi anche un libro (“The Breakup 2.0: Disconnecting Over New Media”) che analizza quanto e come i ragazzi tendano a porre fine le loro relazioni usando chat, messaggi o Facebook, magari annunciandolo nel loro status prima al mondo e poi al/alla diretto/a interessato/a. Lo studio mette in evidenza come in ogni caso le “rotture” faccia a faccia restino le preferite. Anche se il discrimine è quanto ci sia possibilità di replica e di scambio: quindi, se le mail sono ormai relegate al ruolo di mezzi formali e professionali di scambio di informazioni, una conversazione telefonica viene considerata alla pari di un incontro vis-a-vis. E in molti sottolineano che i messaggi non piacciono solo se danno limiti di carattere, come gli sms, limiti che non ci sono nelle chat. In sostanza: l’importante è avere la possibilità di avere uno scambio, non di vedersi recapitata una decisione già presa. Anche se lo scambio, in questi casi, è limitato a ciò che il mezzo permette e taglia fuori tutta l’emotività legata allo sguardo, alla presenza fisica, agli odori e ai sapori.

Resta il tema del tempo e della gestione della fine: se il mezzo è parte del messaggio, la chat o il messaggio ci danno la possibilità di prendere il tempo necessario all’elaborazione della fine? Come sempre, dipende da noi e non così tanto dal mezzo che utilizziamo. Da quanto respiro riusciamo a mettere tra l’azione e la reazione, da quanto spazio siamo disposti a dare al dolore della rottura. Certo, la tecnologia favorisce i tempi rapidi. Ma la scelta finale è la nostra.