Ognuno di noi conosce il sapore della scoperta. Un po’ come la cioccolata, il gusto di svelare un mistero riempie di soddisfazione ed espande il desiderio di nuove verità. Non a caso, dopo aver mosso i primi passi o pronunciato le prime parole, pressoché ogni bambino si dedica a qualche forma di caccia al tesoro, nascondino o indovinello.
Nell’era della post-verità, sembra che la maggior parte di noi abbia perso il gusto di scovare certezze. O meglio, ci accontentiamo di trovare il forziere senza assicurarci che sia pieno (e non di sabbia o polvere). È come se la sensazione di trovare un regalo ben impacchettato sotto l’albero di Natale fosse abbastanza, tanto da non invogliarci neanche ad aprirlo. Di fatti, la notizia più diffusa sul recente referendum costituzionale era una bufala che i più non hanno avuto lo scrupolo di verificare, prima di credere e condividere.
Forse abbiamo fatto indigestione di fatti perché internet ci garantisce accesso all’intero sapere umano con un semplice click? Siamo paralizzati dalla scelta di cosa leggere o ascoltare perché il menu è troppo vario? Oppure stiamo perdendo la capacità di distinguere fatti e misfatti perché siamo intrappolati in una rete d’informazioni che confermano le nostre opinioni e rinforzano i nostri pregiudizi? In altre parole, abbiamo pazienza e attenzione solamente per i nostri “amici”?
A nostra difesa, oggi giorno la verità sembra non essere più un gioco ma una guerra; non un’esplorazione ma un assalto. Secondo Eric Schmidt, presidente del consiglio di amministrazione di Google, “Ogni singolo giorno, il mondo ora genera più informazione di quanto l’umanità abbia prodotto dalle prime pitture rupestri al 2003.” Quest’informazione ci circonda nella forma di notizie in tempo reale che ci pressano ogni istante (tanto più ora che passiamo il 70% del nostro tempo online). Che il gusto della scoperta sia stato rimpiazzato dalla necessità di sopravvivere in una giungla d’informazioni?
Il problema e il paradosso dei nostri tempi è che la percezione di avere la verità a portata di un click e di poterla gridare al mondo con un tweet ci fa sentire più forti delle nostre ragioni, mentre in realtà ci rende più vulnerabili a quelle degli altri. Uno studio dell’università di Stanford ha dimostrato che 8 liceali su 10 non sanno distinguere una notizia vera da una falsa. Eppure, ogni secondo, nel mondo la curiosità umana produce 63.000 ricerche su Google. Il che vuol dire 5.5 miliardi di esplorazioni al giorno. Però, gli algoritmi che diffondono l’informazione non distinguono il giudizio dal pregiudizio, e quindi non ci proteggono dall’assedio di siti propagandistici, razzisti e menzogneri (vedi la mappa dell’ecosistema di notizie false).
Eppure, personalmente, non penso che abbiamo perso il gusto umano della verità. E non penso neanche che siamo oltre la verità. Piuttosto, è diventato più difficile trovarla e riconoscerla, e difendersi dal falso nell’inseguirla. Oggi, scovare la verità è più un percorso a ostacoli che nascondino.
Per questo nasce INES (Inside Numbers Economic and Society): per riappassionarci al gioco della verità e al gusto dell’informazione. INES non è un semplice think tank ma un think fun, che vuole rendere i concetti più complessi digeribili per tutti. Per farlo, il progetto sposa l’eccellenza nella ricerca garantita da docenti di primo livello come Fadi Hassan, che insegna Trinity College di Dublino e alla London School of Economics, e specialisti dei dati, della comunicazione, della grafica, e del web. Tutto ció senza prendere profitto o parti, ma con la sola intenzione di offrire il miglior servizio d’informazione possibile.
Perché INES? Perché vogliamo – uso il plurale perché ho il privilegio di far parte di questo progetto e lo dichiaro con appassionata transparenza – che la verità sia allo stesso tempo accessibile, indipendente, gustosa e rigorosa. Perché avere accesso ad un’informazione libera e non di parte, presentata in modo che anche i più giovani e meno esperti possano capire, è l’unico modo per essere veramente padroni delle proprie scelte e opinioni. Perché prima di tirare un grilletto, è bene sapere cosa si sta sparando. Perché la democrazia deve essere una gara di verità, non una guerra di pregiudizi. Giochiamo insieme?
*Mappa dell’ecosistema di siti di disinformazione di destra radicale. Jonathan Albright, professore di comunicazione a Elon University, North Carolina, ha setacciato 300 siti di notizie false (la parti scure della mappa) per rivelare che 1,3 milioni di hyperlink li connettono insieme e al sistema di notizie tradizionale. L’immagine mostra il “vasto sistema di satelliti di propaganda di destra che ha completamente circondato i media tradizionali”.