Come potrebbe essere la vita se non foste in grado di ascoltare? Le note di una canzone, le voci delle persone care, il canto della natura al risveglio, il rumore delle onde del mare, perfino il tanto odiato suono della sveglia; niente di tutto questo esisterebbe. Al loro posto, una vita silenziosa che ci si muove tutt’attorno.
Ma se da un lato la nostra società sembra fare ancora molta fatica ad includere, dall’altro storie come quella di Chiara Bucello e Ludovica Billi – la prima sorda dalla nascita e la seconda con una sordità bilaterale profonda dalla nascita – sono l’esempio di come si possano affrontare e superare le barriere della disabilità facendo uso di un linguaggio semplice e ironico: “Ho visto Chiara per la prima volta in un video su TikTok – racconta Ludovica – mentre parlava della sua sordità. Lo faceva in modo ironico. In quel momento mi sono sentita a mio agio. Era la prima volta che mi capitava un video del genere. Così la contattai su Instagram e le proposi di aprire un account per sensibilizzare le persone sul tema e fare informazione in chiave ironica. Siamo sui social da qualche anno – continua – dopo aver scelto di raccontare in prima in prima persona la nostra disabilità, per rispondere a chi la giudica con l’occhio degli stereotipi e dei pregiudizi”.
I dati dell’Oms
Nella giornata mondiale dell’udito dello scorso 3 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sottolineato che tra gli obiettivi da raggiungere al più presto c’è il superamento delle percezioni errate dalla società e della mentalità stigmatizzante che caratterizza il modo in cui ancora molte persone guardano determinati problemi fisici o malattie. Secondo le ultime stime proprio dell’OMS, oltre il 5% della popolazione mondiale (circa 466 milioni di persone) ha una riduzione dell’udito che incide sulla qualità della vita, ed entro il 2050 più di 700 milioni di persone (1 su 10) dovranno affrontare una perdita di udito invalidante. Inoltre, oltre 1 miliardo di giovani adulti è a rischio di perdita permanente dell’udito, soprattutto a causa di pratiche di ascolto non sicure, un numero che potenzialmente potrebbe essere drasticamente ridotto solo cambiando approccio.
In Italia, invece, i dati del Ministero della Salute indicano che sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito (ipoacusia), pari al 12,1% della popolazione. In questo caso parliamo di persone che non sentono bene i suoni o non capiscono bene le parole. Poi c’è un altro mondo, quello da dove arrivano Chiara e Ludovica, nel quale i deficit uditivi si manifestano dalla nascita e spesso vengono erroneamente associati anche al sordomutismo: “Le persone sorde hanno un apparato fono-articolatorio intatto – racconta Ludovica – e dunque con la giusta terapia si può imparare a comunicare”.
The Deaf Soul, una community online inclusiva nata ai tempi del lockdown
Per realizzare il loro sogno professionale di diventare graphic designer, Chiara e Ludovica si sono trasferite qualche anno fa a Milano, lasciando una la Sicilia, l’altra la Toscana, le loro regioni d’origine. Tuttavia, nel corso del tempo, si è manifestata in loro la forte l’esigenza di inseguire un altro sogno: vivere in una società inclusiva basata sul rispetto reciproco e sulla comprensione dell’altro. Per farlo, è stato necessario aprirsi agli altri e parlare della propria disabilità.
Così, dopo essersi conosciute durante il primo lockdown del 2020, le due ragazze hanno dato vita a The Deaf Soul, una community online per la comunicazione e l’informazione sulla disabilità uditiva e la lingua dei segni. Grazie alla forza del loro messaggio e al potere dei social media e dell’ironia, Chiara e Ludovica si sono ritrovate strette nel calore di un’amicizia che le coinvolte anche in un percorso di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, mirato all’inclusione e a sgretolare i falsi pregiudizi di cui troppo spesso è impregnata la nostra società: “Il nostro focus – come hanno raccontato ad Alley Oop – è quello di rappresentare il mondo della sordità a 360 gradi. Ci siamo accorte che nonostante esistessero già altre pagine dedicate alla lingua dei segni, alla medicina dell’impianto cocleare e alle protesi acustiche, mancava qualcosa che legasse tutti questi aspetti. Il nostro account Instagram, che oggi è diventato anche un portale web, è una finestra fare informazione su tanti temi importanti come gli stereotipi, i pregiudizi, i pensieri di una comunità legata dalla stessa problematica, le sfide quotidiane che una persona sorda deve affrontare, le notizie sulle leggi in materia di disabilità uditiva, le App utili a migliorare la qualità della vita e la realizzazione di eventi dedicati”.
The Deaf Soul comunica un messaggio semplice e chiaro – le difficoltà affrontate dalle persone con sordità non derivano dalla disabilità in sé ma dalle barriere sociali e architettoniche ancora in vigore – e lo fa alimentando con costanza, empatia e perseveranza una community in continua crescita. Solo su Instagram, per fare un esempio, la fan base ha superato da poco i 17mila followers. Ma il progetto è frutto di piccoli passi compiuti giorno dopo giorno su un percorso di conoscenza della disabilità che ha portato Chiara e Ludovica a riflettere spesso anche su sé stesse: “Fino a cinque anni fa – racconta Chiara Bucello – non avremmo mai pensato di condividere la nostra esperienza con altre persone affette da sordità esplorando percorsi di vita simili, sia in positivo che in negativo. Poi abbiamo capito una cosa fondamentale, ovvero che nonostante la nostra disabilità potevamo essere delle ottime ascoltatrici”.
Incontrarsi
I social media sono stati e sono utilissimi nella vita e nel progetto di Chiara e Ludovica. Ma ci tengono a sottolineare un concetto importante: “La rete ci ha messo in contatto con persone fisicamente lontane, è di aiuto a raccontare la nostra storia e a far sì che chiunque abbia la nostra disabilità si senta meno solo e trovi la giusta motivazione per cambiare marcia. Ma è altrettanto vero che nessun social potrà mai sostituire il calore di un abbraccio o di una stretta di mano, la gioia di un sorriso spontaneo e l’incontro tra persone”.
Proprio per questo motivo, dall’anno scorso il lavoro di Chiara e Ludovica si è aperto anche alla realizzazione di eventi pubblici in varie città d’Italia. L’obiettivo è di promuovere l’interazione tra udenti e persone sorde perché, come hanno raccontato ad Alley Oop “far incontrare due mondi opposti facilita la conoscenza reciproca e offre una grande opportunità di reimparare il dialogo”.
Gli eventi svolti fino ad ora sono stati creati in collaborazioni con imprenditori sordi (tra questi, One Sense, Foccaceria Alis, Anma, Kaloposia, Osteria Filo d’Arte) che hanno aperto le porte delle loro attività creando un luogo di condivisione e incontro. È questo il messaggio che ogni giovane, disabile e non, dovrebbe recepire: creiamo insieme il mondo in cui vogliamo vivere.
Il valore e la forza dell’ironia
È sempre difficile raccontare di sé, soprattutto quando si vive l’esperienza di una disabilità. In questo caso, le domande sono sempre le stesse. C’è un momento giusto per parlare della mia diversità? E se venissi respint* per questo? Se cambiasse il rapporto con l’altro? Se subentrasse il pietismo? Chiara e Ludovica descrivono benissimo questo momento: “Parlare di sordità è come fare coming out. A maggior ragione quando si entra nel contesto delle relazioni amorose. Perché è vero che tutti siamo diversi, ma avere una disabilità, spesso esacerba sentimenti di vergogna, difficoltà di accettazione e sensi di colpa ingiusti verso sé stessi”.
Qual è la risposta a questi dubbi? Ce lo insegnano loro: mai scoraggiarsi e metterci sempre una buona dose di ironia: “Una volta sono uscita con un ragazzo udente – racconta Ludovica Billi ad Alley Oop – e quando ha capito che ero sorda ha cercato una scusa per andarsene. Cosa si è perso? Saltare le lunghe file dei musei e addirittura entrarci gratis, sapere cosa si dice quella coppia che litiga dall’altra parte del ristorante perché so leggere il labiale, e molto altro che avrà solo la persona per cui la sordità non sarà un limite, ma anzi una risorsa”.
La sordità (e la disabilità in generale) non ci allontana dalle persone ma rivela chi ci è veramente accanto e vuole gustarsi la vita insieme a noi. Pensare che la disabilità sia un limite è il primo limite che costruiamo. Ed è questo ciò che ci insegnano le storie come quelle di Ludovica e Chiara, che con la sua ironia afferma: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
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