Calcio, sospeso allenatore per comportamento aggressivo verso l’arbitra

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Nella foto NON è ritratta l’arbitra di cui si parla nel post

Con il nuovo decreto del Governo si ferma anche il calcio, subito dopo la sfida di testa fra Inter e Juventus. Forse proprio perché si ferma il calcio giocato, si ha il tempo di qualche riflessione in più su quanto fa parte del mondo del calcio senza averne titolo.

Qualche settimana fa, durante una partita del campionato regionale Under 15 femminile, un goal fischiato all’ultimo minuto ha causato un momento drammatico per l’arbitra di 16 anni. Questo goal al fischio finale ha trovato in disaccordo l’allenatore della squadra ospite, la Rivanazzanese, tanto che ha voluto chiedere spiegazioni al giudice di gara. Un genitore avrebbe anche tentato di entrare nel campo in modo non autorizzato per protestare, se non fosse intervenuto il padre dell’arbitra chiamando i carabinieri.

Non è la prima volta che arbitre sportive finiscano nelle pagine di cronaca per casi di aggressione. Era accaduto, ad esempio, all’arbitra di rugby Maria Beatrice Benvenuti nel 2016. Quando succede ad un’arbitra minorenne la vicenda diventa ancor più delicata.

Alley Oop ha cercato di parlare di quanto avvenuto con la presidente della società che ha ospitato la partita, Pamela Campisano della Real Meda. La società ha preferito non rilasciare un’intervista e ci ha girato un comunicato in cui la presidente dichiara “la propria totale estraneità ai fatti in questione, pur rimanendo a completa disposizione delle forze dell’ordine che sono intervenute, rimandando alle suddette il compimento degli accertamenti e degli eventuali atti dovuti. Questo, -aggiunge- in nome della trasparenza e della tutela della sportività che da sempre caratterizzano ogni attività della società nero-bianca”.

L’allenatore della Rivanazzanese ha invece raccontato ad Alley Oop la sua versione dei fatti: “uscendo dal campo ho toccato il braccio della ragazza e le ho chiesto spiegazione del goal. Successivamente ha controllato il regolamento e mi ha dato ragione annullando la rete e concludendo la partita uno pari. Lo scalpore purtroppo è nato da un genitore, non tesserato della mia società che è entrato nel recinto in modo non autorizzato. Nel recarsi verso gli spogliatoi della figlia avrebbe inveito contro l’arbitra, che non se ne sarebbe accorta, se non fosse stato per il padre, che ha chiamato i carabinieri spaventato”.

Dopo 15 anni da allenatore Paolo Bottazzi è dispiaciuto, nonostante l’appoggio di tutti i ragazzi che allena e ha allenato nel corso degli anni, per quanto è accaduto perché: “non è bello essere associati a un messaggio di violenza nello sport, cui non si crede per primi”.

Abbiamo anche cercato di raggiungere i genitori dell’arbitra, ma considerata la sua minore età non ci è stato possibile avere la loro versione, per motivi di privacy.

La matassa da dipanare è stata lasciata al giudice sportivo, che il giorno 20 febbraio, dopo aver sentito tutte le parti in causa, ha deliberato che : “a fine gara a seguito di decisione tecnica del direttore di gara, il tecnico della società Rivanazzanese, signor Bottazzi Paolo, avvicinava l’arbitra ‘dapprima mi stringeva con particolare decisione il braccio sinistro e successivamente di fronte a me ‘offendendo il direttore di gara indi’ sentendomi turbata da tale comportamento, per la vicinanza di questa persona, lo allontanavo allungandola mano sinistra”.

Poco più avanti si legge il provvedimento preso dal giudice sportivo: “il fatto su indicato, compiuto nei confronti della minore direttrice di gara, riveste senza dubbio il connotato di un comportamento aggressivo seppur di portata non propriamente violenta….il tecnico deve, con specchiato esempio, insegnare non solo i comportamenti tecnici e le regole di gioco, ma soprattutto deve trasmettere e far comprendere l’importanza del rispetto delle autorità costituita, delle norme e dei principi di fair play, di lealtà, di correttezza e probità, principi fondamentali di comportamento che tutti i tesserati devono osservare”.

Il giudice sportivo ha quindi deciso di squalificare il tecnico fino al 18 novembre 2020 con un’ammenda di 250 euro. Questa decisione conclude una storia che è bene sia uno spunto di riflessione sul comportamento da tenere in campo. Da giocatori, da tecnici e da tifosi. A prescindere dall’evento in sé l’educazione sportiva è un argomento ancora troppo lacunoso in Italia. L’agonismo e l’obiettivo delal vittoria giocano ancora il ruolo fondamentale in molte società sportive.

Relativamente per esempio alla presenza talvolta troppo ‘ingombrante’ di genitori che non hanno ancora ben chiaro il concetto di tifo positivo, avevamo già raccontato due anni fa la questa storia, di una giovane arbitra mandata in ospedale da un genitore tifoso. Nel leggere i comunicati ufficiali nel sito della lega dilettanti Figc sembra evidente che ogni week end vengano multate società sportive per scontri in campo di vario genere ed entità. Probabilmente è il caso che le società sportive prendano in mano la bibbia del Fair Play e la facciano propria trasmettendone i valori ai propri atleti e ai loro genitori.

Nel comunicato stampa il Dott Rinaldo Meies suggerisce infatti: “La società Rivanazzanese in particolare (ma anche la società Real Meda se ritiene opportuno) è invitata ad attuare iniziative volte a rendere edotti i propri tesserati in ordine ai principi fondamentali di cui all’articolo 4 del codice della giustizia sportiva”. Forse ciò che la società Real Meda dovrà ritenere opportuno o meno, dovrebbe invece essere una buona e giusta opportunità per tutti.