Abusi nello sport: arriva il vademecum di Cavallo Rosa finanziato da Bpm

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l 3 febbraio 2019 a Roma un istruttore equestre, viene prima accusato e poi condannato a un anno e dieci mesi per violenza sessuale. In seguito il Tribunale Federale della Fise lo radia, ma la Corte d’Appello Fise riduce la condanna a cinque anni di sospensione. E’ solo uno dei tanti casi raccontati dall’associazione Cavallo Rosa che ha preparato un vademecum, finanziato da Bpm, per fare conoscere il fenomeno della violenza e degli abusi nello sport. La pubblicazione contiene anche le proposte per contrastare un fenomeno di cui si parla poco ma che, purtroppo, pur non avendo coinvolto in Italia atleti molto noti, è presente.

Dall’equitazione a tutto il mondo dello sport:cosa fa Cavallo Rosa
Cavallo Rosa è un’associazione nata nel 2018 per contrastare gli abusi nel mondo dell’equitazione che poi ha allargato il suo raggio di azione a tutto il mondo dello sport. In Italia, racconta l’associazione, i casi restano oscuri e oscurati ma sono tanti, gravi, inaccettabili. L’unico dato ufficiale è quello della procura generale dello Sport che ha accertato una novantina di casi spalmati su tutte le discipline sportive, tra il 2015 e il 2019. Ma le denunce, fa notare Cavallo Rosa, sono poche rispetto ai casi effettivi: su 100 reati solo 35 vengono denunciati. “Lo sport, in tanta parte pulito e onesto, dovrebbe sempre e comunque – afferma la giornalista sportiva Daniela Simonetti, presidente di Cavallo Rosa – insegnare a crescere, a fortificarsi, a superare paure e insicurezze ma, nell’indifferenza generale e nel silenzio, si abbandona a volte a degenerazioni crudeli trasformandosi in una tana dove c’è chi si muove come un lupo indisturbato e protetto. In alcuni casi, i vertici sportivi non vogliono vedere quello che è sotto gli occhi di tutti, non vogliono agire di fronte a una vergogna che rischia di diventare istituzionalizzata”.

Il vademecum come strumento di lavoro per coach, atleti, famiglie
Il vademecum è pensato come uno strumento di lavoro destinato agli operatori del mondo sportivo, coach, tecnici, atleti, famiglie. Gli abusi nel mondo sportivo sono una realtà drammatica e l’unico modo per affrontarla sono la consapevolezza, l’informazione, la presa di coscienza riguardo ai propri diritti e doveri, a quello che è consentito e a quello che è proibito e censurabile. Il manuale è diviso in sei sezioni che comprendono: l’ inquadramento del problema, le informazioni legali mirate a dare conto di quali comportamenti configurino un reato, le regole del processo sportivo, i casi virtuosi che ci hanno maggiormente colpito per efficacia e lungimiranza.

Le proposte di Cavallo Rosa
Dopo un anno di attività, contatti, confronti, il Cavallo Rosa è convinto che si debba arrivare a una forte consapevolezza riguardo al dramma degli abusi nella comunità sportiva, mettendo in campo una reale volontà per cambiare un sistema. Senza questa volontà, ogni azione rischia di essere vana. Ma se si sottoscrive un patto virtuoso tra tutti i soggetti interessati, si può imprimere un’accelerazione e giungere a una svolta. Come? Con una ‘terapia d’urto’ che abbia come condizione imprescindibile l’obbligo di presentare il certificato penale e quello dei carichi pendenti per tutti gli operatori del comparto, inclusi i collaboratori sportivi che costituiscono il novanta per cento del totale. Ecco le azioni da intraprendere, secondo l’associazione: introdurre un percorso di formazione obbligatoria destinata ai coach, ai dirigenti, agli atleti e alle famiglie sul fenomeno degli abusi; modernizzare la giustizia sportiva con l’introduzione dell’illecito disciplinare di violenza sessuale e atti sessuali su minori collegato alla esclusiva sanzione della radiazione e l’innalzamento della prescrizione ad almeno dieci stagioni sportive dal compimento dell’illecito; avviare iniziative pubbliche di sensibilizzazione e comprensione del fenomeno; adottare codici di comportamento dotati di un impianto sanzionatorio per i trasgressori.

Il silenzio in Italia sul fenomeno
In Italia del fenomeno della violenza nello sport si parla ancora poco. “Negli Stati Uniti, tutto è cambiato – fa notare Daniela Simonetti – dopo la vicenda terribile e sconvolgente di Larry Nassar, il medico della federazione di Ginnastica artistica, condannato a febbraio 2018 e imprigionato a vita dopo aver molestato oltre 260 piccole atlete, praticamente bambine nell’immobilismo dei vertici federali. Un sacrificio incommensurabile che ha portato lo Sport americano a rifondarsi e a sottrarre la Giustizia Sportiva a un mondo politico corrotto e colpevole. Eppure, di scandalo in scandalo, non c’è alcuna sorpresa perché nel circuito chiuso delle singole Federazioni tutti sanno tutto ma le vittime, non importa l’età, sono sacrificate sull’altare di una reputazione che comunque rischia di frantumarsi in mille pezzi”.

I casi virtuosi nello sport italiano
Nel mondo dello sport ci sono anche, racconta Cavallo Rosa, dei casi virtuosi. Si pensi al Consorzio Vero Volley, alla FC Internazionale Milano e alla Federazione Italiana Arrampicata Sportiva. Il consorzio, ad esempio, indipendentemente dalla propria Federazione, ha avviato una serie di iniziative per prevenire il fenomeno degli abusi sessuali nello Sport, promuovendo corsi di formazione sul tema per i propri tecnici, introducendo un decalogo da fare sottoscrivere obbligatoriamente ai coach del Consorzio, richiedendo il certificato penale e quello dei carichi pendenti prima di ogni assunzione all’interno della realtà sportiva. Il consorzio, inoltre, esegue controlli minuziosi sui curricula, acquisendo informazioni sui nuovi assunti. Le squadre sono organizzate sempre con due allenatori presenti agli allenamenti, per evitare situazioni in cui l’adulto e il minore rimangano soli per periodi di tempo costanti (es. il tragitto da e per la palestra, trasferte e stage).

  • Claudio Fabbrici |

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