La vita di una donna che cerca da mesi di rimanere incinta, vi assicuro, non è per niente facile. Niente cibo spazzatura dal potere consolatorio e bandite le sigarette; spazio a scorpacciate di cavoletti di Bruxelles e a integratori dal nome taumaturgico come maca, trifoglio rosso, agnocasto; e poi giallo, tanto giallo, dai piccoli oggetti quotidiani allo screensaver del computer in ufficio, che pare stimoli la fertilità. E ogni mattina, prima ancora di sollevare le palpebre, perché deve essere fatto assolutamente a riposo, afferri il fedele termometro che ti attende sul comodino e misuri la temperatura basale, sempre alla stessa ora, annotandola su un diario sperando di individuare il giorno dell’ovulazione. Se c’è un rialzo della temperatura quello è il giorno giusto!
E in quanto donna del terzo millennio ti affidi in modo più scientifico anche ai costosi stick comprati in farmacia e quindi la seconda, per niente agile, operazione è andare dritta in bagno ancora mezza assonnata e, tra varie acrobazie, eseguire il test di fertilità sulla prima urina del mattino.
Poi, dopo avere finalmente bevuto un salvifico caffè, passi all’osservazione minuziosa del tuo corpo alla ricerca dei segnali e dei sintomi rivelatori che ormai ben conosci.
Se le informazioni coincidono e sei nella fase dell’ovulazione, quelli sono i preziosi giorni giusti per provare a rimanere incinta, solo circa 3 o 4 ogni mese, sommando la vitalità dell’ovulo e la sopravvivenza degli spermatozoi all’interno dell’utero (circa 72 ore). Scatta allora il romantico messaggino per lui: “Siamo in “quei giorni”…!”. Non sia mai che proprio quella sera gli venga in mente di vedere la partita di Champions o di andare a giocare a calcetto! Le probabilità devono essere sfruttate al massimo e, se nei primi mesi questo può essere anche divertente, la programmazione dei rapporti, a lungo andare, oltre a creare pericolose ansie da prestazione, rischia non solo di spegnere la libido ma di ammazzare letteralmente quell’aspetto ludico e di spontaneità che sono il sale di un rapporto. C’è ben poco da ridere quando nella fase post, invece di coccole e carezze o della classica sigaretta, ti ritrovi, novella equilibrista, a guardare per mezzora il tuo compagno dal basso verso l’alto, con le gambe per aria, nell’illusoria speranza di dare un “aiutino” agli spermatozoi.
E dopo tante fatiche, insieme alla puntuale delusione dell’arrivo delle mestruazioni, si presentano ogni mese le fatidiche domande: “Ma perché è successo proprio a noi?”, “Cosa c’è che non va in me?”. Accompagnate da perdita di autostima e di fiducia in se stessi e, soprattutto, sensi di colpa.
E attorno a noi pance, pancioni ovunque e amiche e conoscenti che, guarda caso, al primo tentativo sono rimaste incinta. E tu con il sorriso a mezza bocca, felice, davvero, per loro, ma con un gran senso di vuoto dentro e il peso del fallimento del vostro progetto di vita…
Non sempre è facile aprirsi verso l’esterno, con amici e parenti che minimizzano. Anzi spesso si preferisce evitare di frequentare amici con figli perché troppo doloroso.
Un anno di rapporti regolari non protetti, questo è il periodo minimo che deve trascorrere perché una coppia venga considerata infertile dalla scienza e possa sottoporsi agli accertamenti medici per capire dove risieda il problema e quali strade eventualmente intraprendere per superarlo. L’essere umano non è particolarmente fertile, una donna ha circa il 25% di probabilità di rimanere incinta durante un rapporto nel periodo fecondo, percentuale che decresce rapidamente con l’aumentare dell’età.
Il primo passo per stare meglio è parlare delle proprie emozioni e del proprio vissuto con il partner. Capire che l’altro sta vivendo le nostre stesse sensazioni e condividerle può aiutare ad affrontarle. Un bel pianto insieme può essere davvero liberatorio!
Per uscire dall’isolamento, poi, una possibilità è confrontarsi con altre coppie che stanno vivendo lo stesso tipo di problema. Esistono anche dei gruppi di auto-aiuto, come quello portato avanti da anni dall’associazione SOS infertilità, molto presente sul campo, che ha attivato anche un numero verde dedicato, uno spazio in cui sfogarsi o chiedere consiglio. Parecchi sono anche i forum on line sull’argomento, dove, protetti dall’anonimato di un nickname, è possibile incontrarsi virtualmente con altre persone e condividere non solo informazioni, ma soprattutto ansie e delusioni. Uno dei primi nati e più frequentati è Cercounbimbo.net.