Il calcio femminile italiano cresce anche sui social media

A chi può interessare in Italia il calcio femminile? A molti, a giudicare dal report della Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio) relativo alla stagione 2023-2024. La community social sta per toccare quota 200mila followers (+38mila rispetto al 2023) con 24 milioni di visualizzazioni totali dei contenuti video e +150 milioni di impression (dato che indica il numero di volte che un utente vede comparire un contenuto nel proprio feed); numeri raggiunti attraverso la pubblicazione di quasi 4000 contenuti di varia natura su cinque piattaforme (Facebook, X, Instagram, YouTube e TikTok), divisi tra i profili istituzionali e un unico profilo che si occupa contemporaneamente di due campionati nazionali (negli altri paesi le seconde serie sono praticamente invisibili sui social). E non è tutto, perché anche i profili social delle calciatrici convocate in Nazionale hanno visto accrescere il numero di followers: dai 3,1 milioni del 2019/2020 ai quasi 6 milioni del 2022/2023.

La storia del calcio femminile comincia in UK

«Anche se di calcio femminile si sente parlare da pochi anni – ha scritto Claudia Radente in un suo articolo pubblicato su Alley Oop nel 2023 – in pochissimi sanno che furono proprio le donne a dare il via a uno degli sport più popolari del mondo; precisamente intorno alla fine dell’800, quando un’azienda inglese leader del settore ferroviario – la Dick, Kerr & Co. – consentì alle loro dipendenti di praticare il calcio durante l’orario di pausa dal lavoro.» Quel gesto così rivoluzionario fu il motore trainante per la formazione di nuove squadre femminili inglesi.

È passato più di un secolo, dunque, dalla prima partita di calcio femminile. Era il 25 dicembre 1917 quando, davanti ai 10mila del “Deepdale” di Preston (uno degli stadi più antichi al mondo, nel nord ovest UK) si sfidarono Dick, Kerr’s Ladies Football Club contro Coultard (4-0). Lo scopo, assai nobile, era di raccogliere fondi da devolvere in favore delle attività del Moor Park Hospital. Ma alla storia passò un’altra partita, quella del “Goodison Park” di Liverpool (lo stadio che oggi ospita le partite dell’Everton, squadra di Premier League) tra la Dick, Kerr’s Ladies Football Club e il St Helen Ladies. Davanti a più di 50mila spettatori. Se si pensa che oggi l’Everton gioca davanti a un pubblico di “soli” 40mila spettatori, i numeri dell’epoca erano un qualcosa di potentissimo.

La crescita del calcio femminile italiano

In un Paese come l’Italia dove il gioco del pallone è lo sport più popolare (sono 34 milioni i tifosi, pari al 66% della popolazione), i dati del calcio femminile mostrano un trend in forte crescita sotto tutti i punti di vista. Tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la Figc sono più che raddoppiate, passando da 18.854 a 42.852 (+ 125,8%) e consentendo all’Italia di entrare nella top 15 mondiale (14° posto nel ranking); mentre nello stesso periodo, le calciatrici di età compresa tra i 10 e i 15 anni sono passate da 6.628 a 17.721 (+167,4%). Inoltre, in base alle stime Uefa, anche i tifosi del calcio femminile italiano sono in crescita. Attualmente il pubblico è pari a 10,2 milioni (il 20% della popolazione): di questi, il 46,4% sono donne, il 28,5% hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni e 1 su 3 si è interessato alla squadra femminile perché già tifoso di quella maschile. Le previsioni dicono che entro il 2033 i tifosi saranno circa 22,6 milioni.

Poi c’è l’arbitraggio, una delle eccellenze del calcio italiano a livello mondiale. Anche in campo femminile la strada sembra essere la stessa. Attualmente ci sono 2264 arbitri donne in attività (1078 delle quali hanno un’età compresa tra i 15 e i 19 anni), numeri che portano l’Italia a primeggiare a livello europeo e mondiale. Un esempio è quello della livornese Maria Sole Ferrieri Caputi, classe 1990, ricercatrice presso l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali (Adapt) fondata da Marco Biagi.

Nel dicembre 2021, Ferrieri Caputi ha arbitrato un match di Coppa Italia tra Cagliari (Serie A) e Cittadella (Serie B). Poco meno di un anno dopo (ottobre 2022), è diventata il primo arbitro donna ad esordire nel massimo campionato italiano, venendo designata per dirigere la gara di Serie A tra Sassuolo e Salernitana. Nel gennaio 2023, invece, ha arbitrato l’ottavo di finale di Coppa Italia tra Napoli e Cremonese, avvalendosi delle assistenti Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti e costituendo così la prima terna arbitrale interamente al femminile a dirigere una partita di calcio professionistico maschile in Italia. Un anno dopo, la stessa terna ha diretto per la prima volta nella storia una partita di Serie A maschile (Inter – Torino).

Il professionismo nella Serie A femminile

Uno dei grandi traguardi raggiunti dal calcio femminile italiano è quello del passaggio al professionismo avvenuto il primo luglio 2022. Una conquista che riconosce una serie di tutele alle calciatrici: oltre allo stipendio anche l’assicurazione, la maternità e la pensione). L’introduzione di questa modifica importantissima ha avuto degli impatti decisivi sugli asset contrattuali, economici e societari. Prima di questo passaggio, per esempio, non era necessaria la sottoscrizione di un contratto tra atleta e società, ma solo il deposito presso la Lega del tesseramento (con obbligo del solo deposito degli accordi economici). Da due anni, invece, i contratti prevedono tutele legali, sanitarie e in tema di maternità, oltre al versamento di contributi previdenziali al Fpsp (Fondo pensione sportivi professionisti) istituito dall’Inps.

A fronte dell’introduzione del professionismo, il monte ingaggi della Serie A nella stagione 2022/2023 ha superato i 10,1 milioni di euro, in aumento del 60% rispetto al 2021/2022 (6,3 milioni di euro) e più del doppio rispetto al 2019/2020. Nel 2023/2024, invece, si è toccata quota 12 milioni di euro. Anche in questo caso le previsioni Uefa dicono che nel 2033 il monte ingaggi del calcio femminile italiano crescerà più di 7 volte, arrivando a 47 milioni di euro.

Inoltre, se prima della modifica le squadre potevano scegliere l’assetto societario che preferivano (persona o capitale), oggi la Legge 91/81 prevede l’obbligo per le società professionistiche di adottare la forma di società di capitali; una manovra che ha reso le calciatrici un asset fondamentale per i club, rinforzandone la struttura patrimoniale.

Diritti tv e ricavi

In seguito al cambio di format (da 12 a 10 squadre e 2 fasi del torneo), la Serie A femminile è diventato il campionato con maggior equilibrio competitivo tra i top in Europa; il 22% delle partite, infatti, ha uno scarto superiore ai tre gol. Un dato non da poco e che impatta in maniera importante sul versante mediatico e commerciale. I numeri relativi all’audience tv e media, infatti, raccontano un trend in crescita costante. Su Sky Sport, per esempio, si è passati dai 68.617 telespettatori della stagione 2018-2019 agli 86.015 del 2019/2020 (+25,4%) e i 46.417 del 2020/2021 (+46%). Nel 2021/2022, La7 e La7d (in chiaro) hanno fatto registrare quota 112.317 (+142%), con l’audience medio più alto raggiunto per Roma-Juventus (235.813 telespettatori, share 1,94%).

La stagione 2022/2023 ha visto ancora un aumento marginale (+6,2% pari a 119.256 telespettatori, dati La7 tv in chiaro), mentre in quella 2023/2024, le prime 11 partite di Serie A trasmesse su Rai e RaiSport fino al 31 dicembre 2023 hanno prodotto un ascolto medio di 119.459 telespettatori, con il record ottenuto in due partite trasmesse su Rai 2: Roma-Inter (prima partita di calcio femminile per club ad essere trasmessa sulla rete generalista della Rai) con 274.000 spettatori) e Juventus-Inter (344.000). Inoltre, per la prima volta nella storia, sono stati venduti anche i diritti tv per trasmettere all’estero Serie A, Coppa Italia e Supercoppa (166 Paesi e un’audience potenziale di centinaia di milioni di persone), con 96 partite disponibili per la visione in tutto il mondo: 1 di Supercoppa, 11 di Coppa Italia e 84 di Serie A). I principali mercati in termini di pubblico sono rappresentati da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Spagna e Giappone.

Sul fronte ricavi, invece, escludendo i proventi generati automaticamente dai diversi club partecipanti alle competizioni femminili, c’è stata una crescita del 147% dalla stagione 2019/2020 a quella 2022/2023; con un incremento che ha caratterizzato tutte le voci di entrata: diritti audiovisivi (+216%), ricavi commerciali (+94%) e contributi (+192%, Serie A). Questo grazie anche alla sinergia tra i broadcaster televisivi (DAZN e RaiSport) e digitali, e gli accordi di sponsorizzazione con EBay, Frecciarossa, Nike, Radio Italia, Tuttosport e Corriere dello Sport.

La valorizzazione delle giovani calciatrici

Dal 2007 la Figc ha avviato un programma di sviluppo della categoria under 15 femminile che ha formato gran parte delle calciatrici selezionate per le rappresentative nazionali. Premiato quest’anno dalla Uefa come “Best Education Initiative” nell’ambito dei Grassroots Awards (riconoscimento per singoli, club e progetti sviluppati nell’ambito del calcio giovanile nelle 55 Federazioni Nazionali), il programma ha visto una crescita del 250% di tutte le calciatrici monitorate sul territorio italiano, e oltre l’80% di quelle convocate nelle nazionali è stata formata attraverso gli stage.

Questi ed altri numeri in merito, spingono la Figc a lavorare ancora di più per il 2025. Tra gli obiettivi già dichiarati ci sono l’aumento del 50% (rispetto al 2024) delle ragazze che praticano calcio, il raggiungimento di successi internazionali con club e nazionali, il miglioramento della competitività e della spettacolarità delle partite, l’aumento del numero di appassionati e un sistema sempre più sostenibile per la Serie A femminile professionistica.

A livello internazionale si alza la protesta delle calciatrici professioniste

A livello internazionale, invece, tiene banco la protesta di più di un centinaio di calciatrici professioniste firmatarie di una lettera che ha chiesto alla Fifa di cancellare l’accordo con la compagnia petrolifera Saudi Aramnco, sponsor della prossima Coppa del mondo di calcio femminile 2027. L’accusa alle autorità di Riyad, si legge nella lettera, è quella di essere responsabili di “brutali violazioni dei diritti umani” e di portare avanti pratiche di sportwahsing attraverso la stipula di accordi milionari con diverse Federazioni internazionali per l’organizzazione di alcuni tra gli eventi sportivi più importanti del globo.

Nel documento, che porta la firma anche della calciatrice della Roma e della Nazionale italiana Elena Linari, insieme ad alcune tra le più importanti atlete del mondo come l’attaccante spagnola Maitane Lopez, le donne del calcio mondiale hanno definito quello saudita un regime autocratico che viola in maniera sistematica i diritti delle donne e criminalizza la comunità Lgbtqia+. «Ed è proprio in loro supporto – si legge nella lettera – che abbiamo deciso di parlare e rifiutarci di essere complici di questi soprusi. Riteniamo opportuno che la Fifa riconsideri al più presto la sua partnership con Saudi Aramco sostituendola con sponsor più in linea con valori quali la difesa della parità di genere, dei diritti umani e della sicurezza di tutto il Pianeta».

Al momento non c’è stata nessuna risposta in tal senso da parte del massimo organo calcistico mondiale, che ha però sottolineato che ogni entrata ricavata da queste tipologie di accordi economici viene reinvestita su più livelli. E che è anche grazie a queste nuove liquidità che gli investimenti nel calcio femminile sono in continua crescita. Per la prima volta, però, le calciatrici professioniste hanno preso una posizione, chiedendo ai vertici del calcio mondiale di fare lo stesso.

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