La recente coppa del mondo del calcio femminile tenutasi in Australia e Nuova Zelanda lo scorso agosto, “è stata la più grande e migliore di tutti i tempi”. Lo ha dichiarato con orgoglio, e alla luce del fatturato, il presidente della FIFA Gianni Infantino. Più di 570 milioni di dollari, infatti, gli utili generati dall’evento, che per la prima volta ha ampliato la partecipazione a 32 squadre rispetto alle 24 delle edizioni precedenti. Il risultato record ha messo a tacere i commenti degli scettici e di coloro che non credevano che anche il calcio femminile avrebbe riempito gli stadi: “Non funzionerà, dicevano, il livello è troppo diverso, sarà un brutto colpo per il calcio femminile e la sua immagine – ha raccontato il numero uno del calcio mondiale – ma ha avuto ragione la FIFA. Prima c’erano diversi Paesi nel mondo che pensavano di avere una possibilità di partecipare. Ora tutti credono di avere una chance per brillare sulla scena mondiale”.
La storia del calcio femminile
La storia del calcio femminile e della sua evoluzione ha radici ben più lontane di quelle che si possano immaginare. A raccontarlo è Carolina Morace, ex giocatrice simbolo (ed ex allenatrice) della Nazionale Italiana, nella prefazione di Gol di Tacco, il libro del giornalista e scrittore Antonio Piazzolla edito da Urbone Publishing: “Il calcio femminile non è così recente come sembra o come vogliono farci credere. Le sue radici affondano in un terreno più profondo”.
Anche se di calcio femminile si sente parlare da pochi anni, in pochissimi sanno che furono proprio le donne a dare un grande “calcio” al pallone inteso come pratica sportiva. Le prime testimonianze di un incontro di calcio femminile, infatti, risalgono intorno alla fine dell’800, quando un’azienda inglese leader del settore ferroviario, la Dick, Kerr & Co., consentì alle loro dipendenti di praticare il calcio durante l’orario di pausa dal lavoro. A quei tempi le donne che lavoravano nelle aziende erano tante, dal momento che la maggior parte degli uomini era impegnata a combattere in guerre lontano da casa.
La prima partita di calcio femminile si disputò nel 1920 nel giorno di Santo Stefano: “Dick, Kerr’s Ladies Football Club” e “St Helen Ladies” si affrontarono sul campo di Goodison Park, a Liverpool, davanti a 53mila spettatori. Per fare un paragone al giorno d’oggi, la squadra di casa che milita in Premiere League, l’Everton, oggi gioca davanti ad un pubblico di 40mila spettatori. Questo per spiegare la forza delle donne.
Gol di Tacco, uno spaccato sulla storia calcistica italiana
Nelle pagine di Gol di Tacco c’è un ampio spazio dedicato anche alla storia calcistica del nostro Paese, che ha avuto i suoi non pochi problemi nel corso degli anni. Ad esempio, durante l’epoca fascista, quando Leandro Arpinati, a capo del CONI e della FIGC, concesse alle donne l’autorizzazione a giocare al calcio, ma a porte chiuse e previa presentazione di un particolare certificato medico che autorizzasse alla pratica di questo sport “per puro diletto e moderazione, razionalizzato e senza velleità di campionato, sforzi o esagerazione di movimenti muscolari, dannosi per l’organismo femminile”.
Bisognerà aspettare il 1972 perché la fusione di F.F.I.G.C (la federazione di Roma) e F.I.C.F. (la federazione di Torino) dia vita alla Federazione Femminile Italiana Unificata Autonoma Gioco Calcio. Da quel momento, racconta l’autore, sono avvenuti i vari passaggi che hanno portato alla situazione odierna, in Italia e all’estero, fino a mettere sul piatto delle “trattative” anche la lotta per la parità retributiva. Solo di recente (luglio 2022) la FIGC ha deciso di uniformare i salari minimi della massima categoria femminile a quelli della C maschile. Un enorme passo avanti se consideriamo che il contratto da professioniste include contributi previdenziali che tutelano la fine della carriera e tutti gli eventuali infortuni che possono capitare in una carriera calcistica.
La lunga strada per la parità di genere nel calcio
Ciò nonostante, la strada per la parità di genere nel mondo del calcio è ancora lunga, come si legge tra le righe del libro di Antonio Piazzolla: “Un guardalinee uomo, nello spazio di appena una partita di serie A, malgrado la presenza del VAR, incassa 1000 euro, che rappresentano l’80% dello stipendio mensile di una calciatrice”.
Tuttavia, se in Italia la parità salariale tra calciatrici e calciatori è ancora una chimera, le colleghe americane, poco più di un anno, fa hanno festeggiato un importante traguardo. La United States Soccer Federation (USSF) ha infatti posto sullo stesso piano le retribuzioni di donne e uomini. L’accordo prevede un compenso identico per tutte le competizioni e la USSF è diventata la prima federazione al mondo a pareggiare il premio in denaro della FIFA World Cup femminile e maschile.
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