“Siamo quello che mangiamo”. Un precetto saggio. E sempre attuale, stando alle scelte alimentari dei Millennials, i consumatori nati tra il 1980 e il 2000. I ragazzi di oggi dimostrano di avere una consapevolezza e un’attenzione al cibo molto alta. Sostenibilità, alimenti locali, opzioni sane e un prezzo giusto guidano le scelte di acquisto. Locale vuol dire affidabile, e quindi per estensione anche salutare.
Marco ha 30 anni, vive a Torino ed è molto attento quando va a fare la spesa al supermercato: “in genere controllo la scadenza e la provenienza. Cerco di comprare materie prime e nonostante ciò è difficile trovare cose buone: i prodotti industriali, anche se di qualità, difficilmente sono come quelli fatti in casa”. Anche Daria vive in città. Sta a Milano e fa la dj. A proposito del momento della spesa racconta: “quando vado al supermercato sono molto attenta a ciò che acquisto. Guardo l’etichetta, la provenienza del prodotto e gli ingredienti di cui è fatto”.
La tavola da pranzo oggi appare molto diversa da quella di soli 10 anni fa. Prima di tutto, l’apparecchiamento: forchetta a destra, smartphone a sinistra. Perché il cibo è buono ma è anche bello da fotografare e condividere su Instagram. Spezie che vengono da lontano, dallo zenzero alla curcuma, arricchiscono i piatti, per dare un tocco di sapore e una spinta alla salute. Alimenti nuovi sono spuntati tra gli scaffali: kefir, hummus e latte di soia. Altri cibi nel frattempo perdono il loro lustro: la carne per esempio. Quattro anni fa anche Daria ha scelto di non mangiarla più “per motivi di salute principalmente”, dice. Come lei in tanti hanno preso questa decisione: in Inghilterra il numero di vegani è aumentato del 350% in dieci anni; il 42% di loro ha tra i 15 e i 34 anni. In Italia le persone che hanno optato per una alimentazione priva di carne e derivati sono più del 7%. Stando al rapporto di Venganok, nei primi 10 mesi del 2016 la spesa delle famiglie italiane per le carni rosse è diminuita del -5.8%. Segno meno anche per i salumi (-5.3%) e per i prodotti caseari (-3.2%). I sostituti della carne invece stanno vivendo un momento d’oro: il loro incremento nel 2016 è stato del 27.1% e sono entrati anche a fare parte del paniere Istat.
Affamati sì, soprattutto di informazioni. Quella dei Millenials è la generazione di consumatori più consapevole e rivolge grande attenzione alla qualità e alle proprietà benefiche e nutrizionali degli alimenti. Che sia manzo, formaggio o verdura, stando ad una ricerca condotta del salone Seeds&chips, l’80% vuole sapere di più sulla provenienza e la tracciabilità del cibo che consuma. Abituati a navigare in rete, consultano fonti di informazione e poi orientano i consumi. E dalla conoscenza nasce la consapevolezza. Atteggiamenti e scelte di consumo dei Millennials sono modellati anche da sensibilità (più spiccate rispetto al passato) su temi come riscaldamento globale, diritti dei lavoratori, ricadute energetiche di alcune produzioni. Per questo motivo i Millenals sono disposti a pagare di più un prodotto se rispetta certi canoni qualitativi.
Secondo uno studio della Organic Trade Association nel 2016 i Millennials hanno trainato la crescita del mercato bio, in particolare nei centri urbani urbani. Solo nel nostro Paese il valore del mercato interno del biologico è pari a 2,7 miliardi di euro. “Pare sia scoppiata una tendenza healthy: sembrano tutti interessati al cibo ultimamente” dice Federica, 30enne di Bergamo. “Anche a me piace fare la spesa al supermercato – scegliere tra prodotti diversi, le novità e le promozioni – ma non sono fissata”.
Il cibo non è solo nutrizione. Quello che mangiamo dice molto sulla nostra identità. Facciamo scelte tutti i giorni non solo di gusti ma anche valori. E allora quello che mettiamo nel carrello diventa un’estensione della nostra personalità. Preferire uova di galline allevate a terra anziché in batteria. Comprare una mela bio quando allo stesso prezzo si potrebbe acquistare una confezione da quattro. Scegliere il negozio locale per sostenere la propria comunità. Tutto questo è dare il nostro appoggio ad idee (o modelli di produzione) che sentiamo vicini alla nostra etica. Consumo dunque sono.