Argentina, ondata di misure contro i diritti delle donne

L’1 marzo in Argentina, in apertura del Congresso, il presidente Javier Milei dovrebbe presentare il progetto «Uguaglianza davanti alla Legge», il nuovo programma del governo per modificare le politiche sulla parità di genere nel Paese. Il piano prevede l’eliminazione del «femminicidio» (inteso come omicidio che getta le sue radici nella disuguaglianza di genere sistemica) dal codice penale, oltre alla cancellazione dell’identità non binaria dai documenti e l’abrogazione di diverse normative, tra cui la legge sulla parità di genere sul lavoro e in politica.

Il progetto di legge segue quanto annunciato a Davos. Dal palco del World Economic Forum, il presidente argentino, liberista ma dalle idee socialmente molto conservatrici, ha respinto le leggi sul femminicidio derubricandole a prodotto della cultura woke e ha definito il «femminismo radicale» una distorsione del concetto di uguaglianza.

Questo è solo l’ultimo annuncio in ordine di tempo fatto dal presidente che, in materia di diritti civili, sembra essere intenzionato a distruggere tutte le politiche pubbliche che hanno a che fare con i diritti delle donne e la diversity.

Nel corso del suo primo anno in carica Milei ha decretato la chiusura definitiva del Ministero delle Donne, del Genere e della Diversità, sostituendolo con un sottosegretariato meno potente all’interno del Ministero del Capitale Umano; fermato l’acquisto di forniture essenziali per l’accesso all’aborto (che in più occasioni ha dichiarato volere limitare) e vietato il linguaggio inclusivo di genere nei documenti ufficiali.

Milei promuove queste politiche in un Paese, l’Argentina, dove nel 2024 si è verificato un femminicidio ogni 27 ore e dove il principale nucleo di pericolo per le donne è la propria casa.

Femminicidi

In un discorso al World Economic Forum, davanti ai leader di tutto il mondo, il mese scorso Javier Milei ha attaccato i movimenti femministi, preso di mira l’agenda woke – termine spesso usato dai conservatori per denigrare le politiche progressiste in materia di giustizia razziale e sociale – e annunciato che abrogherà il reato di femminicidio dal codice penale.

Dopo le controverse dichiarazioni la macchina politica si è messa in moto e il progetto è stato confermato anche dal ministro della Giustizia, Mariano Cúneo Libarona.

Il femminicidio è stato incorporato nel codice penale argentino a partire dal 2012 come circostanza aggravante legata alla violenza di genere e all’odio di genere. Il comma 11 dell’articolo 80 del codice penale punisce con l’ergastolo chiunque «uccida una donna quando l’atto è perpetrato da un uomo e vi è violenza di genere».

La proposta «Uguaglianza davanti alla Legge», ancora in fase di elaborazione, dovrebbe arrivare al congresso con l’apertura della sessione ordinaria il mese prossimo, e contenere anche altre modifiche alle leggi attuali. Si prevede infatti che conterrà l’eliminazione delle quote per le minoranze sul lavoro e dei criteri per la parità di genere nelle liste elettorali. Anche la legge sull’identità di genere, che riconosce il diritto all’identità auto-percepita, dovrebbe essere eliminata; come pure alcuni punti della Ley Micaela.

Quest’ultima è una legge del 2019 che prevede una formazione obbligatoria sulle questioni di genere e sulla violenza contro le donne da parte di governatori a tutti i livelli e funzionari pubblici. La norma porta il nome di Micaela García, vittima di femminicidio nel 2017, il cui caso contribuì ad accelerare il dibattito in Argentina sulla violenza di genere e contribuì a dare forma all’attuale legislazione.

Il femminicidio in America Latina

In tema di violenza di genere l’America latina resta una delle aree peggiori al mondo. Ma almeno 18 dei 33 Paesi della regione e dei Caraibi, secondo il Gender Equality Observatory for Latin America and the Caribbean, hanno adottato leggi sul femminicidio dal 2007 a oggi. Da almeno 25 anni, infatti si assiste all’introduzione o aggiornamento di leggi che spesso erano innovative già alla loro concezione. E nella maggior parte dei casi questo fermento è animato dal basso. La spinta per innovare infatti avviene primariamente grazie alla mobilitazione sociale, al femminismo militante.

Il femminicidio si differenzia dagli altri omicidi perché affonda le sue radici nella disuguaglianza di genere sistemica e nell’intento di esercitare un controllo sulle donne. Leggi dedicate, quindi, non offrono solo garanzie legali in più ma aiutano anche a costruire una consapevolezza pubblica.

Una ricerca di Un Women mostra inoltre che le leggi progressiste aiutano a migliorare il sistema: i Paesi che hanno approvato leggi per fermare la violenza domestica hanno infatti tassi più bassi di violenza da parte del partner (9,5% rispetto al 16,1%).

Violenza in dati

Mentre Javier Milei è impegnato a smantellare i diritti femminili, le donne in Argentina continuano a morire per mano di persone con cui hanno rapporti affettivi.

Il Paese ha registrato 25 femminicidi nel corso del mese di gennaio 2025 e, secondo il rapporto annuale dell’Osservatorio dei femminicidi Adriana Marisel Zambrano diretto da La Casa del Encuentro, il numero di donne vittime di femminicidio da gennaio a dicembre 2024 ha raggiunto quota 287. Gli omicidi per motivi di genere invece sono stati 318. Si calcola, una morte ogni 27 ore. Nel 2024 343 figlie e figli, il 52% dei quali minorenni, sono rimasti senza la loro madre.

Il 2024 ha toccato numeri ancora più alti del 2020 quando, in pieno lockdown per la pandemia di coronavirus, il Paese dell’America Latina registrò un record di femminicidi e un aumento delle segnalazioni di violenza domestica e abusi sessuali.

Nell’aprile di quell’anno la linea di assistenza contro la violenza domestica registrò un aumento del 70% delle telefonate.

Nonostante il presidente neghi il divario retributivo di genere le statistiche lo smentiscono. Nel 2024, l’Argentina ha ottenuto un punteggio di 0,77 nell’Indice del divario di genere. Il divario nel Paese è quindi di circa il 23%, ciò significa che le donne hanno il 23% in meno di probabilità di avere pari opportunità rispetto agli uomini.

I precedenti

Una delle prime decisioni prese da Milei, entrato in carica nel dicembre 2023, è stata l’eliminazione del Ministero delle Donne, del Genere e della Diversità del governo. Il gabinetto era stato creato dalla precedente amministrazione per occuparsi di applicare le leggi a tutela delle donne e sradicare la violenza e supervisionava anche la linea telefonica di emergenza 144 e il programma Acompañar, che assiste le persone a rischio di violenza di genere. Oggi è stato declassato a sottosegretariato, quindi con meno poteri, ed è finito sotto il controllo del ministero del Capitale Umano.

Poi ci sono i tagli alla spesa pubblica. I finanziamenti alle politiche di riduzione della violenza di genere sono stati inferiori del 26,8% nel primo trimestre del 2024 rispetto al 2023, secondo un’analisi dei dati governativi da parte dell’Associazione civile per l’uguaglianza e la giustizia.

Fortemente colpita da tutti questi cambiamenti è la Linea 144, la linea telefonica gratuita che offre assistenza e supporto alle donne e alle persone Lgbt+ che subiscono violenza.

In media, dal suo lancio nel 2013, la linea, passata al ministero della Giustizia dopo lo smantellamento di quello di Genere, ha risposto a circa 340 chiamate al giorno, più di 10mila al mese, più di 120mila all’anno. Secondo i dati ufficiali, il 98% di coloro che hanno chiamato il numero sono donne. Nell’81% dei casi per riferire di aggressioni da parte di un uomo, attuale o ex partner.

Il governo ha fermato l’acquisto di forniture essenziali per l’accesso all’aborto, ha vietato il linguaggio inclusivo di genere nei documenti ufficiali e chiuso l’agenzia nazionale anti-discriminazione, affermando che il Ministero della Giustizia avrebbe assorbito le sue funzioni.

Lo scorso novembre, infine, il Paese ha votato contro una risoluzione delle Nazioni Unite che promuove la fine di tutte le forme di violenza online contro donne e ragazze. Il presidente Javier Milei ha criticato la proposta, sostenendo che limiterebbe la libertà di espressione attraverso l’utilizzo di termini ambigui, e accusato l’agenzia globale di volere «imporre un’agenda ideologica».

Gli emendamenti al codice penale richiederanno l’approvazione del Congresso, ma tanto le dichiarazioni pubbliche quanto i progetti di legge in cantiere sono l’ennesima dimostrazione da parte dell’amministrazione Milei di volere cancellare le conquiste in materia di uguaglianza e le politiche progressiste del Paese. Lo stesso che 10 anni fa era diventato un riferimento mondiale per le manifestazioni contro la violenza di genere con il movimento Ni Una Menos.

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