Nei primi giorni di questa settimana il personale di Milano Ristorazione, la società partecipata dal Comune di Milano che si occupa di refezione scolastica, era impegnato in una serie di assemblee sindacali e, differentemente a quanto capitato in precedenza, la scelta è stata quella di offrire un servizio minimo, due tramezzini e un budino, precisando che non sarebbe stata in grado di garantire le diete speciali, quelle per le intolleranze e per i motivi etici e religiosi. Apparentemente nulla di grave, se non fosse che la guerra del panino non è mai finita.
Da una parte troviamo i genitori che vogliono esercitare diritti individuali, quello di libero panino, rinunciando ai servizi di refezione scolastica, dall’altra quelli che vorrebbero conservare il senso di socialità e comunità che il pasto collettivo ha sempre favorito. Nel caso specifico, la scelta di Milano Ristorazione è stata bollata come discriminatoria proprio perché “imponeva” a tutti i tramezzini, tranne a quelli delle diete speciali, graziati per un giorno e lasciati liberi di esercitare il diritto di “pranzo al sacco”. Peccato veniale, quello di Milano Ristorazione, peccato di ingenuità, ma non sono questi i tempi di scherzare, neanche con i panini.
Partita da Torino qualche anno fa la guerra del panino ha fatto dell’intera Italia campo di battaglia, l’ultima città espugnata è stata Benevento. Quelli che vogliono rinunciare alla mensa, lo fanno. I motivi sono i più svariati e vanno dall’insoddisfazione per la qualità del servizio, alla convinzione che la mano materna sia quella che meglio sa sfamare la prole, fino ai radicalismi bio e Km0. Insomma, il malcontento non stenta a trovare pretesti sufficienti.
Il risultato dicono molti è che un servizio di natura universale, come quello della refezione scolastica, possa spezzarsi contro centinaia di bento box all’italiana. Eppure, un amico sociologo racconta che il modello italiano è apprezzato e studiato, sinergico con lo stile di vita mediterraneo, viene considerato un modello di inclusione. L’Italia fatta dai menu della refezione scolastica, nel bene e nel male.
Quando sabato scorso nelle piazze italiane si è manifestato contro il ddl Pillon, su molti striscioni campeggiavano a lettere cubitali le parole “giù le mani dai diritti dei bambini” e oggi un gruppo di maestre delle scuole d’infanzia milanesi scrive “perché alcuni sì e altri no? I bambini chiedono agli adulti coerenza”. C’è ancora molto da capire sui diritti dei nostri figli.