L’omobistransfobia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone Lgbt+. Il dato che purtroppo emerge è il 53% di violenze, di cui il 36% subisce violenze in famiglia, in particolare giovani e adolescenti. A diffondere i dati, ricavati dai 21mila contatti ricevuti nell’ultimo anno su tutto il territorio nazionale dal servizio, è Gay Help Line in occasione della 34esima Giornata internazionale contro l’omobitransfobia, con l’Italia al 36esimo posto su 48 paesi europei monitorati.
Coming out
Il coming out in famiglia ha determinato una risposta violenta da parte dei parenti nel 32,3% del totale dei casi seguiti in Gay Help Line di cui il 27% delle vittime sono minori dagli 11 ai 18 anni. La violenza familiare sui minori ha una frequenza elevata (il 26,7% dei casi post coming out) e preoccupa per le sue forme e conseguenze: il rifiuto da parte dei genitori innesca un’escalation che prevede gli insulti, la pressione psicologica e il ricatto agito attraverso la richiesta di “convertirsi” se non si vuole essere cacciati di casa.
Il 40,4% dei casi seguiti, è relativo al supporto per richieste dei accoglienza di persone Lgbt+, in fuga da situazioni di violenza familiare di cui il 70,4% delle richieste proviene da utenti tra i 15 e i 26 anni. Su circa 400 casi di giovani Lgbt+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette come Refuge Lgbt+ e Refuge T* -A casa di Ornella.
«Un dato che risulta costante nel tempo è la difficolta delle vittime a denunciare: il fenomeno dell’underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell’entità delle discriminazioni e delle violenze – sottolinea Gay Help Line – In questo periodo di forte pressione sociale, sono ancora più urgenti misure legislative a supporto delle persone Lgbt+, ancora prive di tutele contro la discriminazione, l’odio e la violenza».
Violenza fuori casa
Risultano in aumento al 27% gli attacchi a coppie dello stesso sesso in luoghi pubblici come i trasporti, la strada e in particolare i locali di ritrovo della comunità Lgbt+. L’ultimo anno è stato poi caratterizzato dal fenomeno delle rapine violente ai danni di ragazzi omosessuali: il 5,4% dei casi, in particolare nel territorio del Lazio e dell’Umbria più bande hanno messo a punto un disegno criminoso. Il 6% dei casi è costituito da adolescenti vittime di bullismo a scuola oppure nello sport, ma anche in attività di socializzazione non formali. Nella metà dei casi il bullismo avviene anche su piattaforme social.
I casi di violenze di genere sono avvenuti verso donne nel 30,6% dei casi, persone con espressione di genere maschile nell’8,2%, donne transgender nel 34,7% e persone con espressione di genere femminile nel 16,5%. Gli spazi pubblici sono stati luogo di minacce, aggressioni e attacchi omolesbobitransfobici nel 12,4% dei casi, di cui il 34,2% di questi, la violenza si è espressa sul web.
Il 32,6% dei casi sono state vittima di discriminazione, di cui il 64% di queste in ambito lavorativo ed il 23,6% in quello sanitario.