Paola Bonomo: “800mila posti nel digitale, non vorremo lasciarli tutti agli uomini?”

bonomoE’ una delle donne più digitali d’Europa. Parola di Linkedin e InspiringFifty. Paola Bonomo è oggi responsabile commerciale per l’Europa Meridionale (Italia, Francia, Benelux, Spagna e Portogallo) di Facebook (1,591 miliardi di users attivi al mese), dopo esperienze in Vodafone Italia, Gruppo24Ore, eBay International e McKinsey. Curiosa, diretta e dal profilo internazionale, Bonomo crede nella tecnologia al punto di investirci personalmente anche come business angel. “Secondo la Commissione Europea, ci saranno circa 800mila posizioni nell’industria dell’ICT in Europa nel 2020: con questa fame di competenze non potranno che esserci opportunità per le donne tanto quanto per gli uomini. Oggi le ragazze sono meno incuriosite dal digitale perché pensano che serva solo a programmare videogiochi: dobbiamo spiegare loro che non è così, che il digitale migliora le nostre vite e può servire a cambiare il mondo”. Un’idea su cui i grandi colossi internazionali stanno puntando per attirare talenti femminili. D’altra parte anche in Italia i numeri sono impressionanti.

Nel 2015 gli italiani con una connessione internet erano 37,67 milioni su un totale di 59,8 milioni. Di questi, 28 milioni usano i social media. Quasi otto Italiani su 10 connessi sono social. Una percentuale ben più elevata che in Europa. “È una conseguenza della rivoluzione degli smartphone: noi italiani siamo costantemente collegati e non vogliamo perderci nemmeno un minuto in cui essere connessi con gli amici e le persone che ci sono care” commenta Bonomo, aggiungendo:In Italia, ad esempio, usiamo Facebook per quasi tutto: ritrovare vecchi amici, tenerci in contatto con gli amici, passare il tempo. Per il 47% degli italiani online, Facebook è la migliore piattaforma per seguire le notizie; il 55% degli italiani su Facebook vi ha scoperto nuovi prodotti e servizi”.

C’è chi sta lontano dai social anche come utente: sono ancora molte manager, professioniste e imprenditrici…
Non esistono ricette per tutte. Ho notato, però, che un profilo pubblico sta diventando uno strumento fondamentale a servizio del business di cui siamo leader. Per un leader, comunicare non è facoltativo! È una parte fondamentale del proprio lavoro. Un esempio è Mary Barra, amministratrice delegata di General Motors, che tramite il suo profilo Facebook comunica agli appassionati di automobili, ai concessionari, ai clienti e ai dipendenti la sua visione del futuro dell’automobile in un mondo sempre più connesso. Qualche suggerimento per fare come lei? Siate autentiche e genuine; create una conversazione; fate leva sulla rete che già avete; e infine, mettetevi in gioco – mai prendersi troppo sul serio.

Ai vertici di Facebook ci sono due leader, noti anche per le loro scelte personali: la cfo Sheryl Sandberg e il fondatore Mark Zuckerberg. Che cosa ti colpisce di loro?
Sheryl e Mark sono leader dal grande carisma che hanno saputo, ognuno a suo modo, ispirare milioni di persone rimanendo fedeli a se stessi. Di Mark, un millennial ceo, mi hanno colpito il racconto online della sua esperienza di giovane papà di una bambina, la sua scelta di prendersi due mesi di congedo di paternità (ogni neopapà in Facebook può avere fino a quattro mesi), e il suo incoraggiamento alle ragazze perché studino le discipline stem: “Be the nerd”. Di una leader come Sheryl, autrice di Lean In, ammiro il coraggio di condividere con il mondo la sua forza e la sua vulnerabilità.

Chi può ispirare il cambiamento in Italia?
Non vedo un singolo role model, ma una rete di persone che nel proprio quotidiano si sforzano di far andare meglio le cose: l’imprenditrice del NordEst che reinventa l’azienda di famiglia, il fondatore che guida la sua azienda da San Francisco ma sviluppa tutto il software in Italia, l’avvocato d’affari che forma le donne a entrare nei consigli di amministrazione delle grandi aziende sono per me modelli non meno importanti della laureata in ingegneria aeronautica che diventa astronauta.

Quali cambiamenti culturali sono necessari al nostro Paese?
Meritocrazia, legalità, sviluppo.

Negli Stati Uniti sta diventando importante il “pay it forward”: tu dai opportunità a coloro che vengono dopo di te?
Sono attiva dal 2009 in un’associazione di investitori in start-up, Italian Angels for Growth. Sono stata mentor di una giovane laureata nel progetto generAzioni promosso dall’associazione Valore D. Ho raccontato la mia esperienza in tante occasioni, dalle serate di Young Women Network all’università Bocconi di Milano allo speed mentoring con Girls in Tech a Londra. Anche nell’azienda in cui lavoro ci sono tante opportunità di condividere quello che si è imparato: nello scorso EMEA Women’s Leadership Day a Dublino ho condotto una tavola rotonda sul tema del networking.

Su che cosa investiresti come business angel?
Mi piace investire su team forti che abbiano business scalabili globalmente. Con le piattaforme per crescere che abbiamo a disposizione oggi non ha senso che una startup, se i fondatori sono in gamba, limiti le proprie ambizioni all’Italia.

Quale errore ti ha insegnato di più?
Le difficoltà maggiori le ho sempre incontrate quando non sono stata in grado di tirare fuori le “soft skills” (intuizione, empatia, capacità di relazione) che la situazione avrebbe richiesto, e quindi per poter continuare a crescere professionalmente ho lavorato molto su questi aspetti.

Sliding doors: che lavoro avresti fatto in un’altra vita?
La scrittrice.

Che libro vorresti aver scritto?
Infinite Jest di David Foster Wallace.

Un consiglio a un giovane (uomo) che vuole fare la tua carriera?
Parlare (bene) le lingue, studiare le discipline scientifiche e tecnologiche, vivere fuori dall’Italia, avere un network globale, e lavorare su un progetto che lo appassiona.

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