Stress universitario, otto studenti su dieci ne soffrono

Notti insonni sui libri, tazze di caffè e bevande energetiche accumulate sulla scrivania, la paura di fallire e la costante ansia di non essere all’altezza delle aspettative. Secondo un’indagine condotta dall’Università degli Studi Federico II di Napoli, lo stress universitario riguarda 8 studenti su 10. Tanti sono, infatti, quelli che manifestano malesseri fisici legati alla pressione per gli esami e, con l’avvicinarsi della sessione estiva, si acuiscono problemi quali insonnia, ansia e attacchi di panico.

Il fenomeno è globale. Imporrebbe una riflessione seria con strategie di intervento mirate ma, troppo spesso, invece, il benessere degli studenti non viene considerato una priorità con il rischio che possa aumentare anche il tasso di abbandono del corso di studi. In Italia, dove il livello di laureati è di molto inferiore a quello europeo, è una via che non ci si può permettere di percorrere senza perdere non solo in competitività economica rispetto agli altri Paesi, ma anche come benessere sociale complessivo.

Il fenomeno in numeri

Nell’indagine condotta dall’ateneo campano, l’84% degli intervistati dichiara di stare male nelle settimane precedenti le prove. Nel dettaglio, il 62% soffre di insonnia cronica, oltre la metà (54%) sperimenta crisi di panico frequenti e il 49% è colpito da veri e propri attacchi d’ansia. (unina.it.)

Il Consiglio Nazionale dei Giovani ha indagato sulle fonti di stress accademico, evidenziando come le relazioni negative con i docenti rappresentino un fattore di forte disagio per la metà degli studenti (50,4%). Seguono l’ansia da competizione (24,3%) e il timore di deludere le aspettative genitoriali (18,9%). (consiglio nazionale giovani).

Proprio la famiglia gioca un ruolo determinante nel costruire un approccio sano allo studio: «Un genitore autoritario può aumentare la pressione dello studente, alimentando il perfezionismo, mentre un approccio troppo permissivo può impedire allo studente di sviluppare adeguate capacità di pianificazione e organizzazione». A spiegarlo ad Alley Oop è la psicologa Simona Scaini, vice direttrice del dipartimento di Psicologia della Sigmund Freud University, che, aggiunge, «Gli studenti si trovano a dover gestire un carico di studio intenso, monitorare autonomamente il proprio percorso e spesso lavorare per mantenersi, creando un sovraccarico che incide pesantemente sulla loro salute mentale e fisica».

Oltreoceano, la situazione non è più rosea. Negli Stati Uniti, circa il 35% delle matricole soffre di disturbi d’ansia, con un allarmante 10% che ha considerato il suicidio (inomics.com). In Europa il sito del National Health Service britannico indica quali siano i segnali da monitorare e come porre rimedio alle situazioni ritenute più gestibili. Mentre consiglia di prendere in considerazione l’aiuto per lo stress se: «stai lottando per affrontare lo stress; le soluzioni che stai provando non aiutano; lo stress sta influenzando la tua vita o il lavoro universitario. Potresti provare a parlare con amici, familiari o il tuo tutor universitario. Un medico di famiglia è anche un buon punto di partenza e possono aiutarti con consigli o accesso ai trattamenti se ne hai bisogno».

Cause e impatti dello stress

Secondo Scaini lo stress universitario può agire da detonatore per patologie preesistenti a base biologica. «Tra i segnali d’allarme a cui gli studenti dovrebbero prestare attenzione rientrano mal di testa frequenti, problemi gastrointestinali, irritabilità, ansia, insonnia e difficoltà cognitive. Un’attenzione particolare va rivolta all’insonnia, spesso alimentata dall’abuso di bevande stimolanti come il caffè, che possono esacerbare l’ansia. Anche sbalzi d’umore, calo della concentrazione e isolamento sociale sono spie da non sottovalutare», dice l’esperta.

Proprio il supporto sociale, invece, è fondamentale per ridurre lo stress: «creare un gruppo di studio può facilitare il raggiungimento delle tappe accademiche, aiutare a gestire l’ansia degli esami e migliorare il benessere emotivo». Al contrario, «se lo studente finisce fuori corso, frequenta sempre meno i colleghi e perde la sua cerchia sociale. Diventa perciò difficile proseguire il percorso senza compagni, poiché con essi vi è una condivisione emotiva», spiega Scaini.

Investire nel benessere studentesco

Alcune università stanno iniziando a riconoscere l’importanza della salute mentale degli studenti. La Sigmund Freud University di Milano, ad esempio, offre percorsi terapeutici personalizzati focalizzati sulla riduzione del rimuginio, sul miglioramento del sonno e sulla gestione dell’ansia da esame. L’università di Torino ha attivato lo Spazio di Ascolto di ateneo, un servizio dedicato sia agli studenti che al personale.Dal mese di aprile 2025 lo Spazio di Ascolto offre sia colloqui individuali (online e in presenza: per i colloqui in presenza vi sono tempi di attesa più lunghi, anche di un mese, per i colloqui online la presa in carico è invece rapida) sia incontri di gruppo (solo per studenti, solo in lingua italiana) in presenza. Gli incontri sono finalizzati al riconoscimento delle risorse personali e alla loro valorizzazione, con conseguente miglioramento delle relazioni sociali e del coping (strategie per fronteggiare situazioni e/o eventi stressanti) in ambito accademico. Sono previsti fino a 5 colloqui con psicologi/ghe, psicoterapeuti/e, specialisti/e e specializzandi/e del Dipartimento di Psicologia, erogati garantendo la massima tutela della privacy e nel rispetto dei principi deontologici della professione psicologica.

Nella stessa direzione si sta muovendo il Politecnico di Torino, che promuove diverse iniziative, tra cui una survey sul benessere organizzativo e, di nuovo, uno spazio di ascolto. Quest’ultimo, si legge sul sito dell’ateneo, è «un servizio della comunità studentesca e del personale del Politecnico, diretto alle persone che sperimentano disagio psicologico. Per la comunità studentesca si può trattare di difficoltà nell’affrontare alcune situazioni legate alla propria esperienza universitaria, quali ansia, demotivazione, disagio relazionale, difficoltà di concentrazione o di organizzazione del tempo e dello studio».

Esempi più diffusi negli Stati Uniti dove quasi ogni università ha programmi dedicati, come ad esempio la Southern New Hampshire University secondo la quale è importante anticipare lo stress. «I college e le università hanno anche un ruolo nel fornire risorse e creare ambienti che promuovano il benessere degli studenti, compresi i workshop di gestione dello stress, i servizi di salute mentale e la promozione di una comunità di supporto. Affrontando lo stress in modo proattivo, gli studenti possono migliorare la loro capacità di avere successo sia accademicamente che personalmente durante i loro anni di college». Oppure l’università del North Carolina at Chapel Hill che dedica al tema una serie di iniziative e servizi di supporto agli studenti. Fino all’università di Harvard, che ha una task force dedicata per la gestione dello stress degli studenti, che redige periodicamente un report sul tema.

Gli impegni di queste università rappresentano un investimento per il benessere degli studenti che si traduce non solo in crescita personale e successo accademico ma, più in generale, in un beneficio per l’intero sistema universitario e guardando al futuro per l’intera società. D’altra parte la salute mentale sta guadagnando via via più spazio fra le priorità non solo dei governi ma anche delle aziende a dimostrare quanto sia diventata un’urgenza su cui non è più possibile derogare.

***

La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo