Disabilità, una persona su tre è a rischio povertà

Una persona con disabilità su tre è a rischio povertà o esclusione sociale; soltanto il 7% di loro riesce a completare gli studi laureandosi; il 17% ha subito violenze o abusi. La fotografia emerge da uno studio realizzato dall’università Unicusano in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che si celebra il 3 dicembre, analizzando i dati disponibili sia per l’Italia sia per l’Europa.

Italia, un Paese poco inclusivo

L’Italia continua a essere un Paese poco inclusivo. A dirlo ancora una volta sono i numeri. Una persona con disabilità su tre è a rischio povertà o esclusione sociale – con un rischio maggiore del 6% rispetto al resto della popolazione – e il 17% ha subito violenze o abusi. Soltanto il 7% riesce a completare gli studi arrivando alla laurea.

In Italia circa 13 milioni di persone, ovvero il 22% della popolazione, vivono con una qualche forma di disabilità, di cui oltre 3 milioni in condizioni gravi. A rendere lo spaccato ancora più desolante è il fatto che spesso queste persone sono costrette a stare ai margini della società, a causa di barriere fisiche, culturali e sociali che limitano la loro piena partecipazione alla vita quotidiana.

Se si allarga lo sguardo all’Europa, si contano 101 milioni di persone con disabilità, con le punte più alte in Lettonia (38,5%), seguita da Danimarca (36,15) e Finlandia (33.9%). L’Italia si posiziona al settimo posto (22,7%).

Solo il 32,5% delle persone con disabilità ha un lavoro

Uno dei più grossi ostacoli riguarda il mondo del lavoro. Nel nostro Paese solo il 32,5% delle persone con disabilità in età lavorativa ha un impiego, contro una media nazionale del 58,9%. La disoccupazione tra i disabili è al 20%, quasi il doppio rispetto all’11,3% della popolazione.  A livello europeo emerge una disuguaglianza occupazionale variegata: dall’8,5% del Lussemburgo al 37% dell’Irlanda. In Italia il divario è di 14 punti percentuali.  Altro dato allarmante riguarda la spesa media statale per la disabilità che in Europa si attesta al 6,9% mentre in Italia si ferma al 5,3%

Non vanno poi dimenticate le diverse forme di discriminazione di cui sono vittime queste persone: da discriminazioni dirette (esclusione esplicita) e indirette (barriere sistemiche, come la mancanza di accessibilità). Dallo studio emerge che in generale il 52% delle persone con disabilità si sente discriminato. Tutto ciò si riflette non solo nelle difficoltà di trovare lavoro ma anche nelle condizioni di impiego. Ampliando il raggio agli altri Paesi europei, emerge però che il panorama non è uniforme. In Francia e in Germania, per esempio, esistono percentuali obbligatorie di assunzione per i disabili nelle aziende, mentre in Italia il sistema di quote può essere bypassato attraverso sanzioni economiche.

Le donne più penalizzate, solo il 49% ha un lavoro

A livello di genere le donne con disabilità affrontano una discriminazione ancora più marcata. Solo il 49% di loro ha un lavoro retribuito, mentre il 70% degli inattivi tra i disabili sono donne. Il rischio di violenza è drammaticamente alto: il 36% delle donne con disabilità in Italia ha subito almeno una forma di violenza fisica o psicologica, un dato che sottolinea quanto siano intrecciate fra di loro vulnerabilità e marginalizzazione. Inoltre sempre in ambito lavorativo lo studio di Unicusano sottolinea come solo il 33% delle grandi aziende rispetti le esigenze dei dipendenti con disabilità mentre la percentuale sale al 56% nelle piccole aziende. Il Nord si conferma più inclusivo con sei aziende su dieci più “sensibili” alle necessità dei dipendenti con disabilità, mentre al Centro-Sud il numero si ferma a quattro su dieci.

L’istruzione non è uguale per tutti

Dall’indagine emerge che la disparità non esiste solo nel mondo del lavoro ma caratterizza anche quello dell’istruzione.  Nel dettaglio molti studenti con disabilità non ricevono il supporto necessario: il numero di ore di sostegno spesso non è sufficiente e le infrastrutture scolastiche non sono adeguatamente accessibili. Numeri alla mano solo il 7,4% delle persone con disabilità riesce a raggiungere il traguardo della laurea; il 35% ha un diploma e il 57,6% la licenza media. Questa situazione si estende alla vita quotidiana. A tal proposito, secondo l’indagine, gli atti discriminatori si muovono in tre ambiti: la quotidianità (molestie, abusi, offese, denigrazioni, aggressioni psicologiche o fisiche,  mancanza di accessibilità ai luoghi di qualsiasi tipo); mondo del lavoro (premi produzione legati alla presenza al lavoro, utilizzo di permessi, licenziamenti attuati su presunte crisi economiche, mobbing) e la scuola (riduzione delle ore di sostegno, l’esclusione dalle attività scolastiche come ad esempio le gite e il bullismo). A questo va aggiunto che  musei,  trasporti pubblici e molte attività ricreative rimangono inaccessibili a una parte significativa della popolazione, perpetuando un senso di esclusione e isolamento. Un caso esemplare è rappresentato dai musei pubblici e privati: solamente il 37,5% è attrezzato per ricevere persone con disabilità fisiche gravi e soltanto solo il 20,4% offre materiali informativi dedicati. A livello geografico l’unica regione che viene promossa è la Valle d’Aosta, mentre in fondo alla classifica si posizionano la Basilicata, la Campania, la Puglia e la Sicilia.

Il G7 Inclusione e Disabilità 2024

Secondo l’indagine a livello istituzionale , il G7 Inclusione e Disabilità 2024 ha portato all’adozione della Carta di Solfagnano che individua 8 punti specifici ispirati alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Il documento annovera l’inclusione come tema prioritario nell’agenda politica di tutti i Paesi; Accesso e accessibilità; Vita autonoma e indipendente; Valorizzazione dei talenti e inclusione lavorativa; Promozione delle nuove tecnologie; Dimensioni sportive, ricreative e culturali della vita; Dignità della vita e servizi appropriati basati sulla comunità; Prevenzione e gestione delle situazioni di preparazione alle emergenze e gestione post-emergenza, comprese le crisi climatiche, i conflitti armati e le crisi umanitarie.

Nonostante l’impegno istituzionale, secondo il report, il pregiudizio continua ad essere uno degli ostacoli più insidiosi. Da quello che infantilizza le persone disabili a quello che le vede come “speciali” e quindi distanti, i pregiudizi influenzano la percezione e il trattamento di chi ha una disabilità. Questi atteggiamenti non solo limitano le opportunità, ma contribuiscono a problemi psicologici come depressione, ansia e bassa autostima. Proprio per questo dalla ricerca emerge la necessità di promuovere una cultura inclusiva, abbattere i pregiudizi e supportare attivamente le persone con disabilità. Le aziende possono implementare processi di selezione più inclusivi, garantendo che gli annunci di lavoro e gli ambienti lavorativi siano accessibili. Infine le istituzioni devono aumentare i fondi per i servizi, anziché concentrarsi solo sui trasferimenti monetari.

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