Due sfumature di noir con tre ingredienti: le donne, il crimine e l’amore

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Uno si potrebbe definire un noir classico: con un morto ammazzato – anzi: massacrato – e un’indagine complessa condotta da un ispettore “ai margini al punto giusto” con la passione per le Stop senza filtro, che non saranno le Gitanes papier mais fumate da Michel Piccoli in Mauvais sang o da Serge Gainsbourg senza esigenze di copione, ma avvolgono di fascino il personaggio e la trama del libro.

L’altro no, non è un noir classico. È più un’esplorazione nella vita e nella psicologia dei protagonisti, che si muovono dentro una trama dove il crimine c’è, neppure troppo sullo sfondo, innerva le pagine, ma è un crimine soprattutto di colletti bianchi, in cui il confine sottile tra zona bianca e zona grigia (e nera) può portare facilmente a scivolare sempre più nella seconda. Fino a perdersi e a pagarne le conseguenze.

Due libri diversi sono spesso la scelta migliore da portare in viaggio. E, non si sa bene perché, ma i noir in qualche modo si abbinano bene all’estate. Nelle città spopolate e silenziose non sono mancati delitti e gialli che hanno occupato le cronache per giorni.

Nel primo caso stiamo parlando del libro “L’editor”, scritto da Massimiliano Governi per Edizioni di Atlantide. Di uno che fa l’editor – «Curatore editoriale. Si occupava di libri, insomma» – non ti aspetti che venga ucciso in quel modo e in quel mondo. Anche il medico legale è perplesso.

L’ultima volta, l’ennesima, che sono stato a Santa Maria in Trastevere pioveva. Proprio come quando l’ispettore attraversa la piazza per entrare in chiesa. Allora c’erano delle prime comunioni, il disinfettante, le mascherine; questa volta invece si celebra un funerale. E in qualche modo è lì che comincia tutto…

“Ricordo che attraversai la piazza a testa bassa, camminavo sui sampietrini dove la pioggia batteva costante e schizzava, avevo il trench beige completamente fradicio, calze e scarpe zuppe, e entrai quasi correndo sotto il portico e poi nella basilica”. È lì, al funerale, che l’ispettore incrocia per la prima volta quella donna con la giacca di cuoio. “Nell’ultima fila di sinistra, su una panca che scricchiolava, c’era una donna con i capelli ricci e corti, le orecchie scoperte, portava una giacca di cuoio nero da motociclista. Piangeva senza muovere un muscolo, col viso e gli occhi di una statua”.

Non lo sappiamo ancora, non lo possiamo sapere, ma abbiamo la netta sensazione che quella donna sarà una protagonista del libro.

Nel secondo è tutta un’altra storia. Non c’è quell’atmosfera da Jean Gabin ne “La nostra casa felice”, di Serena Uccello. Attenzione, il crimine c’è, eccome: lo percepisci poco alla volta, pagina dopo pagina. Fa parte dell’ambiente. Ecco, l’ambiente è come fosse un campo minato: un passo falso, un’imprudenza, un’ingenuità e ti ritrovi dove non vorresti e non dovresti. Ma vale per la legalità come per i sentimenti.

“Quando l’assessore ha mandato in studio un paio dei suoi amici, ecco, in quel momento, avrebbe dovuto essere più accorto”... Un passo falso, nel campo minato. E neppure il primo. L’assessore, i suoi amici, l’ambiente come sabbie mobili, il trust, l’illusione dell’architettura perfetta, il castello che si sgretola. E, in parallelo, Argentina: anche lì, un’architettura all’apparenza perfetta che si sgretola. Quando è stato eh? Quando è stato che abbiamo smesso di tenerci per mano?

C’è della luce, però, nel tunnel. Non è detto che sia l’uscita, più probabilmente a reggerla sono le donne (non tutte alcune almeno), che si incontrano. In questa storia ma non solo. Qui si incontrano Argentina, già citata, e Nunzia, l’altra. Ma anche Miriam. Sono loro, in qualche modo, che reggono quella luce e sono loro che possono costruire la casa felice.

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Titolo: “L’editor”
Autore: Massimiliano Governi
Editore: Edizioni di Atlantide, 2020
Prezzo: 16 euro

Titolo: “La nostra casa felice”
Autore: Serena Uccello
Editore: Giulio Perrone, 2019
Prezzo: 12 euro

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