Lo sport della Corsa d’Orientamento, spesso noto col nome internazionale di Orienteering, è un’attività sportiva che ha trovato, negli ultimi anni, ampio spazio anche all’interno della Scuola come strumento didattico ed educativo. Non è solo sport, non è solo corsa, non è solo gioco – guai a chiamarla caccia al tesoro!
La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli in occasione dei mondiali di orienteering ha sottolineato che “È uno sport molto adatto alle scuole perché riunisce in sé diverse, importanti caratteristiche: si pratica all’aria aperta, spesso immersi natura; richiede l’impiego di facoltà sia fisiche che intellettive; spinge le atlete e gli atleti a risolvere i problemi in poco tempo. Nel caso delle competizioni a squadre, poi, si aggiunge la capacità di lavorare in gruppo, mettendo al servizio di tutti le proprie qualità migliori”. E sono proprio le qualità migliori a portare alla vittoria.
Cristina Ruini, presidente dell’Associazione Punto K orienteering ASD, istruttrice e orientista da 10 anni e tra le prime in Italia a proporre questo sport ai bambini di 4-6 anni, nelle scuole di Trieste, racconta ad AlleyOop che “Non è necessariamente il primo della classe o lo studente-sportivo più veloce della scuola a vincere. Perché le abilità che vengono messe in atto sono un mix di energie fisiche e di facoltà mentali che spesso fanno emergere anche quegli studenti che hanno intelligenze diverse non sempre scolasticamente apprezzate”. Nato nei paesi scandinavi e divenuto in breve tempo materia di insegnamento nelle scuole in Svezia, anche in Italia si inizia a manifestare l’interesse per l’orienteering a misura di bambino. Inserito tra i 34 sport scolastici riconosciuti dalla International school sport federation (ISF), l’Orienteering consta di 4 discipline: corsa, sci, mountain bike e trail-o (l’orienteering di precisione, aperto agli atleti paralimpici).
L’attività ludico-sportiva proposta ai bambini, anche in ambito scolastico, presenta forti caratteristiche di interdisciplinarietà: logica, matematica e scienze motorie in primis, ma anche scienze, arte e immagine, storia, geografia. “Non è da sottovalutare anche la valenza educativa sulla personalità. Nell’ orienteering infatti ogni bambino deve applicare la propria tattica, prendere decisioni in autonomia, avendo fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. Il bambino sviluppa quindi autonomia e autostima, ma anche socializzazione e cooperazione” – prosegue Cristina Ruini.
L’80% delle attività vengono svolte all’aria aperta, in zone campestri, tra i boschi, in ambiente montano ma anche in prati e giardini, educando i bambini ad appropriarsi e vivere spazi naturali, in un approccio positivo e divertente. Le attività in ambienti cittadini, solitamente svolte in un centro storico, educano e stimolano l’attenzione dei bambini per i contesti urbani. La carta topografica è il primo strumento con il quale i bambini si interfacciano, imparando il concetto topografico generale: planimetria e simbologia, con cenni più o meno approfonditi della riduzione in scala. I primi esercizi di orientamento vengono presentati come giochi e variano a seconda dell’età e della capacità dei bambini. Tutti gli esercizi possono essere svolti sia camminando che di corsa. La difficoltà sta proprio nel trovare la velocità che consente di mantenere costante l’attenzione. Ai bambini viene quindi proposto di allenare il fisico, ma anche il cervello.