Poco più di tre mesi fa l’Irlanda ha varato una legge sulla paternità (Paternity Leave and Benefit Act 2016) che sta diventando un faro in Europa. Il congedo è di due settimane, spendibile entro 26 settimane dal giorno della nascita o dell’adozione. Un provvedimento universale perché coinvolge tutti i padri, quelli biologici e quelli adottivi, quelli delle famiglie etero e omosessuali.
Una rivoluzione passata sotto silenzio in gran parte del mondo, ma che ha raccolto quasi 4.000 domande in poco più di novanta giorni. Di queste circa 3.500 sono state accettate, includendo lavoratori dipendenti e autonomi, commercianti e free lance, operai e dirigenti. Un enorme successo per un Paese di circa 4 milioni di abitanti. Il benefit di paternità è di 230 euro a settimana, poco o tanto che sia per un lettore italiano, è comunque un riconoscimento rispettabile in una nazione che prevede per legge un salario minimo di quasi 1.400 euro al mese.
L’Irlanda ha saputo attrarre aziende innovative grazie alla fiscalità, certo, ma l’accoglienza dei talenti ha giocato un ruolo fondamentale. I diritti civili sono aumentati, la politica ha costruito un sistema di conciliazione pensato per aumentare il benessere sociale, riconoscendo nelle “soft skill” – e fra queste la paternità – un patrimonio di sviluppo economico del paese. Non è un caso se l’Irlanda viene considerata oggi una delle nazioni migliori per fare impresa e impiantare startup innovative.
Cosa abbiamo in comune noi italiani con l’Irlanda? Quasi nulla, apparentemente, eppure le domande cominciano a essere ovunque le stesse e le risposte che si danno costituiscono parte preponderante dell’attrattività complessiva di un Paese. Fino a quando cibo, paesaggio e clima ci sembreranno argomenti più che sufficienti?
Anche per questi motivi, Alley Oop propone un sondaggio, in collaborazione con Maam e Piano C, per comprendere meglio i padri italiani, le loro richieste e i loro desideri. A marzo 2017 sapremo raccontare un pezzo in più di Italia. Aiutateci e siate sinceri.