La Germania si appresta a varare una legge sulle “quota rosa” per cercare di recuperare terreno nella parità di rappresentanza negli organi di gestione delle grandi imprese. La prima economia europea, nonostante veda alla guida del governo da 15 anni una donna, la cancelliera Angela Merkel, sul fronte societario appare in ritardo rispetto ai principali partner internazionali. Così la storica avversione per le quote di genere alla fine è venuta meno.
Mercoledì 6 gennaio, il governo ha presentato ai deputati tedeschi un progetto di legge che prevede di imporre la presenza di almeno una donna nei consigli di amministrazione delle grandi società quotate in Borsa. Secondo il testo, che deve ancora essere approvato, quando una impresa ha più di 3 amministratori, almeno uno deve essere donna. Inoltre, ci dovrà essere obbligatoriamente una donna nei consigli di amministrazione di aziende che vedono lo Stato tra gli azionisti e tutta una serie di enti pubblici.
«Abbiamo l’occasione per far vedere che la Germania è sulla strada giusta per diventare una società moderna e con un futuro promettere», ha dichiarato la ministra della Famiglia, la socialdemocratica Franziska Giffey, che ha presentato la proposta di legge insieme alla ministra della Giustizia, Christine Lambrecht, anche lei del partito socialdemocratico tedesco (Spd). Quest’ultima ha parlato dell’iniziativa come di un «segnale importante per le donne altamente qualificate», invitando le imprese a «utilizzare tale occasione» per aumentare la presenza femminile nei ruoli dirigenziali.
Stando a un recente studio della Fondazione tedesca e svedese Albright, nelle 30 società del Dax30 – il segmento principale della Borsa di Francoforte – le donne rappresentano solo il 12,8% dei consiglieri di amministrazione. Esaminando i primi 30 gruppi di altri Paesi, tale percentuale è al 28,6% negli Stati Uniti, al 24,9% in Svezia, al 24,5% nel Regno Unito e al 22,2% in Francia. In Italia siamo ancora più virtuosi: grazie alla legge Golfo-Mosca del 2011 e alle ultime revisioni la quota è salita al 30% e sarà incrementata al 40% nei prossimi rinnovi degli organi societari delle aziende quotate in Borsa e partecipate pubbliche.
La proposta di legge è sostenuta anche dalla cancelliera Angela Merkel (da sempre contraria all’introduzione delle quote), mentre ha registrato numerose resistenze all’interno del suo partito, la Cdu. L’iter parlamentare della norma dovrebbe chiudersi entro settembre di quest’anno. Non sono mancate critiche anche da parte di alcune imprese, che hanno accusato il governo di voler interferire nella loro gestione, e da chi promuove la parità di genere, che ritiene la proposta insufficiente. Secondo il think tank FidAR, sono 73 le aziende tedesche interessante dalla legge e di queste 32 al momento non hanno donne nei propri consigli di amministrazione.