Carlotta M. è un ragazza romana molto determinata, poco più che ventenne. Qualche anno fa si è trasferita a Londra per studiare Media & Communications. La scelta è caduta sulla capitale britannica perché “è una città piena di opportunità, l’università inglese prepara molto bene al mondo del lavoro, offrendo agli studenti internships già dal primo anno di studi”. Dopo la laurea, conseguita con rapidità e successo, Carlotta è rimasta a Londra dove ha completato anche un master. “Vivere a Londra – spiega – significa vivere in un ambiente multiculturale. In questi anni ho incontrato e ho imparato a rapportarmi con gente proveniente da tutto il mondo”. Ed è proprio l’ambiente multiculturale una delle maggiori attrattive di Londra, assieme “agli eventi molto stimolanti per i giovani. Ad esempio la maggior parte dei musei sono gratis ed esistono molti corsi gratuiti”.
Storie come quelle di Carlotta sono sempre più diffuse tra i ragazzi italiani che, quando hanno la possibilità, scelgono sempre di più la strada dell’estero. Non stupisce, dunque, il risultato dello studio condotto dalla piattaforma immobiliare on demand Nestpick.com che incorona proprio Londra, nonostante la Brexit, come città più ambita dalla generazione Z che comprende i giovani e giovanissimi nati tra il 1997 e il 2012 (secondo altri studi tra il 1995 e il 2010). Sono ragazzi nativi digitali, accomunati da un omogeneo contesto tecnologico, sociale ed economico. Hanno conosciuto e vissuto il mondo dopo l’11 settembre, e sono ormai avvezzi alla crisi dell’economia globale. Chiamati anche post-millennials, screenagers – la sostanza non cambia -, vivono il cambiamento climatico come una delle problematiche più urgenti da risolvere – pensiamo a Greta Thuberg-, e si confronteranno presto con l’era dell’intelligenza artificiale. Abituati alle diversità, amano il melting pot culturale. In questo momento storico i più anziani appartenenti alla generazione Z si stanno affacciando a scelte topiche della vita, come quella del corso di laurea, o l’ingresso nel mondo del lavoro. Cominciano a contarsi anche i primi laureati di questa classe generazionale.
Digitalizzazione e multiculturalismo tra le priorità della Generazione Z
Ma quali sono i criteri più importanti per questa generazione nella scelta della città dove vivere? Che cosa cercano gli appartenenti alla generazione Z? Nestpick ha selezionato un elenco ristretto di città di rilievo internazionale, in base alla loro reputazione di destinazioni attraenti per lavoro e istruzione oppure quelle città che hanno dimostrato di voler agire sulle richieste delle generazioni precedenti, come i millennials e la generazione X. La digitalizzazione è stata misurata attraverso l’integrazione della tecnologia nella vita quotidiana, sulla base di fattori come l’e-governance, la connettività e l’e-banking. La misura in cui una città sostiene i valori dei Gen Z è stata valutata in base all’uguaglianza sociale, al multiculturalismo e all’impegno climatico. Per quanto riguarda il punteggio relativo al tempo libero è stato calcolato – spiega Nestpick, in base alla prevalenza, ad esempio, di concerti. Infine il business score è stato giudicato sulla base dello spirito imprenditoriale promosso da una città, attraverso fattori come l’accessibilità economica, la densità di imprese sociali e di spazi di co-working.
Milano la prima in Italia grazie a 5G e digitalizzazione
Dopo Londra, utilizzando questi criteri, si piazzano Stoccolma, che si distingue in particolare per la posizione più forte relativamente al cambiamento climatico e l’impegno ambientale, Los Angeles, Toronto e New York. I Paesi nordici, in particolare, vantano società che si distinguono per la parità di genere, con città come Oslo, Bergen, Malmo, Stoccolma, Helsinki nei primi sei posti della classifica. Una menzione tra la città europee più ambite dalla generazione Z merita poi Berlino che rientra nella Top 10 per i valori ricercati dai post millennials e, al contempo, ha il vantaggio di non rientrare tra le 50 città dove il costo della vita è più alto.
E le città italiane? Milano, in pole position, è solo sessantaquattresima nella classifica globale. Il capoluogo lombardo. ha ricevuto il punteggio più alto tra le italiane per quando riguarda connettività 5G, mobilità digitale, economica condivisa, istruzione, sport, concerti, spirito imprenditoriale e innovazione, spazi di co-working, imprenditoria sociale e intelligenza artificiale. Dopo Milano, Roma mette a segno il miglior punteggio, ma si trova solo al settantaduesimo posto su 110 città prese in considerazione.
Londra in generale soddisfa globalmente i valori della generazione Z, distinguendosi per imprenditoria sociale, concerti, spazi di co-working, ma anche per istruzione e industria legata all’intelligenza artificiale. “E’ interessante – afferma Ömer Kücükükdere, fondatore e ceo di Nestpick.com. notare che, nonostante l’incertezza sulla Brexit, e gli alti costi della vita la nostra ricerca ha rivelato che Londra è comunque in cima alla nostra ricerca globale aggiungendo il vantaggio che la sterlina si sta indebolendo, Londra ha dimostrato di essere all’avanguardia nella digitalizzazione, nell’advocacy, nell’intrattenimento e nel business. Brexit o meno, Londra ha le capacità di continuare ad attrarre la generazione Z nel lungo termine”.
Tirando le somme, le amministrazioni delle maggiori città globali dovranno presto fare i conti con le esigenze e i desideri di una generazione molto diversa da quelle che l’hanno preceduta. “Molti di noi -sottolinea il ceo di Nepstick.com – ricordano un’epoca in cui il mercato del lavoro era in piena espansione, o quando utilizzare un sacchetto di plastica monouso non era sinonimo di coscienza sporta. Per la generazione Z, tuttavia, essere preoccupati per il proprio futuro economico e ambientale è qualcosa di determinante fin dalla nascita. Questa nuova classe demografica in evoluzione è stata resa completamente distinta dalle altre, a causa dell’ubiquità dei problemi che stanno affrontando: dal cambiamento climatico al crescere durante una crisi economica globale”. Con tutto questo bisognerà fare i conti, e dovranno farli, in particolare, le città italiane che sono fuori dalla top ten. Un’ultima considerazione: ci sono ragazzi italiani, come Carlotta M., che in Italia tornerebbero volentieri, ma a patto di avere opportunità di lavoro e carriera consone alla loro preparazione e al percorso di studi. “La Gran Bretagna post Brexit – conclude la ragazza romana – sta attraversando un momento difficile e pensare di stabilirmi lì mi spaventa”. Ecco, è difficile, ragazzi come questi, che hanno studiato all’estero e hanno esperienze internazionali, le amministrazioni delle città italiane dovrebbero provare ad attrarre di nuovo.