Capaci 25 anni dopo: come si spiega la legalità ai bambini?

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“Maestra, non è giusto! Sara ha preso il mio giocattolo!”
Non è giusto. Questa esclamazione è una di quelle che ascolto più di frequente, in classe, da parte dei miei alunni. Spesso mi sono interrogata su come e quando sia corretto spiegare ai bambini il significato di giustizia, e, ogni volta, mi sorprendo a constatare quanto, invece, in loro ci sia qualcosa di innato oltre che di appreso. Ciò che è giusto o sbagliato lo imparano, certo, in famiglia ascoltando le primissime regole che la mamma e il papà utilizzano in casa, e poi osservando il comportamento di tutti i componenti del nucleo familiare. La scuola, però, insieme alla famiglia, è il luogo d’elezione dove imparare a convivere con gli altri, ad agire nel gruppo di pari, a cominciare a comprendere il significato di legalità. La legalità non è soltanto un concetto astratto legato alla giustizia o alla morale, ma un vero e proprio percorso fatto di costante impegno del rispetto delle regole e di acquisizione di principi. La domanda che ogni educatore si pone è: come si può spiegare la legalità ai bambini piccoli? Semplicemente, non si spiega. La si coltiva.

Il rispetto delle norme scolastiche non deve essere solo adeguamento e ubbidienza all’autorità. L’educazione alla legalità avviene ogni volta che accogliamo un amico, ogni volta che ascoltiamo gli altri senza prevaricarli con le nostre ragioni, ogni volta che costruiamo rapporti umani basati sulla valorizzazione delle differenze. Insegnare la legalità significa insegnare ad essere empatici, a conoscere se stessi e gli altri, a vedere negli altri non potenziali nemici, ma possibili amici.

Una classe dove si vive l’incontro con l’altro come preziosa occasione di scambio, dove si è ospitali, gentili, aperti, è una classe in cui si respira la legalità. Educazione e legalità, in fondo, sono quasi sinonimi: portano entrambi ad uscire dal proprio io, dal proprio egoismo, per condividere con gli altri diritti, doveri e responsabilità. “Insieme” è la parola che lega educazione e legalità ed entrambe crescono su un terreno di comune diversità in cui ci si può incontrare, riconoscersi, volersi bene. I bambini devono essere guidati giornalmente verso il senso della corresponsabilità e della coesione, attraverso un percorso fatto di piccoli passi. Iniziamo dalle semplici regole, spiegate e raccontate, per far capire agli alunni quanto sia importante il rispetto di esse per il bene comune. Non si può parlare di legalità se non si parte da un’educazione alla convivenza, all’amicizia, che comincia a scuola e continua a casa, nei parchi, nei centri sportivi.

Sono presenti nelle scuole, numerosi progetti che riguardano il tema della legalità. Uno fra tanti è stato ideato da Andrea Lucisano, regista ed esperto di arte e filosofia, il quale ha inventato un modo divertente di raccontare e spiegare concetti importanti, ai ragazzi. In realtà non li racconta lui, ma la volpe Sophia, il personaggio che Lucisano ha ideato, protagonista dei cortometraggi animati che hanno come obiettivo, quello di far sperimentare concretamente a bambini e ragazzi il significato del bene comune, del rispetto dell’altro, della giustizia e della legalità. Sophia, che è sinonimo di “conoscenza”, entusiasma bambini e ragazzi, attraverso video e laboratori di filosofia giocosa, parlando un linguaggio facilmente comprensibile e spiegando il senso del bene reciproco e del valore dell’amicizia.

Il magistrato Caponnetto, molti anni fa, ha pronunciato una frase che dovrebbe risuonare nella mente di noi insegnanti ed educatori: “la mafia ha più paura della scuola che della stessa giustizia”. Queste parole hanno un significato profondo che deve incoraggiare, ogni giorno, migliaia di docenti a praticare la legalità nelle classi, attraverso un percorso costante e paziente di valorizzazione del bene comune e della corresponsabilità, affinché i bambini e i ragazzi di oggi, possano diventare futuri cittadini onesti, consapevoli e, quindi, liberi.