Bonetti: “Big data e Intelligenza artificiale non solo al maschile, occorre intervenire”

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0808La risposta all’attuale emergenza sanitaria passa anche da Big data e Intelligenza artificiale, che saranno sempre più protagonisti del nostro futuro. Ma “occorre chiedersi già oggi quale cultura produrremo se l’intelligenza artificiale sarà pensata esclusivamente dal mondo maschile. E occorre già oggi intervenire”. Lo dichiara ad Alley Oop Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità, ricordando come “in questa emergenza la prima speranza di sconfiggere il virus ci sia stata regalata proprio da un gruppo di donne, le ricercatrici dello Spallanzani e poi del Sacco”. Bonetti interviene anche sull’importanza di incentivare lo studio delle materie Stem. E riguardo alla ripartenza della scuola prevista per settembre sottolinea come sia necessario colmare il digital divide che ancora affligge zone del nostro Paese, per dare pari opportunità a tutti gli studenti destinando “adeguate risorse economiche a colmare il divario, ma anche investendo in politiche educative di supporto”.

In vista di una riapertura delle scuole ‘mista’, con la didattica a distanza che avrà ancora un ruolo importante, secondo lei come si può colmare il digital divide ancora esistente in alcune aree e dare pari opportunità agli studenti in tutto il territorio nazionale?
Queste settimane hanno fatto emergere con ancora più nitidezza le tante situazioni di fragilità del nostro Paese. La stessa didattica a distanza, che in molti casi ha dato risultati incoraggianti, grazie alla responsabilità e al lavoro congiunto di docenti e studenti, ci ha d’altro canto ricordato quanto il rischio di acuire le diseguaglianze sia sempre dietro l’angolo, sia per motivi strutturali sia contingenti. I dati Istat pubblicati nelle scorse settimane lo hanno confermato: un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet in casa e la quota scende tra le famiglie con almeno un minore. Sono dati che ci fanno riflettere sull’urgenza di colmare ritardi, anche sulle competenze digitali. C’è un punto di partenza da mettere a fuoco per la politica: l’educazione non è un fatto privato, ma un impegno che dobbiamo assumerci come comunità. Questo vuol dire, naturalmente, destinare adeguate risorse economiche a colmare il divario, ma anche investire in politiche educative di supporto. Col ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi ho ad esempio studiato una misura che preveda, per i laureandi in scienze dell’educazione, la possibilità di aiutare i bambini nella didattica a distanza, acquisendo crediti formativi. La crisi sanitaria ci può dare un’opportunità straordinaria sul fronte educativo. La politica e le istituzioni hanno il compito di coglierla e di mettere in campo tutte le azioni necessarie perché queste distanze si riducano e nessuno sia lasciato indietro.

608px-elena-bonetti-eventoColmare il digital divide, incentivando la creazione delle infrastrutture necessarie e la domanda, è anche un problema di reperimento delle risorse. Dove trovare i finanziamenti necessari?
Il tema delle risorse esiste e i mesi che ci attendono saranno particolarmente complessi. Per le famiglie, per le imprese, per il Paese nella sua interezza. Come dicevo poc’anzi, però, questa crisi può e deve trasformarsi in un’opportunità, che vuol dire assumersi la responsabilità storica di fare scelte e investimenti per il futuro. Dobbiamo tracciare la strada per i prossimi anni e dobbiamo farlo bene. L’emergenza ha acceso i riflettori su tanti settori strategici, penso alla scienza, alla ricerca, al digitale, al terzo settore. E’ questo il momento per aprire una riflessione per valorizzare le professionalità e le competenze di cui il Paese dispone, per ripartire e affrontare le sfide dei prossimi anni.

Il presidente di Confindustria Digitale, Cesare Avenia, ha chiesto di dotare le scuole di computer per tutti gli studenti, in modo tale da renderli autonomi e non dipendere dalle possibilità e dai mezzi della famiglia. E’ un’ipotesi percorribile?
E’ un’ipotesi che si muove nel solco delle pari opportunità e credo debba essere attentamente approfondita, prima che l’esigenza di colmare le disuguaglianze esploda come urgenza sociale. Credo possa trattarsi di un passo in avanti molto significativo, che consentirebbe di rendere accessibile quel diritto all’educazione purtroppo non sempre garantito in diversi contesti familiari e sociali.

In questa ‘fase due’ dell’epidemia di coronavirus è ancora più evidente l’importanza dei Big data e dell’Intelligenza artificiale per gestire la risposta sanitaria e il ritorno graduale alla normalità. Sono materie in cui secondo lei donne e uomini partono con pari opportunità?
I dati ci dicono che non lo sono. E’ il motivo che mi ha spinto sin dall’inizio del mio mandato a lavorare sul tema delle materie Stem e sull’importanza di attivare percorsi che diano un messaggio chiaro alle studentesse: non ci sono professioni per donne e per uomini, le donne nella scienza sono capaci quanto gli uomini e restarne escluse vorrà dire esclusione delle donne dai lavori del futuro, a partire dall’intelligenza artificiale. Occorre chiedersi già oggi quale cultura produrremo se l’intelligenza artificiale sarà pensata esclusivamente dal mondo maschile. E occorre già oggi intervenire. Mi piace poi ricordare che in questa emergenza la prima speranza di sconfiggere il virus ci sia stata regalata proprio da un gruppo di donne, le ricercatrici dello Spallanzani e poi del Sacco. E con loro le tante donne che in maniera silenziosa e coraggiosa hanno permesso al Paese di reggere queste settimane difficili di chiusura. Un patrimonio di competenze che, ancor più oggi, sarebbe un drammatico errore continuare a ignorare.

Ci sono o ci saranno nuove iniziative o progetti per incentivarne lo studio delle materie Stem in futuro?
Entro la fine del 2020 ho già annunciato che l’Italia si doterà per la prima volta nella sua storia di un Piano Strategico Nazionale per la Parità di Genere. Ci stiamo lavorando, anche con la task force “Donne per un nuovo Rinascimento” che ho voluto istituire presso il mio Ministero e che non a caso ha componenti di peso del mondo scientifico, come Fabiola Gianotti. Questo vorrà dire portare in Italia la riflessione che in Europa già stiamo facendo sul gender mainstreaming, ovvero la valutazione trasversale di tutte le politiche secondo l’impatto di genere. Vorrà dire azioni coordinate per contrastare il gender gap e la disparità salariale, politiche più efficaci di armonizzazione dei tempi familiari con quelli del lavoro, una presenza non di facciata né sussidiaria delle donne negli organi decisionali. Con un intervento importante sull’accesso alle materie Stem. Un gruppo di lavoro ad hoc, guidato dall’astrofisica Ersilia Vaudo, Chief Diversity all’Esa, sta studiando come incentivare l’apprendimento di queste materie, in particolare della matematica, e colmare un gap che rischia di penalizzare la crescita del Paese intero, anche dal punto di vista economico oltre che culturale.