
Alcune targhe delle strade di Roma
In Italia le donne spariscono. E lo fanno in molti modi. Basterà pensare a quanto poco ci ricordiamo di scienziate, musiciste, poete, scrittrici, di politiche e di mediche, di quante a vario titolo hanno scritto la storia di questo Paese. L’esercizio che più di ogni altro ci restituisce immediato il senso dell’omissione è la toponomastica. Piccoli e grandi centri dedicano vie e piazze quasi esclusivamente agli uomini. A volere cercare una media delle intitolazioni a figure femminili, il dato oscilla tra il 3 e il 5%; quelle a nomi maschili stanno invece sul 50%.
Nei capoluoghi di regione solo il 6,6% delle strade intitolato a donne
A tenere i conti è Toponomastica femminile, nata su Facebook nel 2012 e poi costituitasi in associazione nel 2014. L’intento dichiarato è quello di restituire voce e visibilità alle donne che hanno contribuito, in tutti i campi, a migliorare la società. Donne oscurate, sulla cui vita è calato il silenzio. I capoluoghi delle regioni e province autonome in Italia sono 21. In queste città, 24.572 strade portano il nome di persone; 1.626 (il 6,6%) sono intitolate a figure femminili. Se escludiamo le sante, scendiamo a 959.
A Roma il 7%, a Milano il 5%
Prendiamo la Capitale. A Roma sulle 7.892 intitolazioni a individui, di donne se ne trovano per il 7%; parliamo di poco più di cinquecento tra vie, vicoli e piazze. A Milano non va diversamente: su 2.593 intitolazioni è solo il 5% a non riferire di uomini; non arriviamo a centotrenta vie. E si potrebbe continuare senza trovare eccezioni. Anche altre differenze rispetto allo standard del maschio bianco vengono oscurate. Lo European Data Journalism Network , in uno studio sulle grandi capitali europee, dimostra che appena lo 0,1% delle strade è intitolato a personalità non di pelle bianca, nata in Paesi extra europei.
Nessun vincolo di legge
Ma torniamo a noi. Cosa bisogna fare per dare a una via il nome di una donna? La materia è regolata da un regio decreto del 1923 , per le amministrazioni municipali che intendano mutare nome a vecchie strade o piazze comunali, è prescritta la preventiva approvazione ministeriale; e da una legge del 1927 che richiede invece l’autorizzazione del prefetto per le nuove attribuzioni. L’unica regola – certa anche se derogabile, a precise condizioni – è che la persona alla quale si voglia intitolare la pubblica via sia morta da almeno dieci anni. Sull’equilibrio di genere non c’è invece una sola riga. Solo recentemente, su istanza dell’associazionismo, si cominciano a intravedere i comuni dotarsi di regolamento.
L’appello: «Cambiare i regolamenti dei Comuni»
A denunciare l’assenza dele donne dal paesaggio disegnato dalle nostre strade è Maria Pia Ercolini, presidente di Toponomastica femminile. Succede a Catania a margine di una giornata di studi, dal titolo “Confluenze”, inserita nel progetto Pia.ce.ri. di Voci di Donne, un lavoro portato avanti da un gruppo di ricercatrici che sul genere conducono studi da diverse prospettive (storico–culturale, linguistico-letteraria e religiosa). A proposito di immaginari e linguaggi urbani, Ercolini fa il punto. E non è solo aritmetica. Cosa c’è nelle nostre vie? «Per lo più solo figure religiose, o tratte dal mito. Nelle nostre strade semmai nomi comuni, generici, quasi le donne fossero cose. Uno spazio assolutamente esiguo è lasciato alle protagoniste laiche della società». Per ridurre quest’altro gap ci sarà da lavorare: «Servirà cambiare i regolamenti dentro i nostri Comuni».
La richiesta: intitolare a Cutuli una sala del palazzo comunale di Catania
Negli stessi giorni, nella stessa città, Pina Arena parla di colpo di spugna e scrive una lettera aperta al sindaco. Arena è presidente della sezione cittadina della Federazione nazionale insegnanti della scuola e negli anni ha dato vita a molti progetti, ha coinvolto gli alunni e le alunne della città etnea. Si rivolge al primo cittadino e lo fa per ribadire una domanda rimasta sinora senza risposta: intitolare a Maria Grazia Cutuli una sala, individuata da tempo dentro al palazzo comunale.
A vedere divelte le targhe dedicate alle Staffette partigiane e alle Madri Costituenti, poste proprio dalle scolaresche e vandalizzate fin tanto da essere rimosse, Arena proprio non ci sta. Chiede il ripristino di quei vessilli che servono a custodire la memoria.
***
La newsletter di Alley Oop
Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com