Quarantuno migranti sono morti dopo che un barchino, salpato da Sfax in Tunisia, si è ribaltato ed è affondato durante la navigazione nel canale di Sicilia. Tra questi ci sarebbero anche dei bambini. A raccontare quella che è stata l’ennesima tragedia sono stati i quattro sopravvissuti, tre uomini e una donna, che sono stati salvati dalla motonave Rimona che li ha trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. I 4 naufraghi, due donne, una donna e un minore, originari di Costa d’Avorio e Guinea Konakry, sono sbarcati a Lampedusa.
“A pochi giorni dall’ultimo naufragio si registra un’altra terribile tragedia in mare. Secondo le testimonianze che si stanno raccogliendo a Lampedusa dai 4 sopravvissuti, decine di persone avrebbero perso la vita la scorsa settimana, tra cui alcuni minori, lungo la rotta del Mediterraneo centrale”. Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
“Si teme – dice Save the Children – che oltre 2.000 persone siano morte o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dall’inizio del 2023. Questi numeri rischiano di far diventare quest’anno il peggiore in termini di vittime dal 2016“. Dal naufragio di Cutro a quello al largo delle coste della Grecia, alle ripetute tragedie verificatesi nelle ultime settimane al largo di Lampedusa, troppe persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e povertà estrema stanno pagando con la vita il sogno di un futuro possibile per sé e per i propri figli, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa. “Tutto ciò è inaccettabile e, in gran parte, evitabile: l’Italia e l’Europa si assumano la responsabilità di creare un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare la vita delle persone e aprano canali sicuri e legali di ingresso”, chiede l’organizzazione.
Il team di Save the Children è attivo sull’isola, in partnership con UNICEF, fin dal primo momento dello sbarco, per fornire supporto psicosociale, ascolto e risposta ai bisogni primari ai minori soli, ai nuclei familiari e alle donne con bambini che approdano dopo la traversata del Mediterraneo.
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