“Io chiedo sempre a mia figlia di apparecchiare o di darmi una mano in casa, perchè lei fa le cose subito, mentre mio figlio, sebbene abbia tre anni in più, ha bisogno che glielo si ripeta diverse volte. Per stanchezza e comodità mi rivolgo a mia figlia”. È la testimonianza di una manager che alla fine di un convegno ha voluto condividere quanto aveva realizzato dalla discussione: stava facendo l’errore di crescere i suoi due figli in modo molto diverso. Di fatto stava mettendo le radici del futuro gender gap. In modo inconsapevole, nella corsa della quotidianità, senza alcuna intenzione.
Che dalle bambine ci si aspetti un aiuto in casa lo dimostrano anche i dati Istat sulle paghette: ai bambini più spesso viene riconosciuto un premio se aiutano in casa, alle bambine succede molto più rararemente. E si parla di Italia, non di qualche Paese in via di sbiluppo. Certo il femomeno è mondiale e l’Unicef, nel rapporto “Harnessi ng the Power of Data for Girls.”, ha stimato che siano 550 milioni le ore di lavori domestici fatti da bambine fra i 5 e i 14 anni. Il doppio rispetto ai loro coetanei. Si tratta in media di 14 ore alla settimana. Certo la situazione è ben peggiore nei paesi africani e asiatici. Ma, nella sostanza, non è molto diverso nei Paesi occidentali.
Di fatto questo è il seme di quello che poi le donne raccolgono da adulte. La Fondazione de Benedetto, qualche hanno fa, aveva stimato che i lavori di cura delle donne non retribuiti in Italia in 300miliardi di euro, che sommati ai 125 miliardi degli uomini equivalgono al 33% del Pil italiano. Non bruscolini. Ma il vero nodo da sciogliere è l’asimmetria dei lavori domestici nelle coppie, calcolato dall’Istat. In Italia ba dal 71 all’83 a seconda del numero dei figli e dell’occupazione. Volete sapere quanta asimmetria c’è nella vostra coppia? L’Istat mette a disposizione un calcolatore, dove è sufficiente inserire i vostri dati.
E la situazione non è migliore in città o nelle coppie con livello di educazione piu alto. Quante volte avete sentito una collega dire di dover correte a casa a cucinare o di essersi svegliata prima per stirare la camicia al marito? E ammettiamolo, almeno la metà delle responsabilità sono nostre: cerchiamo davvero un’equità della idviisone die ocmpiti in famiglia? Sappimao fare un passo indietro e lasciar fare ad altri? Quanto spesso, pur lamentandoci, continuiamo a lavorare in casa senza delegare?
Il problema, che sottolinea l’Unicef, è che stiamo passando questo modello anche alle nostre figli, perpetuando una situazione che continuiamo a dire di voler cambiare. Iniziamo dai piccoli gesti, iniziamo dentro le mura domestiche, iniziamo da noi.