Riccardino, l’ultimo Montalbano di Andrea Camilleri (forse)

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Andrea Camilleri ha consegnato il manoscritto di ‘Riccardino’ a Elvira Sellerio, sua amica ed editrice storica, nel 2005 con la promessa che il romanzo, l’ultimo con Montalbano, sarebbe dovuto uscire a conclusione della serie. Aveva 80 anni Andrea Camilleri, si sentiva stanco, ma l’idea di congedo si dimostrò prematura. Lo scrittore e regista e sceneggiatore e drammaturgo italiano che avrebbe compiuto 95 anni oggi, si è spento nell’estate 2019. Fino alla morte Camilleri scrisse altri romanzi e racconti.

L’ultimo Montalbano, Il metodo Catalanotti, lo terminò nel 2018. Quel Riccardino del 2005 viene risistemato da un Camilleri “Scopertosi ancora vivo nel 2016, a 91 anni compiuti“. Ormai cieco, si fa aiutare dall’amica Valentina. Non cambierà nulla della trama, che trova ancora “buona e purtroppo sempre attuale“, ma aggiorna la lingua “In questi anni si è tanto evoluta, grazie anche alla fiducia dei miei lettori che mi hanno seguito, compreso e che mi hanno quindi permesso di farlo“.

Il patto con Elvira Sellerio però viene rispettato, Riccardino è uscito pochi mesi fa, ed è forse per questo che i lettori affezionati a cui fa riferimento il Maestro troveranno comunque nel romanzo il sapore del congedo. Un congedo che, come ci ha abituati Camilleri nelle sue pagine scritte in un dialetto siciliano immaginario che riesce a comprendere anche una milanese, è lontano dall’artificio letterario. Mette al centro della narrazione la persona, i dubbi esistenziali, le paure. Mette al centro l’uomo Montalbano di fronte all’enigma della vita, dove le risposte, se ci sono, vanno trovate da soli. Come soli si è di fronte alla morte.

Così è in Riccardino, dove la trama poliziesca si intreccia con una conversazione a tre: il Montalbano persona, il Montalbano personaggio televisivo, l’Autore (Camilleri stesso). Noi che non ci siamo persi un volume con quelle belle copertine blu oltremare opache che sanno di velluto.

Noi che non ci siamo persi una puntata di quel Montalbano televisivo, all’inizio con scetticismo, poi con titubanza, poi trovandoci incollati davanti allo schermo pensando ecco che faccia ha il commissario, e Catarella, e Fazio, e Mimì. Noi affezionati lettori, e quelli nuovi che verranno, e quelli che magari a un certo punto hanno voluto separarsi da Montalbano, troveremo e troveranno in Riccardino un epilogo che non chiude, ma apre. Apre a un dibattito semprevivo sul potere della parola e della immagine visiva. Al rapporto tra un autore e le sue creature, che a un certo punto sembrano separarsi dal gesto della scrittura e vivere di vita propria. Che rivendicano una loro autonomia. O forse chissà, quelle creature già esistevano da qualche parte nell’immaginario collettivo e l’autore non ha fatto altro che catturarle e metterle nero su bianco.

Quel Camilleri ormai cieco, un Omero dei nostri tempi, che non vede e proprio per questo sa, tratta questi temi con l’intelligenza di chi è consapevole che potrebbe essere rimproverato di ricalcare questioni già sentite con modalità già note. Gioca d’anticipo. E forse anche per questo si conferma di tutt’altra partita. Se poi qualcuno si stesse chiedendo se, alla fine, il commissario Montalbano muore, beh se lo leggesse Riccardino, di pirsona pirsonalmente. Andrea Camilleri è sicuramente vivo.