Un mese non è gran cosa. Ma è già qualcosa. In Italia solo il 38% delle studentesse sceglie un percorso formativo verso le discipline cosiddette Stem – Science, technology, engineering, mathematics. Una percentuale di tutto rispetto, se comparata a quelle di altri Paesi. Eppure non è sufficiente. Al punto che il Ministero dell’Istruzione e della ricerca (Miur) e il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, diretto da Monica Parrella, ha deciso di dedicare alle Stem per le ragazze un mese di iniziative: dall’8 marzo all’8 aprile gli istituti scolastici dedicheranno iniziative al tema “con l’obiettivo di fare accrescere la consapevolezza nelle studentesse e negli studenti dell’irrinunciabilità del proprio pari contributo allo sviluppo sociale e culturale del Paese, anche in ambiti ritenuti tradizionalmente ed erroneamente poco attrattivi per le donne”, spiega una nota. E sarà solo il primo passo di una maggiore attenzione al tema nell’ambito di un progetto ben più ampio.
Enti, Fondazioni, Associazioni e Imprese, che hanno presentato al ministero progetti entro lunedì 22 febbraio, potranno dall’8 marzo caricare le proprie iniziative sul sito Noi SIamo pari, in modo da mettere in rete e condividere le esperienze che saranno attuate sul territorio nazionale perché possano essere un esempio per il futuro.
La scuola ha certo la propria parte nella scelta delle ragazze, ma la predizposizione e la direzione delle scelte nasce ancor prima in famiglia, come hanno sottolineato diversi studi. Ne cito solo uno, perché i dati e le motivazioni si ripetono: secondo il britannico Institution of Engineering and Technology solo il 7% dei genitori incoraggia le figlie a studiare ingegneria, ad esempio, mentre i più sperano per loro in una carriera tradizionalmente considerata “femminile” come l’insegnamento, i lavori di cura, l’arte. Al contrario per i figli si spera in una carriera nella tecnologia, nell’ingegneria o nello sport. Le aspirazioni dei genitori vengono riflesse nelle percentuali sul lavoro: solo il 14% delle donne lavorano nell’ingegneria e il 27% nell’informatica, secondo Forbes.
E in Italia? Solo il 23% degli iscritti alla facoltà di Ingegneria è donna. Percentuale che sale al 38% fra gli studenti delle facoltà scientifiche in generale. E pensare che in Europa, come sottolineava Paola Bonomo in un’intervista settimana scorsa, ci saranno da coprire 800mila posti entro il 2020 e che Neelie Kroes, Commissario europeo per l’Agenda Digitale, ha dichiarato che la partecipazione delle donne nel settore delle Ict sarà un fattore decisivo per la ripresa economica. Con una percentuale femminile in Ict pari a quella maschile, il Pil europeo registrerebbe un incremento di circa 9 miliardi l’anno.
Allora diamo una possibilità in più alle nostre figlie e al nostro Paese. Come recita una pubblicità statunitense (qui sotto il video): “Inspired minds can change the world”.