Le donne controlleranno 72mila miliardi di ricchezza entro il 2020

ricchezza bcgLa ricchezza delle donne cresce ad un passo più deciso di quella degli uomini. Oggi al mondo il “gentil sesso” controlla un ammontare di 39,6 mila miliardi di dollari, pari a circa il 30% della ricchezza mondiale complessiva. Solo cinque anni fa la percentuale era del 25%, secondo i dati di un report Global Wealth 2016 di Boston Consulting Group, che sottolinea come il totale degli asset gestiti di proprietà delle donne sono aumentati nel quinquennio dell’8% all’anno.

L’area geografica con una maggiore crescita è quella dell’Asia-Pacifico (con l’esclusione del Giappone), dove il tasso di incremento annuo è stato del 13%, mentre invece, negli Stati Uniti, ad esempio, l’aumento è stato pari alla media mondiale.

Ma rispetto alla crescita mondiale? Il tasso resta sempre più sostenuto: +6,6% per le donne nel 2015 contro il +5,2% globale. Questo vuol dire che per gli uomini l’incremento segue una dinamica più lenta.

soldi vestitoCosa ci aspetta nel prossimo quinquennio? Le stime di Bcg indicano che da qui al 2020 la ricchezza femminile salirà a 72,1 mila miliardi, con un tasso di crescita del 7% annuo. Certo il primo fattore determinante resta sempre, come negli anni passati, l’eredità: che siano figlie o mogli, la classifica delle donne più ricche al mondo ne è piena. Così comenon mancano le donne ricche post divorzio. Le self made women, però, stanno crescendo di numero. Non solo. Il maggior livello di educazione delle donne sta giocando via via un ruolo anche sull’accumulo di ricchezze.

Eppure l’industria del risparmio gestito non ha ancora colto il trend tanto che solo il 14% delle società del settore, intervistate da Bcg, ha organizzato seminari, eventi e forum dedicati alla clientela femminile, mentre un esiguo 2% considera attualmente le donne come un segmento specifico di clientela a cui rivolgersi. Non che le donne abbiano bisogno di prodotti o servizi specifici da sviluppare, secondo Bcg, ma di certo hanno la necessità di veder riconosciuti i propri bisogni specifici. Non è un caso, infatti, che il 65% delle intervistate abbia detto di aver cambiato gestore insoddisfatta per non essere stata compresa.