Davide contro Golia: la battaglia di Alisea per difendere il Made in Italy

Susanna Martucci

«Questa non è una battaglia legale solo per la mia azienda, ma per tutte le piccole imprese italiane che investono con sacrificio in innovazione e non devono arretrare di fronte a giganti globali». Susanna Martucci, fondatrice e ceo di Alisea, parla con calma determinazione. Da oltre trent’anni, la sua piccola azienda veneta trasforma materiali di scarto in oggetti di design Made in Italy, con un approccio pionieristico alla sostenibilità.

Alisea è nata a Vicenza nel 1994, da un’idea semplice e coraggiosa: recuperare materiali di scarto e trasformarli in oggetti che sappiano comunicare, attraverso design, innovazione e filiere italiane. «Era un progetto innovativo per l’epoca e ho dovuto lottare molto per far sì che diventasse un’azienda vera, capace di avere un impatto reale. Oggi siamo certificati B Corp, abbiamo 14 collaboratrici e collaboratori e curiamo nel dettaglio ognuno dei nostri prodotti» – racconta Martucci.

L’invenzione di Perpetua, la matita che non si tempera

Dopo vent’anni di lavoro su diversi materiali, Alisea entra in contatto con la grafite, un incontro destinato a cambiare il suo percorso industriale. Nasce infatti Perpetua, la matita che non si tempera e non sporca le mani, realizzata interamente in Italia attraverso un processo industriale brevettato. È il primo dispositivo scrivente a utilizzare un materiale innovativo brevettato, ottenuto recuperando la polvere di grafite dagli impianti di aerazione delle fabbriche high-tech, destinata a diventare rifiuto.

«Il granulo che utilizziamo è un compound tecnico che abbiamo brevettato noi. La produzione avviene tramite stampaggio a iniezione, un processo che ci ha permesso di creare un una matita che scrive per oltre 1000 km, resistente agli urti, che non utilizza colle o vernici protettive, e che può interagire anche con i touchscreen» spiega Martucci.

È, di fatto, un oggetto di uso quotidiano che racconta come si può innovare partendo da uno scarto, per creare un prodotto di valore industriale e sociale. Dietro Perpetua c’è, infatti, una filiera interamente italiana, in cui il magazzino e il confezionamento sono affidati a cooperative sociali che coinvolgono persone con disabilità, in linea con la vocazione benefit e B Corp di Alisea.

Il contenzioso con Apple: una questione di dignità industriale

La battaglia legale con Apple ha inizio nel 2018, quando la multinazionale di Cupertino lancia la Apple Pencil 2nd Generation. Alcuni clienti di Alisea segnalano la somiglianza sorprendente con Perpetua, caratterizzata da un design essenziale con un unico lato piatto che la rende inconfondibile e riconoscibile in tutto il mondo. «All’inizio abbiamo trascurato la cosa, poi attraverso una valutazione con lo studio de Capoa e Associati di Bologna, abbiamo approfondito. Abbiamo contattato Apple, abbiamo fatto analisi tecniche, abbiamo coinvolto il noto designer Aldo Cibic per uno studio comparativo» racconta Martucci.

«Per mesi abbiamo dialogato con Washington, poi improvvisamente si sono interrotti i contatti. E lì, è diventata una questione di rispetto e di dignità d’impresa. Una questione che mi ha toccata nel profondo e mi ha spinta ad avviare il contenzioso».

La causa legale intrapresa da Martucci ha, infatti, un obiettivo chiaro: difendere la proprietà intellettuale e industriale di un design frutto di anni di ricerca e sviluppo, tutelando l’innovazione delle piccole imprese italiane anche di fronte a un colosso globale. In un Paese in cui solo il 4% delle PMI ha registrato un marchio o un brevetto, infatti, dimostrare che anche le aziende con risorse limitate possono affermare diritti di proprietà intellettuale, è cruciale. È così che Alisea, si è trovata a incarnare l’immagine di Davide contro Golia.

Il processo di Appello

Nonostante il primo grado di giudizio, conclusosi nel 2024, non abbia riconosciuto le motivazioni di Alisea, Martucci è ricorsa in Appello. La prima udienza del nuovo ciclo processuale è fissata per il 17 luglio 2025.  «Non posso essere sicura di vincere, ma so che è giusto non fermarsi e andare avanti. Voglio combattere una battaglia non solo per me, ma per tanti altri. Quanti possono permettersi di difendere così la loro innovazione? Serve coraggio e fiducia nel sistema» – afferma.

La battaglia legale diventa quindi una prova basata sul fatto che la dignità industriale non ha (o non dovrebbe avere) dimensioni. «Perché – conclude Marcucci – se non difendiamo le nostre idee, le nostre innovazioni e la nostra industria, chi lo farà?».

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