L’educazione e, il suo contrario, la maleducazione sono categorie tradizionali per incasellare il prossimo, spesso già in tenera età. Se parliamo di bambini, la testa ci si riempirà di immagini di creature urlanti che funestano i voli intercontinentali, di scorribande fra i tavoli nei ristoranti stellati. Diciamolo chiaro, questa non è maleducazione, è un sacrosanto rigurgito situazionista per sbeffeggiare la vita bella di alcuni.
Su un treno regionale le grida dei bambini sono sovrastate dai lugubri lamenti dei pendolari e dallo sferragliare dei convogli di trent’anni fa, nelle trattorie della provincia italiana, i bambini non scorrazzano perché temono di diventare l’ennesima portata delle fiere libagioni domenicali. Insomma, come sempre è una questione di punti di vista e di contesto.
L’educazione che si può dare a un figlio ha il suo grado zero nel rapporto di obbedienza alle regole, ai divieti e ai richiami. Non scomodiamo puericultori e pedagoghi, un modesto addestratore di cani ce lo può spiegare molto meglio. L’obbedienza non avviene per paura, per affetto, per speranza di un beneficio futuro, ma per leadership. Diventare il capobranco è sempre più difficile per un adulto, irrimediabilmente perso nel suo smartphone. Riflettiamoci.
Il secondo grado di educazione è quello che prepara alla relazione con il mondo esterno. Questa avviene secondo modelli tanto differenti quanto sono le idee in terra e in cielo.
Il modello Gomorra
La raffinata dottrina pedagogica scambia la competizione per la rissa, e il capo naturale per il teppista. Non è il più forte che vince, ma quello che usa la propria forza in maniera maggiormente spregiudicata. I genitori gongolano pensando i pargoli come prossima classe dirigente italiana, gli altri consolano la prole acciaccata e in lacrime, chiedendosi se un Inglese scolastico può bastare per trasferirsi in Danimarca.
Il modello Hare Krishna
Questa disciplina si basa sulla totale mortificazione del desiderio in favore di un Bene che prescinde da ogni perché. I bambini, fatti adepti controvoglia di questa Weltanschauung, non reagiscono alle provocazioni, cedono il passo, aiutano i piccoli, rispettano i grandi e sullo scivolo salgono solo la mattina presto o la sera tardi, quando i parchi sono deserti.
Il modello In To The Wild
La frase ricorrente è “tanto sono di gomma”, pronunciata mentre il bimbo si penzola a testa in già dal ramo di un platano secolare. Questi genitori si rifanno a sapienze antiche che presuppongono la natura come magistra vitae e il che sarà, sarà come viatico. Questi bambini preferiscono stanare vespe e scalare alberi, nascondersi nei cespugli di rosa canina e cibarsi di cose lasciate in terra dai cani. Si vedono poco in giro e preferiamo non chiederci il perché.
Il modello falso e cortese
Antico sistema educativo della media borghesia inurbata. La presenza del genitore normativo deve essere costante per ricordare al figlio che i permesso, i grazie e i per favore, non sono formule di cortesia, ma solidi pilastri della rispettabilità. Fra le mura domestiche, invece, vengono insegnate astuzie come il “calcio nello stinco come se fosse un incidente”, il “pestone al piede e pardon” e lo “spintone e scusa stavo cadendo”.
Ultima stazione nel percorso educativo della prima infanzia è il rispetto dell’autorità, ma qui le cose si fanno semplici e mettono tutti d’accordo. Le maestre proiettano le proprie frustrazioni sui nostri incolpevoli bambini, le commesse sono brutali e subumane, gli allenatori di calcio sono sfigati che non sono neanche riusciti a farsi ingaggiare da una squadretta di infima serie e le maestre di musica, danza e Inglese sono sempre delle incompetenti che il prossimo anno il corso lo tengo io, a casa tua, che è la stessa cosa, anzi meglio.
Buona vita a tutti.