“Mamma adesso vota anche la Francia, lo hanno detto in tv”. Mi dice mio figlio arrivando di corsa dalla sala. E poi preoccupato: “Mamma, non è che poi si vota anche in Italia? Io non me ne voglio andare da qui”. Uscire dall’Europa per lui voleva dire lasciare casa sua, la sua scuola, il Paese in cui è nato e cresciuto.
In realtà non è così, continueremo a vivere nelle nostre case, ma di fatto vivremo in un’Unione Europea, che va ripensata. Perché così non ha funzionato e perché dopo la Gran Bretagna potrebbero arrivare altre exit. E stamattina mi sono chiesta, ma cosa si è sbagliato?
Da una parte ci sono ragioni economiche. Il ceto medio è andato impoverendosi via via negli ultimi anni ed è più facile dire che è colpa dell’Europa (e dell’euro), piuttosto che fare altre analisi. Ora la Brexit sarà pagata più dalla Gran Bretagna, in termini di Pil, con un calo stimato al 2%, che non dal resto d’Europa (-0,3%). Chissà se questo farà capire agli euroscettici quali sarebbero le conseguenze di un’uscita dall’Ue? E soprattutto, la Gran Bretagna forse ha la capacità di far fronte a quanto arriverà. Gli altri Paesi? Siamo sicuri che uscire dall’Europa porti giovamento nelle tasche del ceto medio?
D’altra parte credo che in questi anni ci sia stato un gran difetto di comunicazione. In pochi conoscono l’impatto che il far parte dell’Europa ha avuto sulla vita quotidiana di ognuno di noi. Il Telegraph, ad esempio, aveva cercato di ricordarlo alle donne inglesi, come avevamo scritto qui. Eppure a nulla è servito. Perché ciò che si è ottenuto si dà per scontato. E noi italiani siamo consapevoli di quanto abbiamo avuto dall’Europa, non dico in termini di fondi, ma in quanto a direttive, nuove normative approvate poi dal governo e così via?
L’Ultima riflessione è sui dettagli del voto inglese. In questi ultimi anni le low cost aeree hanno accorciato di molto le distanze e dalla Gran Bretagna ogni venerdì sera partivano centinaia di aerei per tutta Europa. Giovani che venivano a bersi una birra in Sicilia o a comprare le sigarette a Brescia. Così come in altre città europee. Senza contare chi sceglieva di trasferirsi in un altro Paese, per pochi mesi, qualche anno o per sempre. Visi per cui le frontiere non esistevano più. Quei giovani hanno votato per continuare a costruire insieme agli altri europei una casa comune. Chi gli ha tolto questa possibilità sono i padri e le madri e ancor di più non i nonni. Questo è un voto che guarda al passato e non al futuro. Penso a tutti quei giovani, che oggi si trovano smarriti in un Paese che non riconosce le loro aspirazioni e la loro visione futura del mondo. Siamo sicuri che sia la direzione giusta?