Stessa mansione, stesso inquadramento, spesso anche stessa laurea, persino la stessa età. In molti casi una scrivania affianco all’altra. L’unica differenza è il sesso: uomo, donna. Una differenza che vale 3.260 euro all’anno. Sì perché, se oggi un uomo guadagna mediamente 29.985 euro lordi all’anno, la retribuzione di una donna scende a 26.725. Questo vuol dire che gli uomini guadagnano il 12,2% in più delle donne e, all’opposto, le donne guadagnano il 10,9% in meno degli uomini. Vale a dire che «rispetto al 2014, il Gender Gap retributivo è cresciuto notevolmente: le retribuzioni degli uomini sono infatti cresciute dello 0,6%, mentre quelle delle donne solo leggermente calate (-0,7%)». A spiegarlo con il linguaggio inconfutabile della statistica è il “Gender Gap Report 2016” realizzato la Job Pricing.
Dunque i numeri ci consegnano una serie di conferme e una sorpresa. Partiamo da quest’ultima: non è vero che le lavoratrici italiane sono le più penalizzate. Su trentuno Paesi analizzati attraverso i dati diffusi da Eurostat, l’Italia si colloca all’ottavo posto. Ma soprattutto «si può vedere come i principali Paesi europei si posizionino ben al di sopra del 10%, evidenziando quindi una virtuosità dell’Italia sotto questo aspetto, a maggior ragione considerando che la media Ue relativa al Gender Salary Gap è del 16,3% (28 paesi, anno 2013)». A scorrere poi l’elenco dei Paesi si scopre che non stanno meglio delle italiane le francesi (18° posto) o le tedesche (28° posto). Se allarghiamo lo sguardo al resto del mondo e parallelamente non ci concentriamo solo sull’aspetto salariale scopriamo che secondo il Global Gender gap report (un’indagine che fornisce un quadro quantitativo sull’ampiezza e la portata della disparità di genere in tutto il mondo) «i risultati migliori si riscontrano nelle sfere attinenti alla salute, all’aspettativa di vita e al livello di istruzione: sotto questi aspetti esiste una parità quasi assoluta fra uomini e donne in molte nazioni del mondo».
In questa classifica «l‘Italia si posiziona al 41° posto su 145 Paesi analizzati, con un indice di 0,725 (0 indica la totale disuguaglianza, 1 la totale uguaglianza tra i sessi): questo significa che l’Italia colma per il 72% circa le differenze di genere di qualsiasi tipo all’interno del proprio Paese. Se poi si prendono in considerazione soltanto i Paesi europei, l’Italia si colloca al 22° posto su 45 nazioni, migliorando il 28° posto del 2014».
Torniamo invece sul terreno delle conferme per riscontrare che la scolarizzazione in Italia non salva le donne dal gap salariale: oggi infatti le donne laureate sono 2.391.544, 246.349 in più rispetto agli uomini e in crescita del 55,6% rispetto al 2004 quando erano 1.537.155 (gli uomini con la laurea sono aumentati “solo” del 32,9%). Una spiegazione può essere data dal fatto che donne con la laurea sono mediamente più giovani «ed è per questo motivo che la loro retribuzioni media è decisamente più bassa di quella degli uomini. Nei prossimi anni si può prevedere un accorciamento di questo differenziale».
Quanto alla carriera, più aumenta il profilo più cresce il differenziale. Un uomo dirigente guadagna quasi undici mila euro in più di una donna (105.983 euro a 94.750). È questo quel segmento delle politiche retributive in cui sul salario complessivo incide molto il salario variabile. Tuttavia la situazione non migliora analizzando invece le Ral «rilevate – spiega lo studio – nelle quattro qualifiche contrattuali: si riscontra un divario maggiore nelle retribuzioni degli impiegati. In questo caso gli uomini guadagnano il 12,4% in più delle donne, con una differenza assoluta di oltre 2.500 euro. Le donne sono numericamente di più fra gli Impiegati, ma lo stipendio medio differisce in maniera superiore rispetto alle altre qualifiche contrattuali».Un altro modo di registrare il Gender Gap è la costatazione che esistono ancora settori dove la presenza delle donne è numericamente marginale : se infatti nel comparto dei servizi alla persona su dieci lavoratori due sono donne e otto uomini nell’edilizia la proporzione si inverte. Sorprendentemente però «il Gender Salary Gap più elevato si trova all’interno del settore dei servizi e a quello dei servizi finanziari, mentre nel settore edilizio, agricolo e delle utilities le donne guadagnano mediamente più degli uomini: qui tuttavia la componente femminile è molto ridotta, e il settore è connotato dalla prevalenza di profili operai».