Quindici giorni di congedo di paternità nel primo mese dalla nascita del figlio. Congedo obbligatorio e chi non lo rispetta, lavoratore o datore di lavoro, sia sanzionabile con un’ammenda pecuniaria. In questo modo Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha cercato ieri, nel corso dell’evento Elle Active, di indirizzare le politiche del lavoro e del gender balance. Ha sostenuto che la sperequazione fra uomo e donna si possa affrontare allargando lo spettro dei diritti e dei doveri dell’uomo, della paternità nello specifico, e ha proiettato il dibattito italiano verso orizzonti insperati.
Secondo Boeri la paternità obbligatoria “può spezzare il circolo vizioso che si è creato su un equilibrio sbagliato che vede l’uomo con maggiore potere contrattuale nello stabilire chi deve lavorare e chi deve stare con i figli”, cosa che “penalizza fortemente la carriera delle madri”. Sono dichiarazioni e niente più, certo, ma potranno legittimare ulteriormente le istanze di cambiamento, normativo e culturale, che molti stanno auspicando, anche perché da oggi lo dice il presidente dell’Inps, lo dice uno stimato economista, lo dice un uomo. Bel bottino, per tutti.
In Parlamento è ferma una proposta di legge a firma della vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli. E fra l’altro non é il primo tentativo on questa direzione. Molti autori di Alley Oop hanno scritto del tema (qui, qui, qui e qui, solo per citare alcuni post), molte altre personalità ne hanno scritto altrove e tutti questi ne hanno fatto una battaglia di civiltà, all’interno di una guerra culturale. Sono certo che, uniti da comune visione e sensibilità, sapremo fare di queste dichiarazioni un punto di partenza e non di arrivo.