“Donne, Api, Libertà!”, il reinserimento delle donne detenute passa dal lavoro

«Mi è piaciuta la formazione. Ho imparato tante cose dalle api», che «sono piccole e tranquille. Sono stata felice» e «questo lavoro mi ha fatto sentire bene perché stavo sempre all’aria, fuori, libera mentre gli altri erano lavori al chiuso. Così cambia la mia vita rispetto a quello che vivo a Milano». Questo è il racconto di una delle due donne in fase di uscita da percorsi di detenzione – delle quali per ragioni di privacy non possiamo rendere noti i dettagli – che ha partecipato al progetto Donne, Api, Libertà! nell’apiario di Cascina Cuccagna, nel cuore di Milano.

L’iniziativa è promossa da diverse associazioni – Accc Associazione consorzio cantiere Cuccagna, in collaborazione con Il Gabbiano Odv e Aps Cambalache  – , realizzata con il contributo di Otto per Mille Chiesa Valdese e il ricavato della Lotteria Cuccagna 2025 e mira a favorire il reinserimento lavorativo e sociale delle donne beneficiarie. Tuttavia, sta contribuendo a innovare anche i programmi di reinserimento lavorativo.

«Credo che una persona, indipendentemente dall’esperienza che ha avuto, si appassiona di più al lavoro ricevendo una formazione specifica e stando a contatto con la natura – spiega ad Alley Oop Luisa Della Morte, responsabile dell’associazione Il Gabbiano Odv / Centro diurno Filodritto – Lavorare a contatto con la natura non aiuta solo dal punto di vista economico, ma anche da quello psicofisico». La cura del verde e delle api, «rafforza l’impatto positivo sulle persone coinvolte, favorendo l’emancipazione femminile», aggiunge anche la direttrice di Cascina Cuccagna Federica Scaringella.

Una collaborazione già avviata

“Donne, Api, Libertà!” è solo l’ultimo atto di una lunga e proficua collaborazione tra Il Gabbiano Odv e Cascina Cuccagna. Dal 2019 l’associazione «è entrata nel Consorzio cantiere Cuccagna per sostenere con altre associazioni il filone prettamente dedicato all’ambito sociale – racconta Federica Scaringella – Nel 2020 abbiamo iniziato a ragionare su come legare il vissuto sul territorio della Cascina e la sua bellezza legata al verde all’integrazione e alla coesione sociale». Da qui è nato il centro diurno per le «le signore che stavano affrontando un percorso con la giustizia». Inizialmente, complice l’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid 19  «non era frequentatissimo», spiega Scaringella. Nel tempo però, con il laboratorio Filodritto, la situazione è cambiata. Oggi «c’è un bel turnover» di donne «che lavorano 5 giorni su 5». Tra bigiotteria, sartoria e ceramica, oggi il laboratorio offre «un luogo di formazione e socializzazione», concorda anche Luisa Della Morte.

Le partecipanti sono poi in contatto con tutto l’ecosistema della Cascina: «Riescono a proporre i loro prodotti nei mercatini organizzati nella struttura e vengono inserite in tirocini lavorativi nel bar e nel ristorante con delle borse lavoro». O, ancora, «fanno la pausa pranzo al bar della Cascina, quindi è facile incontrarsi e conoscersi e anche entrare in confidenza», spiega Federica Scaringella. «Un altro momento che le vede protagoniste è il “Natale comunitario”. È un pomeriggio dedicato a tutti coloro che frequentano l’ecosistema Cuccagna in cui le signore ci guidano e ci aiutano a imparare le attività manuali che hanno appreso durante il laboratorio. E alla fine mangiamo tutti insieme una fetta di panettone», dice la direttrice di Cascina Cuccagna. L’obiettivo è «facilitare la contaminazione in un contesto più aperto e inclusivo possibile». Un esempio di questo stretto rapporto è stata anche la Lotteria Cuccagna, «per cui sono stati venduti quasi 3.700 biglietti con quasi 10mila euro raccolti».

Lavorare nelle arnie

In Cascina Cuccagna sono presenti 4 arnie con 250mila api, che già fornivano uno strumento didattico e informativo sulla biodiversità. «Il passo verso un progetto di inclusione sociale è stato breve», afferma Federica Scaringella. «Abbiamo proposto il progetto a 7 o 8 persone. Alcune hanno risposto che non se la sentivano e preferivano un lavoro più ordinario, come servire in un bar o fare le pulizie – prosegue Luisa Della Morte – Le due donne selezionate hanno però accolto la possibilità con molto entusiasmo. Sono persone a cui piace stare a contatto con la natura». Il periodo di formazione a cura di Apicoltura Urbana «è andato molto bene».

«Si sono messe d’impegno e hanno imparato bene anche a livello pratico, a togliere le api dalle arnie e come intervenire in tutte le fasi della lavorazione, nonostante all’inizio avessero un po’ paura», afferma la responsabile dell’associazione Il Gabbiano Odv. Ora, terminato il periodo di apprendimento delle competenze, le due beneficiarie stanno svolgendo da qualche settimana un tirocinio in delle cooperative in provincia Como e in Cascina Biblioteca a Milano. «L’idea è quella che al termine della formazione, se ci sono requisiti e se il periodo di osservazione e di apprendimento è andato bene, le cooperative possano offrire un posto di lavoro vero e proprio», spiega Della Morte.

Il lavoro al centro del reinserimento sociale

Progetti come “Donne, Api, libertà!” sono fondamentali in un periodo in cui «nessuno parla di carcere, se non per i fatti di cronaca nera, mentre bisognerebbe tenere sempre alta l’attenzione e lavorare per il reinserimento sociale», dice la responsabile del Gabbiano Odv. Solo nel carcere di Bollate, nella provincia di Milano sono «150-300 le persone che escono e vanno a lavorare». Fatti terribili come quello del recente femminicidio di Arachchilage Dona Chamila Wijesuriyauna da parte di Emanuele De Maria, detenuto in permesso lavorativo, non devono diventare esemplari ma bisogna lavorare perché non accadano più: anche grazie a questi percorsi di reinserimento, sottolinea Della Morte, il tasso di recidiva tra gli ospiti della struttura si aggiri attorno al 17%, contro una media nazionale del 70%.

Per i detenuti, in generale, e per le donne soprattutto infatti «lavorare è fondamentale. Se una persona non ha un impiego non può accedere alle misure di detenzione alternativa», spiega ancora Della Morte, e se non ha una prospettiva lavorativa e di autonomia rischia di tornare a commettere i reati per cui è stata condannata, invece di cambiare strada.

Inoltre «trovarsi senza lavoro è difficile per chiunque, a maggior ragione per qualcuno che quando si presenta ai colloqui ha sempre la connotazione di colui o colei che è stato in carcere, come se lo avesse scritto sulla pelle – dice la responsabile dell’associazione – Un percorso intermedio di accompagnamento al lavoro è fondamentale per uscire e consolidare la propria posizione nel mondo e presentarsi con le proprie caratteristiche e le proprie potenzialità». “Donne, api libertà” aggiunge poi un tassello: permette infatti alle detenute di «uscire dallo stereotipo che le vuole solo cameriere o donne della pulizia e di dare loro una formazione specifica in un contesto vincente, che le fa appassionare e dà loro più gratificazioni – conclude Della Morte – Mi auguro che ci possano essere sempre più opportunità di questo tipo”.

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