Si scrive “Unioni Civili”, ma si potrebbe tranquillamente leggere “rivoluzioni civili”. Perché quello che la legge Cirinnà sta facendo in questo Paese è una vera e propria rivoluzione culturale. Anzi, è meglio dire che sono tante piccole grandi rivoluzioni culturali. Rivoluzioni che non riguardano solo i diretti interessati, cioè i cittadini omosessuali, ma la società tutta nel suo complesso, e che fino ad un anno fa, sarebbero sembrate davvero impossibili.
Chi avrebbe mai detto, ad esempio, che un ministro della difesa, anzi ministra, Roberta Pinotti, avrebbe celebrato l’unione civile tra due donne, rafforzando ancora di più questo gesto con la condanna dell’omofobia all’interno dell’esercito? Eppure è accaduto, sabato 8 ottobre a Genova, dove la ministra ha unito civilmente Elisabetta e Pamela. Le due donne, entrambe di Recco, dopo il rifiuto del sindaco (uomo) a celebrare queste unioni, si erano rivolte alla ministra, che è di Genova, perché fosse lei ad unirle. E così è stato. Una cerimonia felice, che ha visto la ministra sorridente ed emozionata, celebrare con tanto di fascia tricolore. Alla fine, come regalo, la Pinotti ha letto alle due spose anche una poesia di Emily Dickinson, sull’amore troppo “alto” per essere scalato da soli, ma raggiungibile invece se si è in due.
Che questo sia un paese dalla forte impronta maschilista e machista credo che lo si possa ammettere senza problemi. Sempre meno, fortunatamente, ma ancora in modo considerevole, soprattutto in certi ambiti e contesti. E che le piccole grandi rivoluzioni culturali che le Unioni Civili stanno mettendo in atto vadano proprio nella direzione del cambiamento di questo modello, è sempre più evidente, soprattutto dove è ancora predominante, come nelle Forze Armate.
E’ una rivoluzione che solo la scorsa settimana il generale Claudio Gabellini mandi una circolare al comando delle forze da combattimento dell’Areonautica, per ribadire che laddove un militare intendesse unirsi civilmente con altra persona dello stesso sesso, non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario. «Ricordo a tutti che il militare che dovesse fare “outing” o intendesse unirsi civilmente con altra persona dello stesso sesso, ovvero conviverci, non può e non deve avere valutazioni e trattamenti diversi dall’ordinario» si legge nella comunicazione, che continua: «sarà considerato illegittimo ogni commento o comportamento teso a denigrare e offendere la reputazione di detto personale. Tutti i militari, a nulla rilevando le proprie scelte e orientamenti, dovranno essere valutati disciplinarmente soltanto laddove il contegno e la condotta non fossero in linea con i dettami dello specifico status ».
Così come è una rivoluzione Polis Aperta, un’associazione nata nel febbraio 2005 per volontà di un gruppo di persone che svolgono il proprio servizio nelle forze di polizia e nelle forze armate, che condividono oltre al lavoro, anche l’orientamento affettivo omosessuale.
La decisione della ministra Pinotti di celebrare l’unione civile di sabato è solo la punta più avanzata di quanto sta succedendo. “Elisabetta e Pamela sono unite civilmente. Emozionata per aver contribuito alla loro felicità con una legge storica”. Questo ha twittato la ministra poco dopo la cerimonia. Legge storica, la Cirinnà, e rivoluzionaria, che farà bene a tanti, anche a quelli che a questa legge si erano opposti.