Nellina Laganà era diventata una presenza quotidiana sui social. E anche chi non l’aveva mai vista a teatro, aveva avuto modo di sperimentare la sua passione, la sua caparbietà, la sua voglia di un mondo migliore. La vorremmo ricordare qui su Alley Oop, di cui era un’amica, attraverso le parole di Gabriele Lavia e Federica di Martino, suoi ultimi compagni in scena rispettivamente nei ruoli di Cotrone e della Contessa Ilse ne ” “I Giganti della Montagna”.
Per le misteriose alchimie che intrecciano il teatro e la vita, Nellina era infatti stata scelta da Lavia per interpretare “La Sgricia”, questa vecchina che racconta di essere stata accompagnata da una schiera di angeli in un suo viaggio notturno che poi si rivelerà essere il viaggio verso la propria morte.
“Era seduta su una sedia, lì sul palco, diceva le parole, quasi mai faceva quello chele aveva suggerito il regista ma era meglio così perché era.. come i cavalli purosangue, assolutamente indomabile e questo ..era la sua forza”, ci ha detto Lavia. “L’ ho scelta perché appena l’ho vista mi è piaciuta, mi è sembrato che potesse interpretare questo ruolo così complesso, così difficile come la Sgricia. Dopodiché.. con Nellina non si poteva fare assolutamente nulla perché Nellina era lei, non poteva essere che lei, aveva superato in sé ogni personaggio ogni personaggio era lei. E alla fine quando usciva a ringraziare ..era un trionfo” ricorda Lavia.
“Era una donna piena di vita”, ha aggiunto Federica, “Solare.. con Nellina è stato amore a prima vista, ci siamo incontrate il primo giorno alle prove dei Giganti e ci siamo subito piaciute.. era una donna vulcanica solare era un’attrice istintiva che portava con se il suo talento innato portava con sé il sole della sua Sicilia, era una donna sempre sorridente. E sulla scena un po’ come nella vita voleva fare sempre come diceva lei.. e la cosa bella era che come diceva lei poi in qualche modo era la cosa giusta. Ci accomunava l’amore sconfinato per questo mestiere, che Nellina ha dimostrato fino all’ultimo, perché quando ha accettato questo spettacolo lei sapeva.. aveva avuto questo problema di salute molto grosso ma per nulla al mondo avrebbe rinunciato alla tournée dei Giganti. E infatti ha deciso di proseguirla e lei era meravigliosa anche in questo perché era talmente solare talmente positiva che negava di avere un male, diceva che il suo male lei lo aveva completamente sconfitto.. Forse era vero, solo che poi si è ripresentato peggiore di prima. Era un’attrice istintiva, non aveva bisogno della tecnica, andava in scena.. ed era. E in qualsiasi problematica ci fosse, aveva un senso di solidarietà di fratellanza, di sorellanza.. e di comunione.. con gli altri, fortissimo. Era una grande attice, era una grande persona”
Ed è forse questa la sua eredità: continuare ad andare avanti con tanta forza e con il sorriso, senza arrendersi, fino all’ultimo, nonostante le inevitabili ombre, nonostante le difficoltà, nonostante, a volte, sia impossibile sconfiggere..i Giganti.
Ricordiamo l’attrice Nellina Laganà, scomparsa il 9 gennaio 2020, attraverso queste parole, che appartengono a “La Sgricia” nel testo di Pirandello “ I Giganti della Montagna”, testo di luci e di fantasmi, in cui sogno vita e morte non hanno confini netti, l’ultimo testo che lei stava recitando diretta da Gabriele Lavia:
“Mi accorsi subito, guardando il cielo, che quella non era luce di giorno, ma la luna. Vecchia, mi feci il segno della croce; montai, e via. Ma quando fui sullo stradone… di notte… tra le campagne… le ombre paurose… in quel silenzio che spegneva nella polvere perfino il rumore degli zoccoli dell’asinella… e quella luna… e la via lunga e bianca… mi tirai sugli occhi la mantellina, e così riparata, fosse la debolezza o la lentezza del cammino, o che o come, fatto si è che mi trovai a un certo punto, come svegliandomi, tra due lunghe file di soldati…Andavano ai due fianchi dello stradone quei soldati, e in testa, davanti a me, nel mezzo, su un cavallo bianco maestoso, il Capitano. Mi sentii tutta riconfortare a quella vista e ringraziai Dio che proprio in quella notte del mio viaggio avesse disposto che quei soldati dovessero recarsi anche loro alla Favara. Ma perché così in silenzio? Giovanotti di vent’anni… una vecchia in mezzo a loro su quell’asinella… non ne ridevano; non si sentivano nemmeno camminare; non sollevavano neppure un po’ di polvere… Perché? Com’era? Lo seppi, quando fu l’alba, in vista del paese. Il Capitano mi fermò sul gran cavallo bianco; aspettò ch’io con la mia asinella lo raggiungessi. «Sgricia, sono l’Angelo Centuno» mi disse «e queste che t’hanno scortata fin qua sono le anime del Purgatorio. Appena arrivata, mettiti in regola con Dio, che prima di mezzogiorno tu morrai.» E scomparve con la santa scorta. E difatti…” (Luigi Pirandello, I Giganti della Montagna -Atto secondo)