Fondi regionali e servizi comunali: così ho fondato una casa editrice tutta mia

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Oriana ha 28 anni e una casa editrice tutta sua. L’ha fondata cinque anni fa perché, dice, nonostante tutti i libri che c’erano in giro, fin da piccola pensava che mancasse qualcosa. Che cosa? Un editore sui generis, che per esempio fosse attento al teatro contemporaneo, oppure che sapesse raccontare la filosofia in un modo diverso, più accattivante, più moderno. E proprio Sui Generis, alla fine, è il nome che ha scelto per, la sua casa editrice: “Formalmente è nata il 27 novembre del 2014 – racconta – fra pochi giorni festeggio il primo lustro”.

Come ha fatto una ragazza  allora 23enne, neolaureata in Lettere, a trovare la strada giusta e i soldi per aprire una casa editrice? “È sempre stata il mio sogno nel cassetto – racconta Oriana, che di cognome fa Conte e di origine è catanese -. Mi ero trasferita a Torino da poco, ma dalla città ho avuto subito tutto il supporto che mi occorreva. Ho utilizzato il servizio Mip-Mettersi in proprio del Comune, che fa consulenza a chi vuole aprire una impresa, e ho ricevuto anche 4mila euro dal fondo regionale destinato alle giovani donne imprenditrici”. Il suo primo libro è stata una raccolta di racconti gialli, stampata in 2mila copie. Ora a catalogo ha una ventina i libri, ha un distributore – la fiorentina Libri Co – e un manipolo ben nutrito di librerie che in vetrina espongono i suoi volumi: “tutte librerie indipendenti”, precisa con un certo orgoglio. A Milano, per esempio, i suoi libri sono da Antigone, un nome ben noto alla comunità Lgbt.

L’ultimo volume che Oriana ha pubblicato si chiama Dizionario che cura le parole: edito in collaborazione con il Fondo Tullio De Mauro, raccoglie un gruppo di vocaboli – come “cura”, “famiglia”, “odio”, “razza” e “populismo” – che sono stati  interpretati in chiave attuale e soggettiva da autori come la sociologa Chiara Saraceno, Michela Paschetto di Emergency,  Gianrico Carofiglio e Francesco Cavalli Sforza.

Si vive bene, con i proventi di una piccola casa editrice alternativa? “Diciamo che ho raggiunto il pareggio”, confessa Oriana, che però al tempo stesso ammette: “tornassi indietro, a cinque anni fa, rifarei esattamente la stessa cosa”. Ripubblicherebbe, cioè, quel primo libro di racconti gialli. E dopo quello tutti gli altri, compresi i due volumi a cui tiene di più. I più originali, che mescolano la narrativa con l’innovazione grafica: come i quadri di Chagall che si sciolgono mentre il protagonista racconta. O come le frasi che scompaiono dal libro, quando la donna che voleva dimenticare ingoia la pillola che cancella la memoria.

Il libro che sogna di pubblicare e ancora non ha pubblicato? “Un autore alla Alan Bennet – risponde Oriana senza alcuna esitazione – noi italiani siamo ancora troppo poco abituati a leggerei libri divertenti”.

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(Il retro di copertina del Dizionario che cura le parole)

  • Laura Bauccio |

    Mi piacerebbe farvi leggere un mio manoscritto

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