Disabilità, in Italia lavorano 3 persone con disabilità su 10 e guadagnano il 12% in meno

La piena inclusione lavorativa delle persone con disabilità è ancora lontana. Oggi il gap occupazionale per le persone con disabilità supera anche quello di genere in Europa, stima uno studio di Eurostat e dell’agenzia Onu Oil. E l’Italia, dove nel 2023, risultava impiegata meno di una persona su due con disabilità, si conferma tra i Paesi con maggiori disuguaglianze con un divario del 25%. Lavorare rischia poi di non essere sufficiente per evitare di incappare in situazioni di disagio economico, visto che, stima l’Agenzia Nazionale Disabilità e Lavoro (Andel), lo stipendio medio annuo di una persona con disabilità è di 18mila euro.

Da qui deve partire la riflesssione su nuove politiche sociali italiane, che trovano un primo passo nella sperimentazione durante questo 2025 in alcune province della riforma in materia di disabilità: Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste. Dal 30 settembre 2025, poi, inizierà la sperimentazione in altre 11 province del nuovo sistema previsto dal decreto legislativo n. 62 del 2024 che semplifica il sistema di accertamento dell’invalidità civile e introduce la nuova valutazione multidimensionale per l’elaborazione del “Progetto di vita”: Alessandria, Lecce, Genova, Isernia, Macerata, Matera, Palermo, Teramo, Vicenza, Provincia autonoma di Trento e Aosta.

Della fase di sperimentazione della riforma ha parlato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli in apertura del convegno Su base di uguaglianza», organizzato per volontà della Fondazione Time2 e dell’Università di Torino: «Il contesto di grande cambiamento necessita di un percorso di formazione seria e capillare rivolto a tutti gli attori. Il percorso di sperimentazione serve a vedere i limiti e le difficoltà in un cambio di prospettiva grande ed epocale e serve per preparare gli operatori del settore per lavorare con uno spirito, una mentalità e in modo differente, partendo dalla persona e dai suoi bisogni». 

Il tema del  progetto di vita personalizzato è stato al centro della due giorni di riflessioni organizzata a Torino. Uno strumento di autodeterminazione e diritti, come lo definisce Samuele Pigoni, segretario generale di Fondazione Time2, «vicino ai desideri e alle aspirazioni della persona con disabilità e in sinergia con la comunità che la sostiene — professionisti, reti informali, terzo settore».

Time2 è una fondazione filantropica familiare nata a Torino su iniziativa di Antonella e Manuela Lavazza, dell’omonimo gruppo del caffè. L’istituzione lavora al fianco di giovani con disabilità per accompagnarli nel passaggio alla vita adulta. In questa transizione verso l’autonomia il lavoro ricopre un ruolo fondamentale perché garantisce libertà individuale e permette di partecipare alla vita di comunità.

Su base di uguaglianza. Non solo un titolo

Il convegno torinese ha chiamato a raccolta rappresentanti delle istituzioni, accademici, persone con disabilità e caregiver che si sono confrontati sui temi del diritto, della libertà e della realizzazione personale. Sono stati esplorati molti degli aspetti concreti e operativi che renderanno possibile l’applicazione della nuova legge sulla disabilità – la cui adozione in toto è stata ufficialmente rimandata al 2027 dal Decreto Milleproroghe – e definiti alcuni elementi necessari affinché il progetto personalizzato sia correttamente applicato. Tra tutti, la piena libertà della persona con disabilità di esprimere le proprie aspirazioni e scelte.

«Su base di uguaglianza» è stato scelto come titolo dell’evento anche per la valenza normativa: «E’ uno dei principi fondanti della nostra Costituzione e rappresenta l’asse portante della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese nel 2009», spiega Manuela Lavazza.

«L’impegno di Fondazione Time2 nasce dalla constatazione che i giovani con disabilità e le loro famiglie incontrano molti ostacoli nel passaggio alla vita adulta e nella costruzione del proprio progetto di vita», commenta la presidente. «La riforma va nella direzione di riconoscere nel progetto di vita personalizzato e partecipato il diritto e lo strumento fondamentale del welfare della disabilità ma la sfida è culturale prima ancora che normativa e chiede di costruire contesti accessibili in cui ogni persona con disabilità possa abitare pienamente la cittadinanza».

Mentre prendono corpo, a macchia di leopardo, le sperimentazioni territoriali della riforma (a settembre 2025 saranno infatti 20 le province coinvolte), dal palco della Nuvola è arrivato anche l’annuncio, da parte dell’assessore alle Politiche Sociali ai Diritti e alle Pari Opportunità Città di Torino, Jacopo Rosatelli, dell’intenzione del capoluogo piemontese di lanciarsi in una autonoma attuazione degli obiettivi della riforma. È un bel segnale, commenta Pigoni «che mostra la volontà politica e amministrativa di muoversi autonomamente per garantire i diritti e l’inclusione delle persone anche laddove le leve del sistema centrale non si sono ancora mosse».

La riforma punta a un riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità. Viene semplificato il sistema di accertamento dell’invalidità civile e introdotta una nuova valutazione multidimensionale per l’elaborazione del Progetto di vita. Il tutto è finalizzato a una maggiore personalizzazione del welfare che, constata Pigoni, oggi «quando è modulato sulle esigenze personali e di comunità lo è in maniera residuale e per zelo del privato sociale e del terzo settore, che si sforzano di colmare dei vuoti del sistema».

Fondazione Time2

Fondata nel 2020 da Antonella e Manuela Lavazza, Fondazione Time2 promuove un cambio di prospettiva nel welfare che preveda la piena partecipazione sociale delle persone con disabilità.

Già oggi attraverso attività, collaborazioni con le organizzazioni e progetti di formazione culturale, la fondazione affianca giovani persone con disabilità nel passaggio all’età adulta, favorendo l’opportunità per progettare il proprio futuro in contesti accessibili e orientati al sostegno personalizzato.

L’ente porta avanti due filoni di attività. Da una parte quella erogativa, attraverso bandi e contributi specifici finalizzati a stimolare progetti capaci di fronteggiare in modo innovativo le sfide dell’inclusione. Dall’altra l’impegno più operativo su cui la fondazione, in futuro, vuole puntare di più. «Su questo fronte due sono gli assi progettuali principali: favorire una maggiore capacità di autodeterminazione e scelta per le persone con disabilità e le loro famiglie e rafforzare la collaborazione con gli enti pubblici e del terzo settore, per mettere in pratica quotidianamente il cambio di prospettiva in cui crediamo». Centrale è l’inserimento lavorativo della persona con disabilità perché proprio l’occupazione, dice Pigoni, è un fattore decisivo per il diritto alla vita indipendente.

Nel 2024 Fondazione Time2 ha seguito l’inserimento lavorativo di otto persone, di cui tre nuovi ingressi, per un totale di 445,5 ore. Il dato emerge dal bilancio sociale che mostra come il 2024 sia stato un anno di consolidamento e crescita per l’istituzione.

Lo scorso anno ha visto il lancio delle attività nella sede a Torino e, parallelamente, l’avvio del primo gruppo di Self-advocacy, un percorso sperimentale di empowerment rivolto a persone con disabilità. I 5 partecipanti hanno quindi potuto lavorare sul riconoscimento dei propri diritti, sulla conoscenza della Convenzione Onu, sulla crescita di consapevolezza, autostima e indipendenza, con l’obiettivo di promuovere il loro coinvolgimento diretto nelle scelte di vita.

Sul fronte dell’impiego esiste un grande potenziale di collaborazione con le aziende, dove la sensibilità verso i temi di diversity, equity e inclusion è crescente. L’impegno di Fondazione Time2 si concentra su questo aspetto: «promuoviamo l’inserimento di persone con disabilità nelle aziende tradizionali, favorendo la loro integrazione in ambienti di lavoro comuni a tutti. Non ci facciamo promotori di iniziative settoriali o “protette”. Sono iniziative dal grande valore ma meno scalabili e meno rappresentative del mondo che vogliamo costruire. La nostra visione è quella di un mondo in cui persone con e senza disabilità condividano gli stessi spazi e luoghi, attraversando le stesse esperienze professionali. Questo approccio è più rappresentativo di una comunità accogliente, la visione che ci guida costantemente», dice Pigoni.

Inserimento lavorativo, ancora troppi ostacoli

Nel 2024 in Europa il divario occupazionale per le persone con disabilità ha superato quello di genere di quasi 15 punti percentuali (i gap sono rispettivamente al 24% e al 10%). E l’Italia, con un divario del 25%, si conferma tra i Paesi con maggiori disuguaglianze. È quanto emerge da uno studio sulle disuguaglianze nel mercato del lavoro condotto da Eurostat e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil).

Sempre in Italia, i dati del XXVI Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ci dicono che, al 2023, risultava occupato il 33% delle persone con disabilità con gravi limitazioni e il 57% di quelle con disabilità non grave, percentuali inferiori rispetto alla media nazionale.

Anche quando lavorano, le persone con disabilità possono più facilmente andare incontro a situazioni di disagio economico. Basti pensare che secondo Andel, lo stipendio medio annuo di una persona con disabilità è di 18mila euro, contro una retribuzione media annua nel settore privato di 38,565 euro nel 2023 (secondo le rilevazioni dell’Istat). 

Inoltre, come stima l’Oil, le persone con disabilità che lavorano sono pagate il ​​12% in meno all’ora rispetto agli altri dipendenti, in media, e il 9% di questo divario non può essere spiegato da differenze di istruzione, età e tipo di lavoro.

Il lavoro remunerato è condizione necessaria ma non sufficiente per un tenore di vita dignitoso tanto che l’Italia nel 2023 si è posizionata al penultimo posto tra i Paesi dell’Ue per quanto riguarda la povertà lavorativa tra le persone con disabilità, con un tasso del 14%. É il secondo valore più alto dell’Unione, preceduto solo dalla Romania con il 20,5%.

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