Giovani e denaro: l’importanza della paghetta settimanale

I genitori americani danno ai loro figli una paghetta media di 20 dollari a settimana, stando alle rilevazioni dell’ultimo studio Wells and Fargo*. Si passa da circa 15 dollari per i bambini fino a 8 anni, ai quasi 25 dollari per i diciassettenni. In Europa, sostiene un’analisi effettuata sul parere del German Youth Institute, nel 2023 queste quote andavano da un massimo di 20 euro mensili per i ragazzi fino a 10 anni, a circa 60 per i più grandi.

A prescindere dalla quantità specifica, “pagare” periodicamente i figli sin da piccolissimi sarebbe un ottimo modo per prepararli a essere adulti finanziariamente coscienti. Come sostengono molti esperti, sono i genitori a influenzare maggiormente l’apprendimento dei ragazzi in ambito finanziario. Quindi è in famiglia che si possono apprendere almeno certe abitudini.

Oggi, inoltre, è nozione condivisa che avere una conoscenza almeno di base di questi temi sia diventato un imperativo. Al parti di imparare a leggere e scrivere, studiare una seconda lingua, è fondamentale possedere una comprensione minima di concetti monetari, patrimoniali, capire come funzionano investimenti e inflazione. E, alla stregua di altre materie ritenute ormai standard, bisogna iniziare a imparare da prestissimo.

Parlare di soldi ai bambini e ragazzi, lasciargli sperimentare la gestione e garantire percorsi “age-appropriate” offrendo linee guida anche a scuola, aiuta a formare adulti meno a rischio di finire indebitati.

In quest’ottica, avere sin da piccoli una paghetta rappresenterebbe un importante strumento di formazione per la vita. Confermava uno studio della banca Ing su un campione di oltre 12mila europei: i giovanissimi che ricevono periodicamente del denaro dai genitori, sono più inclini a sviluppare competenze finanziarie solide e meno propensi a esporsi a spese insostenibili. Inoltre, rispetto a quanti da ragazzi non ne avevano una, gli adulti che da piccoli ricevevano anche piccole quantità di soldi in famiglia, mostrano maggiore controllo sulle spese, inferiore rischio di prelevare troppo o di finire in rosso. E sono tendenzialmente più propensi al risparmio.

Certo, in un mondo che è sempre più costoso ed economicamente intricato, il tema non è solo ricevere o meno del denaro sin dalla tenera età. Serve infatti costruire in parallelo conoscenze adeguate per saper rispondere a domande tipo cosa sono i tassi di interesse? Cosa significa inflazione? Come si trasforma il denaro in ricchezza?

La paghetta settimanale

Dicevamo che i ragazzi formano una determinata attitudine verso i soldi già in famiglia. Ma quanti genitori effettivamente predispongono pagamenti periodici per i figli? E come discutono con loro di denaro?

A darne uno spaccato recente, la ricerca di Wells and Fargo di inizio luglio che non si è concentrata solo sull’ammontare delle paghette degli americani. Ma ha rilevato anche le difficoltà incontrate dagli adulti nell’insegnare ai ragazzi argomenti legati ai soldi. Stando alle evidenze, se oltre il 70% di genitori dice di dare una media che si aggira sui 37 dollari settimanali* ai propri figli, più del 50% indica di far fatica a parlare di denaro e finanza in un modo che i piccoli possano comprendere. Se poi, secondo l’85% dei rispondenti ricevere periodicamente del denaro aiuta i giovani a imparare cosa significa spendere, per il 65% però resta difficile fare un passo indietro quando si tratta di acquisti. E lasciare, quindi, i propri ragazzi liberi di sbagliare.

Un altro dato interessante rilevato riguarda le modalità di questi pagamenti. Dato lo sviluppo e la penetrazione della tecnologia anche per le piccole transazioni, ci si aspetterebbe un uso diffuso di tools digitali. Anche per come proprio l’introduzione di strumenti tech permette di aprire conversazioni su concetti finanziari anche semplici con i giovani. In effetti, le rilevazioni dello studio indicano che il 24% delle paghette vengono effettuate attraverso transizioni P2P (peer-to-peer) virtuali. Il 20% attraverso depositi diretti su conti correnti e il 14% attraverso carte di debito pre-pagate.

Eppure, nonostante questi numeri, nel 2025 resta ancora molto diffuso l’uso di moneta sonante. Secondo lo studio, infatti, molti genitori continuano a pagare in contanti. Anche quando sono coscienti che i loro figli preferiscono soluzioni digitali. Senza contare poi come – lo dicono molte ricerche – non sono pochi gli adulti che ancora hanno competenze scarse in questo senso. E risultano poco coscienti delle novità a disposizione.

Davanti agli scenari tratteggiati, gli esperti confermavano: «Abbiamo opportunità e responsabilità nel provvedere supporto, guida e strumenti che aiutino i genitori a preparare i loro figli al successo» finanziario. Perché molti adulti sanno di avere o avere avuto una responsabilità nell’influenzare le abitudini dei propri ragazzi. La maggior parte degli intervistati nella ricerca Wells and Fargo, infatti (l’85%) si rende conto che avrebbe dovuto discutere maggiormente in famiglia di questioni legate ai soldi. Un terzo (il 32% per l’esattezza), indica poi di non sentirsi a proprio agio nel parlare con i figli di questioni di denaro.

Imparare a scuola

Se avere del denaro a disposizione è un primo passo, da qui è poi indispensabile affiancare una formazione ai concetti chiave che regolano la finanza. E, oggi forse come mai prima, preparare all’esistenza dei diversi e insidiosi rischi. Sia quelli legati alle fluttuazioni dei mercati o agli andamenti dell’inflazione. Ma anche allo sviluppo delle nuove tecnologie, alla base spesso del crescere esponenziale di frodi e crimini digitali.

Dando poi per scontata la necessità che i ragazzi raggiungano un livello di comprensione almeno di base, in realtà non serve solo pensare a programmi esclusivamente di educazione finanziaria – l’introduzione a scuola di questa materia è un tema già dibattuto. Ma è al momento molto importante anche già partire costruendo solide basi di matematica.

Imparare a fare stime, calcolare mentalmente e in modo rapido, per esempio le percentuali, infatti, riduce il rischio di venire raggirati. Senza contare poi come saper immaginare scenari credibili permetta di sviluppare una certa confidenza nelle decisioni. In una prospettiva di formazione ampia, sarebbe poi utile puntare a un insegnamento che, rispetto alla performance legata al voto, prediliga un approccio sperimentale, magari alla stregua di un gioco.

Cosa succede in Europa

Nel vecchio continente la questione sulla preparazione dei giovani a una conoscenza dei concetti di finanza, risulta urgente. In generale infatti, il blocco presenta un’alfabetizzazione in questo senso ancora bassa. Secondo una ricerca Eurobarometro del 2023, infatti, solo il 18% dei cittadini presentava livelli alti in questo senso. Con donne, giovani e persone a basso reddito a mostrarsi i gruppi (molto) meno “finanziariamente educati”. Per quanto la situazione sia variegata già nelle diverse aree, in solo quattro Paesi dei 27 almeno un quarto della popolazione mostra un’alta financial literacy. Si tratta di Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia ed Estonia: qui quattro rispondenti su dieci mostravano una alta conoscenza finanziaria.

Il continente ha bisogno di fare uno sforzo importante. Come indicava la Commissione europea nel suo recente piano per i risparmi e gli investimenti: più alti livelli di preparazione finanziaria saranno essenziali per far sviluppare una cultura degli investimenti più forte in tutta la Ue. E permettere una maggiore competitività dell’Unione a livello mondiale – oltre a un più diffuso benessere.


* Secondo la ricerca la media effettiva rilevata è di 37 dollari. Ma questa cifra è influenzata da quei rispondenti che hanno indicato limiti molto alti. La quota generale stimata più credibile si attesta sui 20 dollari, media calcolata poi anche sulle varie differenze rilevate per età.

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