Torna a Milano in questi giorni la grande rassegna del Photofestival 2021, finalmente con mostre, workshop, letture portfolio, incontri con gli autori e presentazioni dal vivo. È un grande traguardo, significa che finalmente il pericolo rappresentato dal COVID19, – tuttora presente, per cui non possiamo permetterci di abbassare la guardia – è ora sotto controllo.
La sedicesima edizione del festival è iniziata il 16 settembre e proseguirà fino al 31 ottobre, con 150 mostre complessive, diffuse a tappeto per tutta la città, ma anche in diversi altri comuni, sia all’interno che fuori dalla grande area metropolitana, da Bresso a Sesto San Giovanni, da Gallarate a Merate, offrendo sovente l’occasione di entrare in luoghi monumentali come il castello mediceo di Melegnano, l’elegante rinascimentale palazzo Stampa ad Abbiategrasso, sulle rive del naviglio di Bereguardo, palazzo Pirola a Gorgonzola o il gioiello medioevale dell’Arengario di Monza.
Senza pretesa alcuna di esaustività, vi propongo un personale itinerario, fermo restando che la cosa migliore per assaporare tanta ricchezza d’offerta, approfittando dei fine settimana di inizio autunno, è prendersi più giornate, seguendo le proprie inclinazioni e, perché no, abbandonandosi al capriccio del girovagare senza meta come il flaneur di Baudelaire, al quale la sorte riserva così l’incontro, tanto più gratificante se improvviso e inaspettato, con la bellezza.
Prendo le mosse per i miei suggerimenti di visita da Monza, dove la galleria civica ospita la rassegna Giovanni Verga scrittore fotografo, consentendoci una scoperta intrigante: quanti sanno infatti che il grande romanziere ottocentesco fu un appassionato fotografo, autore di un considerevole corpus di lavori di cui gli studi e la critica stanno sempre più riconoscendo il valore e l’importanza? Quando parliamo di fotografia siamo abituati a considerarla un’arte tipica del ‘900 e dei nostri giorni, appiattendo così la ricchezza e la profondità storica di una forma espressiva che ha ormai quasi due secoli: l’800 è un territorio per molti aspetti poco esplorato e, soprattutto, troppo poco noto al grande pubblico, da cui possono emergere tesori inaspettati, sovente fragranti di novità non meno che di bellezza.
È importante sottolineare che non tutti gli eventi termineranno al 31 ottobre, come la grande mostra milanese del Mudec, visitabile fino al 7 di novembre, Tina Modotti. Donne, Messico e libertà, promossa dal Comune di Milano e prodotta da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE in collaborazione con SUDEST57 e il Comitato Tina Modotti di Udine, occasione imperdibile per conoscere un’artista di grande qualità, che in meno di un decennio ha lasciato una traccia indelebile nella storia della fotografia. Al Mudec sono esposte, nel progetto godibile e scientificamente rigoroso di Biba Giachetti, le immagini più celebri e se ne racconta per sommi capi la vita avventurosa, dal sodalizio di arte e amore con il grande Edward Weston, che la introdusse alla tecnica fotografica, alla maturazione di una personale visione della fotografia come potente e sensibile strumento di indagine della concreta realtà umana, sociale e politica, con un’appassionata attenzione per lo sfaccettato prisma di genti e culture del Messico; seguirà poi la dolorosa espulsione dal paese, che determina la fine della sua carriera di fotografa e la trasformazione in attivista politica, attiva sui fronti più caldi d’Europa per tutti gli anni ’30. La figura affascinante e per alcuni aspetti controversa di Tina, dopo un lungo periodo di oblio, gode oggi di una fortuna sempre crescente, che travalica i confini del mondo della fotografia: non è un caso che proprio a lei il Comune di Milano abbia recentemente intitolato una piazza nel quartiere di Rogoredo, primo tassello di un doveroso recupero alla civica memoria collettiva del ruolo delle donne che hanno contribuito a costruire la nostra storia.
Casa Mutina Milano, il nuovo showroom in zona Brera dell’azienda modenese specializzata nell’uso della ceramica nell’interior design, ospita una deliziosa mostra del grande Luigi Ghirri, Between the lines, prorogata fino a inizio novembre. La curatrice Sarah Cosulich ha saputo far dialogare con intelligenza ed eleganza il display decorativo ceramico DIN, progettato dal designer Konstantin Grcic, con una serie di scatti di Ghirri tratti dalle sue serie più celebri, da quelle degli anni ’70 come Atlante alle indagini sul Paesaggio italiano negli ’80, in prossimità con lo storico progetto di Viaggio in Italia, che ha letteralmente cambiato il volto della fotografia italiana ed europea. I rimandi delle linee prospettiche, i bilanciamenti tra pieni e vuoti, i colori che appaiono colti quasi un attimo prima del loro svanire per ritornare luce, l’inimitabile magia di una luminosità vibratile, ora tattile e quasi liquida, altre volte impalpabile, mentale, incantano chi si sofferma su quelle piccole stampe, trasportandolo in una dimensione di sospensione e attesa, tra “silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto” (Montale).
La galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea abbandona per l’occasione la pittura per ospitare Photographs of Andy Warhol, una cinquantina di scatti emersi recentemente dall’archivio di Oliviero Toscani, un affascinante reportage sul re della pop art realizzato nel 1975. L’allora trentatreenne Toscani trascorre lunghi soggiorni a New York, alloggiando al Chelsea hotel e frequentando gli ambienti delle avanguardie artistiche, dell’underground e dei club: non può mancare, tra i luoghi da cui bisogna passare, la Factory di Warhol (in quegli anni trasferita al Decker building). All’ingresso della galleria a livello terra troviamo le foto che furono pubblicate su “Vogue”: un Warhol impeccabilmente vestito con completo di Brooks Brothers come un tipico middle class americano o in vestaglia mentre regge la fotocamera polaroid nella destra e il registratore nella sinistra, i due strumenti tecnologici d’avanguardia per la ripresa visiva e auditiva del reale, inseparabili compagni dell’artista che desiderava essere una macchina. Scendendo le scale, nel vasto piano sotterraneo troviamo un giacimento di scatti in presa diretta, che rivelano la frequentazione e la confidenza tra i due artisti: Warhol alla factory o in piedi su una sedia con la macchina fotografica, mentre parla al telefono o è a una festa; foto rubate, mosse, alcune sfocate, come bagliori intermittenti da cui emerge qualcosa di raro: sotto la corazza del personaggio Andy Warhol intravvediamo ogni tanto il timido e impacciato figlio di immigrati ucraini Andrew Warhola jr.
Il tema del festival 2021 è La natura e la città. Segni di un tempo nuovo, perché riflettere sul periodo che abbiamo e stiamo tuttora attraversando non è una moda, ma una necessità e un dovere, come testimoniano diverse mostre che, in vario modo, hanno a che fare con questo argomento, come Naturalità urbana (da cui è tratta la foto di Lorenzo Terraneo che apre il nostro pezzo), allestita negli spazi della banca Euromobiliare, main sponsor dell’edizione, visibile solo online nella zona virtuale del sito.
Un’altra rassegna di grande livello, che prosegue ben oltre il perimetro cronologico del Photofestival, è Unfiltered di Mario Testino, allestita alla galleria 29 Arts in Progress: si tratta in realtà (format già sperimentato) di una doppia mostra del grande fotografo peruviano di padre italiano, la prima visibile fino al 27 novembre, la seconda dal 2 dicembre al 28 febbraio. In questo modo è possibile cogliere la grandezza e la versatilità dell’arte fotografica di Testino, non solo con le grandi composizioni scenografiche che lo hanno consacrato tra i grandi maestri della fashion photography internazionale, ma anche con una pattuglia di scatti inediti, più liberi e intimi, dedicati a quella vera e propria storia d’amore che lega Testino all’Italia.
Voglio ancora ricordare infine le intriganti foto della serie Scorci di Vera Rossi, esposte alla Galleria Antonia Jannone, “in cui attraverso un gioco di vetri riflessi lo spazio esterno e quello interno si sovrappongono moltiplicandosi”. Si potrebbe pensare che questo tema antico, molto sfruttato anche in pittura, non possa più riservare sorprese, invece le fotografie traforate di luce di Vera Rossi trasfigurano banali interni in regni fatati e atmosfere di fiabesca sospensione, capaci di trasmetterci emozioni profonde, aiutandoci a ritrovare l’incanto della natura che ci attraversa e avvolge.
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