Si può essere gay e votare destra? E’ la domanda delle domande, capace di scatenare da sempre animate discussioni che di solito finiscono senza un reale “vincitore” (se di vincere si tratta). Ma l’interesse per questa domanda, in realtà, non sta tanto nella risposta, che non può essere altro che “Sì”, visto che l’orientamento sessuale ovviamente non determina un orientamento politico. L’interesse sta nel capire il significato e le conseguenze di quel “Sì”. E per farlo, siccome non sono tutte uguali, bisogna innanzitutto chiarire di quale destra si sta parlando. Quindi, per prima cosa, la domanda va riformulata in modo più corretto, contingentata al presente: “può una persona lgbt votare destra, in Italia, oggi, 2018, quando la destra è quella rappresentata da Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni?
Sì, certo che può, ma votare questa destra, oggi, per un omosessuale italiano significa votare contro se stesso. Che se ne renda o che non se ne renda conto. Che voglia o non voglia dirselo. Senza che ci sia più spazio per gli alibi del passato. Quali alibi?
Fermo restando che in Italia le tematiche lgbt fanno ancora oggi fatica a entrare tra le priorità della politica in generale, fino a prima del 2016, il ragionamento di chi, omosessuale, votava destra, suonava più o meno così: “La sinistra ci ha dato qualche diritto? No, esattamente come la destra, che almeno non promette nemmeno di farlo”. Dunque questo era l’alibi, che per i diritti lgbt, nei fatti, votare destra o sinistra non avrebbe fatto alcuna differenza. Ora, tralasciando il fatto che l’attuale destra italiana (populista, post fascista, xenofoba e cattolico integralista), si è sempre mostrata discriminatoria verso le tematiche riguardanti orientamento e identità di genere, nemmeno una riga di questo ragionamento vuole andare a concludere che le persone lgbt dovrebbero automaticamente votare sinistra.
Il punto è un altro. E cioè che se fino a ieri votare destra per un omosessuale significava sicuramente non guadagnare diritti, ma, apparentemente, nemmeno perderli (visto che non ne aveva), oggi, 2018, non è più così. Oggi esiste una legge (approvata due anni fa), che non accontenta tutti, ma che dà per la prima volta diritti importanti ai cittadini gay e lesbiche di questo Paese: le Unioni Civili. Una legge, che, a prescindere da chi l’ha approvata, oggi qualcuno, in campagna elettorale sta dicendo chiaramente di voler abolire o ridimensionare. E questo qualcuno, anzi, questi qualcuno, sono proprio i tre leader dell’alleanza di centro-destra.
Ammesso o non ammesso che nei fatti questa volontà possa tradursi realmente in azione politica, le Unioni Civili pongono sicuramente l’elettorato lgbt di destra di fronte ad una nuova responsabilità. La responsabilità di valutare, al momento del voto, come e se mantenere le conquiste fatte. Come, ma soprattuto, se. Già, perchè a dire il vero, non è nemmeno giusto pensare che per tutte le persone lgbt i diritti di uguaglianza, conquistati e da conquistare, rappresentino una priorità da cui far dipendere una scelta di voto. Esistono casi di omofobia interiorizzata in cui, anche omosessuali dichiarati, danno una valutazione di se stessi discriminatoria e identica a quella di chi li discrimina. Sostanzialmente pensano che non avere gli stessi diritti, sia giusto. Ecco perchè possono votare anche chi candidamente dichiara di volerglieli togliere.
La speranza, è che specialmente le nuove generazioni, abituate a vivere con una visibilità e una normalità maggiore, non siano più disposte a tornare indietro, a scendere a patti con quella politica che vuole togliere e non aggiungere. E che non lo sia anche tutto il mondo a cui appartengono. Un atteggiamento che, a lungo andare, potrebbe portare un beneficio anche alla destra. Perchè se proprio lì dei ragazzi lgbt iniziassero a militare senza nascondersi, rivendicando la propria diversità; se proprio lì anche i loro genitori, amici, fratelli non fossero più disposti ad accettare politiche discriminatorie, forse, e sottolineo forse, tutto questo potrebbe contribuire a far crescere in questo Paese un conservatorismo liberale di stampo europeo. Interrompendo la lunga tradizione di gay, lesbiche e bisessuali, che da sempre, in incognito, militano e ricoprono cariche istituzionali importanti all’interno del centro-destra. Nascondendo ciò che sono, o accettando che ciò che sono sia “tollerato” a patto che non diventi esplicitamente un tema politico.
Utopia? Forse, ma non bisogna scordarsi che le Unioni Civili hanno portato molti ad una consapevolezza e rispetto di sè e della propria vita, fino a ieri impensabili. C’è solo da augurarsi che tutto questo non faccia che aumentare a macchia d’olio, espandendosi in ogni livello e grado di relazione, a prescindere dall’orientamento e dalla militanza politica. Ecco perchè bisogna difendere questa legge da chiunque voglia cancellarla. Perchè rappresenta una speranza, uno stimolo di progresso non solo culturale e sociale, ma anche politico. Per tutti. Anche per chi oggi, è disposto a votare contro se stesso.