Le donne nella scienza? Ancora mosche bianche (ma per poco)

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Due foto a confronto a distanza di 90 anni. La prima (in basso) è stata scattata nel 1927 durante il Congresso di Solvay a Bruxelles e ritrae 28 scienziati uomini e una sola donna, Marie Sklodowska Curie. La seconda (in alto) è stata scattata quest’anno per l’Università di Trento e la Società Italiana di Fisica: nel cortile del Polo scientifico e tecnologico Fabio Ferrari di Trento il fotografo Giovanni Cavulli ha immortalato 28 fisiche italiane e un solo uomo (il professor Guido Tonelli dell’Università di Pisa). Una provocazione più che una fotografia della realtà. Resta, infatti, esiguo il numero delle donne nelle cosiddette STEM e ancor più in fisica e matematica.

La conferma viene anche dall’analisi dei dati del Centro Studi di Genere dell’università trentina, fatto dalla startup Data Tellers che ci offre una data visualization sulle disparità donna/uomo nel mondo scientifico in Italia.  Dal progetto ‘Donne&Scienza’ dell’Università di Trento emerge come in Italia sia ancora limitata la presenza delle donne nelle carriere scientifiche. Uno squilibrio di genere che si accentua in alcune aree disciplinari, ad esempio fisica e ingegneria industriale, e nei livelli gerarchici più alti: solo il 21% di docenti di prima fascia è donna.

Si ha quindi una conferma della disparità in termini di carriera accademica, considerato che gli ordinari donne in italia sono pochissimi, ma emergono anche alcune somiglianze “curiose” con i Paesi nordeuropei, che forse non ci si aspetterebbe. Il gender pay gap nel mondo della ricerca scientifica in Germania, ad esempio, è addirittura più evidente che in italia: i ricercatori tedeschi guadagnano molto di più delle loro colleghe. Poi ci sono sorprese, che sovvertono alcuni stereotipi, come il trend in completa controtendenza in Portogallo, dove le donne (sempre in ambito accademico) sono più numerose e sono anche meglio pagate.

E in Italia? Il 70% delle donne in accademia è assegnista di ricerca o ricercatrice e solo il 10% è professore ordinario, nonostante il 61% dei laureati siano donne.  Se si guarda allo spaccato maschile, solo il 51% occupa posizioni di assegnista o ricercatore, e ben il 25% è professore ordinario. La strada che porta a una fotografia veritiera, come quella scattata a Trento, è ancora molto lunga.